Un nuovo paradigma per il rapporto tra scienza e società nell’agroalimentare
Il rapporto “Dialogo nell’agroalimentare – Un Osservatorio per individuare in modo condiviso problematiche”, recentemente pubblicato dall’ENEA, presenta il percorso e i risultati ottenuti dall’Osservatorio sul Dialogo nel Sistema Agroalimentare, promosso dalla FIDAF, Associazione Passiinsieme, Rete del Festival Cerealia ed ENEA. Sia il percorso (il come), che i risultati (il cosa) si prestano a qualche considerazione conclusiva. Cominciamo dal come. La diversità del gruppo coinvolto ha apportato ricchezza di dibattito, che è stata determinante per il successo conseguito. Il supporto di tecniche di facilitazione ha permesso di creare uno spirito di squadra, di mobilitare l’intelligenza collettiva e di convergere su risultati concreti. Eravamo di fronte ad un problema “spinoso”, un “wicked problem”, per usare la terminologia inglese. Per affrontarlo è stata seguita una metodologia di design thinking, creando all’inizio empatia tra i partecipanti, passando in seguito alla fase di definizione e delimitazione del problema, per poi usare tecniche di indirizzo della discussione atte a stimolare la creatività (pensiero divergente) e la sintesi (pensiero convergente) in una fase di ideazione, ed infine raffinando e validando le idee scaturite dal gruppo nella fase di prototipazione. La stesura di un manifesto contenente Missione e Obiettivi specifici dell’Osservatorio e la formulazione di raccomandazioni ai diversi attori di azioni specifiche hanno concluso il percorso. Il metodo partecipativo adottato ha quindi un suo valore intrinseco, che fornisce indicazioni preziose anche per altri contesti.
E consideriamo ora il cosa. Il dialogo tra gli attori del sistema agroalimentare è riconosciuto come condizione essenziale per la sua transizione verso la sostenibilità. La ricchezza delle proposte in tal senso scaturite dal lavoro dell’Osservatorio rappresenta un contributo molto importante: problemi complessi richiedono soluzioni complesse. I concetti base su cui di propone di rifondare il rapporto tra scienza e società nell’agroalimentare sono i seguenti:
- Unitarietà del sapere e approccio interdisciplinare o transdisciplinare: bisogna superare le divisioni tra discipline scientifiche – e quindi l’approccio multidisciplinare – tra saperi scientifici e saperi umanistici, tra scienza e tecnologia, tra conoscenze scientifiche e saperi esperienziali, tra valori tradizionali ed innovazione, per adottare un approccio interdisciplinare alla costruzione del patrimonio comune di conoscenze.
- Approccio sistemico: i sistemi agroalimentari non funzionano come la mera somma del funzionamento delle loro parti, ma sono intrinsecamente complessi, essendo le loro caratteristiche determinate più dalle interrelazioni e dalle interazioni delle loro componenti che dalla natura delle componenti stesse; per il loro studio bisogna quindi complementare l’approccio riduzionistico originato dal paradigma cartesiano con l’approccio sistemico derivato dall’epistemologia della complessità; la transizione dei sistemi agroalimentari verso la sostenibilità può essere infatti perseguita solo se si tiene nella dovuta considerazione sia la loro intima complessità, sia la loro stretta interconnessione con i sistemi di ambiente e salute umana.
- Simmetria di interessi, di conoscenze, di ignoranza: nessuna posizione è l’unica vera e accettabile, tutte le istanze meritano di essere ascoltate, ivi comprese le evidenze scientifiche, le percezioni del pubblico, le credenze popolari, le preoccupazioni e le aspettative della società, nel mutuo riconoscimento che tutti sono ignoranti – nell’accezione primitiva del termine – di qualcosa; la comunicazione unidirezionale tra chi sa e chi non sa deve quindi essere sostituita dal dialogo tra le parti in cui tutti hanno titolo a parlare su ciò su cui sono competenti, ed al contempo devono ascoltare le altri parti, nel reciproco rispetto degli specifici ruoli.
- Democrazia deliberativa o partecipativa: in considerazione del diritto di ognuno di partecipare alle decisioni che lo riguardano e di non essere solo fruitore passivo di tecnologie sviluppate da altri, bisogna passare da modelli di democrazia procedurale (o rappresentativa), che delegano le decisioni ad un gruppo di eletti in cui prevalgono le proposte della maggioranza, a modelli di democrazia deliberativa (o partecipativa), che permettano di trovare la sintesi di punti di vista differenti e la convergenza di interessi divergenti; le posizioni differenti devono infine essere fatti convergere ed essere integrate per trovare il migliore equilibrio (trade-off) tra diverse esigenze e permettere l’adozione di decisioni condivise, le uniche efficaci nel lungo periodo.
Nonostante le peculiarità che caratterizzano il mondo agroalimentare, i risultati dell’Osservatorio possono offrire ispirazione e lezioni apprese di valore anche per tutti quegli ambiti della società in cui la mancanza di dialogo tra le diverse parti interessate rappresenta un ostacolo al raggiungimento di una reale sostenibilità sociale, economica ed ambientale.