Sviluppo sostenibile nelle Aree Interne
L’analisi di alcuni progetti di bonifica idraulica e territoriale avviati nel passato in alcune regioni italiane e del bacino del Mediterraneo e in alcune aree della Cina ha evidenziato spesso la mancanza di coordinamento tra la componente agronomica e forestale dei progetti di bonifica e di miglioramento vegetale.
Anche nell’Africa Subsahariana in progetti di sviluppo dell’area del Sahel la scelta delle coperture erbacee da utilizzare non ha tenuto sempre conto delle esigenze degli animali al pascolo esacerbando talvolta i contrasti tra agricoltori ed allevatori per l’utilizzazione di territori già difficili e soggetti alla minaccia di desertificazione.
L’esodo delle popolazioni da terre poste in aree interne è fenomeno che ha caratterizzato anche l’Italia ed oggi, come in passato, si ripresenta il problema di come utilizzare con adeguate forme di allevamento le zone collinari e montane.
Esempi virtuosi tratti dal passato e da aree geografiche similari (Spagna, Portogallo, Francia) mostrano come sia possibile una utilizzazione comune agroforestale e zootecnica della terre situate in aree interne anche nella prospettiva dell’inderogabile adattamento ai cambiamenti climatici in atto.
La vulnerabilità dell’agricoltura familiare di fronte a tutto ciò impone al più presto la sperimentazione in aree pilota di forme di gestione del territorio sostenibili e che garantiscano agli operatori il pagamento dei servizi ecosistemici che essi assicurano.
Tutto ciò richiede una visione integrata della gestione delle Aree Interne sotto il profilo agricolo, forestale e zootecnico che metta la centro il patrimonio conoscitivo e di adattamento maturato nel tempo e le potenzialità economiche ed occupazionali innovative che le popolazioni che in quei territori vivono possono sviluppare da una tutela e fruizione integrata dei beni territoriali (naturali, architettonici, artistici, turistici, culturali).
Le Aree Interne rappresentano una parte ampia del nostro Paese – circa 3/5 del territorio e poco meno di 1/4 della popolazione – assai diversificata al proprio interno, distante da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia dotata di risorse che mancano alle aree centrali, con problemi demografici ma anche fortemente policentrica e con forte potenziale di attrazione.
Particolarmente adatte per sperimentare nuove forme di sviluppo territoriale appaiono le Aree protette facenti parte dei Parchi Nazionali dove da anni la cultura della tutela e fruizione del territorio ha maturato una consapevolezza dell’importanza della valorizzazione di questi principi.
Le sfide poste dalle Nazioni Unite con l’Agenda 2030 ad ogni Paese e che anche l’Italia è in procinto di intraprendere con la presentazione della propria “Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile” devono tener conto in primis della peculiare struttura geografica del nostro territorio e della sua storia plurisecolare che ne hanno fatto un unicum di cui noi, suoi eredi – alla luce dei principi dello sviluppo sostenibile – dobbiamo essere saggi custodi per le generazioni future.
Dopo la sottoscrizione dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs, nell’acronimo inglese) da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU (settembre 2015), organizzazioni internazionali, governi nazionali ed enti territoriali, associazioni imprenditoriali e della società civile si stanno mobilitando in tutto il mondo per disegnare e realizzare politiche e strategie volte a conseguire i 17 obiettivi e i 169 sotto-obiettivi su cui tutti i paesi del mondo si sono impegnati. Anche l’Unione europea ha recentemente deciso che gli SDGs sono il nuovo quadro di riferimento per le politiche europee dei prossimi quindici anni.
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) – nata nel febbraio 2016 per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarla allo scopo di realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (http://www.asvis.it/) – riunisce attualmente oltre 160 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile. Tra esse l’Accademia dei Georgofili che in un suo documento (http://www.fidaf.it/index.php/i-georgofili-e-il-quadro-europeo/) è in procinto di elaborare un dossier su alcune delle tematiche su accennate.
Nasce da qui l’idea di lanciare un appello alle Associazioni ed Istituzioni del mondo agricolo nazionale perché aderiscano alle iniziative dell’ASviS – anche in vista degli eventi in programma per l’imminente Festival dello Sviluppo Sostenibile dal 22 maggio al 7 giugno http://www.asvis.it/home/46-1492/festival-dello-sviluppo-sostenibile-gia-oltre-200-eventi-in-programma#.WQmZndwlHDc
– segnalando tramite il CA3C – che ha anch’esso aderito all’Alleanza – iniziative, studi e progetti da realizzare ed esempi virtuosi e già operativi di sviluppo territoriale integrato.
Il 2017 sarà un anno cruciale per la diffusione della cultura dello sviluppo sostenibile in Italia e per decidere, utilizzando le occasioni offerte dall’agenda internazionale, se il nostro Paese intende davvero onorare gli impegni assunti in sede ONU e fare della sostenibilità economica, sociale e ambientale l’obiettivo imprescindibile del proprio futuro.
Fabio Manzione, Segretario Generale CA3C – Comitato di Appoggio alle 3 Convenzioni globali delle Nazioni Unite (Biodiversità, Cambiamenti Climatici, Lotta contro la desertificazione) – http://www.3csc.it