Sugli OGM continua il muro contro muro con le valutazioni che si divaricano dai fatti
Su l’Espresso di questa settimana Massimo Riva affronta il tema degli OGMriprendendo con la sua solita ruvida franchezza molti argomenti che avevo esposto in un post dedicato al tema, di dieci giorni fa.
Riva risponde in modo perentoriamente negativo alla mia domanda conclusiva “ma abbiamo proprio bisogno di questo fiore all’occhiello, abbastanza farlocco, per promuovere il cibo italiano ?” Condivido la riposta, ma non la valutazione conclusiva con la quale denuncia “un blocco di potere che ha già causato guai indicibili all’agricoltura italiana”: il suo articolo, meritorio nell’esposizione dei fatti purtroppo porta mattoni alla tendenza del muro contro muro e allontana la soluzione che potrà nascere solo, come auspicavo nel mio intervento, da un dialogo rispettoso in primo luogo dei fatti, ma anche di valutazioni e valori di ciascuno.
Ma su tre affermazioni specifiche di Riva si deve a mio avviso convenire, sul merito e anche sul tono molto deciso:
- va eliminata la proibizione della sperimentazione sugli OGM nelle strutture pubbliche di ricerca;
- va corretta ogni ambiguità con la pubblica opinione sull’argomento (cioè la completa trasparenza dell’etichettatura è un dovere ineludibile se si professa ostilità nei confronti degli OGM)
- l’Unione Europea che interviene con minuzia sulla macellazione dei polli e sulla produzione del “formaggio di fossa” ha assunto un atteggiamento pilatesco su questa grande questione che non può trovare soluzione, dato l’intreccio dell’economia, a livello di singoli stati.
Rilancio alla riflessione di Riva un aspetto al quale ho fatto solo cenno nel mio post e che Riva non ha affrontato “ha senso un’omologazione tra la visione del cibo in Italia, incentrata su un brand di eccellenza con ampi risvolti culturali e le esigenze dei milioni di persone che soffrono la fame e potrebbero trovare una soluzione basata su varietà adatte alle condizioni locali?”
In definitiva quando passiamo dalla domanda “OGM sì no” alla domanda “OGM come dove e quando”? Porta sempre al muro contro muro una lettura della realtà che si limita alla prima approssimazione della dicotomia. La vita è più complicata e non è detto che sia una sfortuna.
Credo bisognerebbe aprire una discussione seria su rapporti tra scienza e società. Gli OGM sono solo la punta visibile dell’iceberg di un contratto sociale che si è incrinato o rotto anche su molti altri temi (vaccinazioni, effetto del glutine, nanotecnologie, ecc). La soluzione non può essere solo la denuncia dell’ignoranza scientifica diffusa, ma strategie attive per ristabilire il dibattito democratico e la mutua fiducia tra scienza e pubblico.