Un confuso declino della nostra olivicoltura

Un confuso declino della nostra olivicoltura

Da troppo tempo si parla di crisi della nostra eterogenea olivicoltura e si continua a indicare varie plausibili cause (cambiamenti climatici, attacchi parassitari, ecc.), ma si tace sulla crescente carenza di cure colturali adeguate.

Il “Trattato di olivicoltura” di Alessandro Morettini (1950) illustrò le nuove conoscenze sulle peculiarità dell’olivo, definendolo come pianta particolarmente generosa, se ben trattata. Fu introdotta nella nostra Penisola, in epoche diverse, in zone differenti, con piante geneticamente eterogenee. Furono apprezzate per la longevità, la resistenza ambientale e la capacità di produrre anche su terreni aridi e poveri. Morettini evidenziò come l’olivo ripaghi ogni cura colturale (compresa l’irrigazione), fornendo produzioni più alte e di migliore qualità. Su questa base, nacque in Italia una nuova olivicoltura “specializzata e intensiva”, con sesti di impianto più stretti. Questi oliveti già a tre anni dall’impianto sono in grado di produrre un raccolto significativo per m2, mentre il tradizionale proverbio contadino, insegnava che “gli olivi si piantano per i figli”, giacché iniziavano a produrre tali quantità solo dopo una decina di anni dall’impianto. Nel passato accadeva che, quando il mercato dell’olio non era sufficientemente remunerativo, gli agricoltori non tardavano ad abbattere gli olivi e cambiare coltura. Si verificavano quindi riduzioni prolungate della produzione olearia nazionale. Questo fu il motivo per cui venne varata una legge che impediva l’abbattimento degli olivi. Passate poi le competenze in materia agricola alle Regioni, fu confermata la legge, cambiandone semplicisticamente la ormai superata motivazione originale, sostituendola con l’assurdo obiettivo di “conservare il paesaggio agricolo esistente”…
Murnau Garden - Wassily Kandinsky
Murnau Garden – Wassily Kandinsky

Redazione Fidaf

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