Venerdì Culturale 21.10.2022 “Cina, l'inarrestabile ascesa” – Relazione dell'Amb. Paolo Sannella
“Nel marzo del 2019 partecipai in questa stessa sala alla presentazione, promossa sempre dalla FIDAF, di un altro pregevole libro dal titolo “Oltre la Grande Muraglia” scritto dall’Ambasciatore Alberto Bradanini, sempre sulla Cina: questa complessa e straordinaria realtà, unica nella sua storia e nella sua geografia. Alberto ha vissuto per alcuni anni in Cina, in servizio per lo Stato italiano. La Cina: un Paese Continente, un Paese Ideologia; un Paese Civiltà, come dice l’autore. Da questa esperienza è stato profondamente colpito. Alla sua comprensione si è dedicato con passione, intelligenza, onestà intellettuale e profondità di analisi. Grazie anche alla sua bravura nello scrivere, alla ricchezza della sua cultura fatta di vaste letture, Alberto si è quindi impegnato per raccontare quanto aveva visto e compreso di questa realtà. Dopo l’ottimo e profondo libro del 2019, ci offre adesso un racconto della società cinese con questo nuovo lavoro dal significativo titolo “Cina, l’irresistibile ascesa” di oltre 350 pagine – con ampia bibliografia e dotte citazioni – che cerca con rinnovato impegno di contribuire a quella scoperta del mondo cinese per noi ancora così necessaria.
Bradanini apre infatti il suo nuovo libro, dopo alcune riflessioni che definirei metodologiche ed interpretative che ho particolarmente apprezzato, ricordando il divario che ancora oggi esiste fra la Cina e noi per quanto attiene alla conoscenza reciproca: (pag 26) egli scrive “la Cina ha sinora goduto di un grande vantaggio poiché essa ha conosciuto, e tuttora conosce, l’Occidente – storia, culture e lingue – assai meglio di quanto questo abbia conosciuto, e tuttora conosca, la Cina”. Il lavoro di Alberto ha questo primo sicuro merito, quello di fare un passo utile e necessario per colmare questo divario.
All’irresistibile ascesa della Cina Bradanini dedica quattro capitoli destinati a sintetizzare alcune osservazioni su quella società nei suoi principali aspetti storici, geografici, politici ed etici. Osservazioni e sintesi che l’autore dichiara subito appartenere ad un mondo di relativa “approssimazione” data la complessità di quella realtà e la sua sostanziale diversità da quella a cui siamo abituati. Diversità per la cui descrizione l’Ambasciatore usa un termine di relativamente nuovo conio parlando di esteriorità/eterotopia. In questo quadro di “variabile storica sviluppatasi a prescindere dall’Occidente” Bradanini ritiene che la differenza critica tra l’impianto economico/istituzionale cinese e quello occidentale possa essere sintetizzata nella” supremazia della sfera politica su quella economica, nella centralità dello Stato e nel primato degli interessi collettivi su quelli privati” (pag. 27)
La presentazione di questo libro avviene oggi, venerdì 21 ottobre, alla vigilia della chiusura domani del XX Congresso del Partito Comunista cinese. Un Congresso per molti motivi “storico” apertosi ufficialmente il lunedì precedente con un discorso di quasi due ore del Segretario del Partito e Presidente della Repubblica Xi Jinping. Quasi certamente fra le conclusioni domani ci sarà il rinnovo per la terza volta del mandato alla testa del Partito e del Paese di Xi Jinping che gli permetterà un dominio continuativo della possente macchina di governo del Paese per quindici anni, preludio probabile di una nomina a vita. Proprio da questo Congresso e dal discorso del suo leader vorrei partire per questa presentazione del libro dell’Ambasciatore Bradanini.
Il Congresso documenta infatti l’irresistibile ascesa di quel Paese, proiettato ormai verso quei traguardi da raggiungere per il 2049, centenario della Repubblica, e che vuole porre “una società socialista moderna all’avanguardia del mondo”. Da quello che ho potuto capire dalla lettura di traduzioni parziali del discorso di Xi Jinping (i lavori si sono svolti a porte chiuse e quindi nessuno sa di cosa si sia parlato) non si è trattato soltanto di un discorso di “sfida” all’Occidente, ma il solenne riconoscimento degli straordinari risultati raggiunti in tutti i campi dalla Cina, compresi quelli militari, tecnologici e scientifici, senza nascondere peraltro l’esistenza di “criticità” da superare.
Dai commenti della nostra stampa, tre sarebbero state le parole chiave usate dal Presidente: socialismo, ripetuta 81 volte; sicurezza, ripetuta 83 volte; e Partito citato addirittura 142 volte. Parole che riecheggiano i concetti a cui Bradanini dedica l’epilogo del suo libro, allorché cerca di intravedere il futuro di questa gigantesca sfida fra mondi diversi. Dice Bradanini: “Il pianeta resta esposto a tre emergenze: la crudeltà di un imperialismo onnivoro, autoritario che concentra le ricchezza nelle mani di pochi; la distruzione dell’equilibrio ecologico del pianeta; e il rischio di un conflitto nucleare”. Emergenze che secondo Bradanini sono soprattutto responsabilità dell’Occidente e suo lascito ereditario alla nostra società ed al futuro. Il che mi sembra vero dato che siamo nati per primi rispetto all’esperimento cinese, che deve ancora dimostrare la sua validità. Bradanini però aggiunge che anche in Russia ed in Cina “sono visibili analoghe esondazioni” che sono poi all’origine di quelle emergenze (pag 338). E poi aggiunge: “Xi Jinping aspira alla presidenza a vita accentuando la presa su una società le cui inquietudini nemmeno il conquistato benessere riesce a placare”.
Sono questi gli elementi costitutivi di quel “momento critico” a cui faceva riferimento Xi Jinping, raccogliendo le diverse sfide che affronta quella società ed il mondo intero nei tre grandi capitoli della sicurezza, del socialismo e del partito.
Alberto conclude però su questo punto delle “criticità” riflettendo su quelle varianti introdotte da Xi Jinping, allontanandosi in parte dai saggi ammonimenti del suo predecessore Deng Xiaoping e dei suoi immediati successori di restare fedeli alla tradizione e ad una Cina prudente concentrata sui suoi valori. Xi Jinping sembra invece puntare su una Cina “assertiva” fatta di progetti che promettono trionfi, (la Belt and Road Initiative,) e – aggiungo io – su una politica di espansione militare ed economica. (pag 343). Vedremo quali saranno le conseguenze della concentrazione del potere nelle mani di un gruppo dirigente di numero sempre più ridotto – con la pratica esclusione di ogni differenza di opinioni e di indirizzi – e sempre più omogeneo sulla direzione di marcia da seguire. Vedremo probabilmente rafforzarsi le tendenze autoritarie del regime, la riduzione dei margini di libertà e di democrazia insieme con il rafforzarsi parallelo dei sistemi di controllo – anche fisico – delle popolazioni e soprattutto delle opposizioni.
L’autore si interroga poi sulle caratteristiche di questa “irresistibile ascesa”, che costituisce un fenomeno di colossali proporzioni con conseguenze globali che abbiamo difficoltà ad immaginare. Qualche cosa di simile – ma anche assai diverso – a quanto avvenne duecento anni fa con l’irresistibile ascesa degli Stati Uniti da semplici territori da conquistare a prima potenza mondiale alla testa di un possente impero. E forse anche simile a quello che potrà avvenire fra un secolo o due con l’ipotetica irresistibile ascesa dell’Africa per equilibrare le sorti del mondo riconoscendo a tutti un adeguato spazio vitale. Dice Bradanini che il prodigio dell’ascesa cinese trova radici nella laboriosità e nell’ottimismo di quel popolo, coadiuvati da un sistema funzionalmente autoritario rivelatosi capace di coniugare programmazione, innovazione e libertà economica vigilata in una logica di aggregazione di talenti, lealtà, meritocrazia e risultati sia a livello politico che nell’attuazione economica. Una ricetta complessa che trova però il suo vero motore – che gli assicura continuità ed efficienza – nella cultura profonda di un popolo che sull’insegnamento di Confucio coniuga l’opposizione con l’armonia, la conservazione dello status quo con la subordinazione ma anche con l’insurrezione.
Il secondo capitolo del libro è anche quello più ricco di riferimenti alla politica internazionale della nuova Cina: una vera e propria mappa geopolitica che copre le relazioni con i maggiori altri protagonisti della vita internazionale: dagli Stati Uniti, alla Russia, all’Unione Europea, all’Africa ma anche all’Italia ed alla Santa Sede. Quasi un terzo del libro dedicato a questo argomento che a mio avviso ha il torto di risentire a volte di una specie di preconcetto ideologico dell’autore per il complesso intreccio di valori ed interessi nel modello rappresentato dal mondo occidentale spesso definito come “l’impero americano” con la sua dipendenza europea. Non c’è dubbio che a quel modello si possano attribuire i disastrosi insuccessi di un sistema che non riesce a controllare gli interessi divoranti di una minoranza di persone e di stati a danno di un maggiore equilibrio nella distribuzione della ricchezza e dei privilegi e soprattutto di un maggiore rispetto per la natura, l’ambiente e l’umanità. Credo però non ci sia alcun dubbio che questo “impero” sia stato allo stesso tempo il più straordinario laboratorio di innovazioni politiche, sociali e culturali a beneficio di una crescita complessiva delle qualità della vita dei singoli e delle collettività. All’interno di questo impero circolano le idee e le libertà, protette molto spesso da una forza militare ed economica che non si contrappone al loro sviluppo ma ne ha garantito piuttosto la crescita.
Ed è su questo diverso accoglimento dei principi di libertà nei due regimi e nella presentazione che ne fa Bradanini che risiede a mio avviso la maggiore debolezza della complessiva ricostruzione.
Vorrei ricordare infine quella che è la positiva, quasi lirica, conclusione del libro, su cui mi sono particolarmente soffermato. Quel “volare nell’iperuranio che è il più incantevole privilegio della scrittura” come dice Bradanini nell’ultima riga del suo libro. L’autore sembra auspicare un incontro felice dei due mondi con risultati per tutti positivi invece che uno scontro che lascia dietro di sé solo macerie ed un arretramento sicuro della civiltà e del benessere. La partecipazione della Cina insieme con le altre culture del mondo a questo incontro aprirebbe la strada alla costruzione di quel nuovo mondo caratterizzato da alcune direttrici di marcia che Bradanini sintetizza in una concreta agenda politica utile forse anche ad orientare alcune delle riflessioni che si pone la nostra classe politica, specie in questi giorni di formazione di nuovi Governi in Europa e di nuovo indirizzi politici in America. Ne cito qui di seguito le principali caratteristiche come presentate dall’autore: “controllo della finanza e dei settori strategici; lavoro stabile per tutti; lotta alla rendita, alla speculazione finanziaria, all’onnipotenza delle corporazioni, all’alienazione e all’imperialismo; crescita culturale di ciascuno; contenimento della ricchezza e degli eccessivi divari retributivi; libertà in ogni campo, di: espressione, stampa, scelte personali, religione, affetti”.
L’iperuranio della pace e del dialogo. L’iperuranio della terza via fra capitalismo e socialismo, fra via americana e via cinese. Questa terza via che si affaccia sulla scena ogni volta che si avverte il pericolo di restare fermi troppo a lungo sulle proprie posizioni, legati a rigidi schemi della mente oltre che dell’organizzazione sociale ed economica. Un pericolo che nasce dall’inazione ma che può tradursi nel disastro collettivo del conflitto e della guerra. Un pericolo vivo e presente come non mai.
Mentre mi sembra possibile – senza riservare questa opzione al solo mondo delle idee – immaginare come possibile e fattibile il trovare intese e collaborazioni per superare difficoltà che oggi sembrano insuperabili, come ad esempio il problema di Taiwan, degli equilibri militari e strategici del Pacifico, della competizione economica e tecnologica, più difficile mi sembra il necessario avvicinamento delle culture e delle rispettive identità che in quelle culture affondano le loro radici. Confucio deve entrare nel nostro mondo come i principi di libertà individuale – posti a presidio dei diritti dell’uomo e dello stato di diritto – devono penetrare in quel mondo d’Oriente.”
Amb. Paolo Sannella