Specie aliene invasive (SAI) dannose all’agricoltura
Giustificata preoccupazione destano, nell’opinione pubblica, le sempre più frequenti introduzioni di specie e sottospecie, definite SAI (Specie Aliene Invasive) o “Alloctone Invasive”, che sopravvivono e si riproducono in areali diversi da quelli di origine e la cui diffusione minaccia la biodiversità dei nostri ambienti, ovvero interferisce negativamente con le attività umane e ha ricadute sanitarie o socio-economiche.
Fino al XVI secolo le introduzioni di specie alloctone effettuate, direttamente o indirettamente, dall’uomo, anche nel nostro Paese, erano quasi sempre accidentali e numericamente poco consistenti: la Mosca mediterranea della frutta e molte Cocciniglie sono arrivate con frutti infestati; mentre intenzionali sono state quelle del Baco da seta, Bombyx mori, dall’Estremo Oriente, e della Cocciniglia del carminio, Dactylopius coccus, dall’America centrale. Fin dall’800, numerose specie esotiche, parassite o predatrici di fitofagi dannosi, sono state impiegate in programmi di controllo biologico. Con il trasferimento, accidentale o intenzionale, di entità alloctone vengono superate quelle barriere naturali che hanno circoscritto lo sviluppo di flora e fauna nelle aree di origine. Allarmanti sono le invasioni biologiche da parte di fitofagi esotici che, con la globalizzazione dei mercati e con la rapida e intensa rete di trasporto, in numero sempre crescente, vengono introdotti in nuovi ambienti dove, anche grazie ai mutamenti climatici, trovano condizioni ambientali idonee al loro sviluppo e pullulamento.
Secondo i dati del DAISIE (Delivering Alien Invasive Species in Europe), in Italia, che per le favorevoli condizioni climatiche, è uno dei paesi Europei maggiormente interessati dalle invasioni biologiche, sono presenti oltre 1.500 specie aliene, un terzo delle quali sono insetti capaci di adattarsi, sia a variazioni termo-igrometriche che a nuovi substrati alimentari e riproduttivi; inoltre possono differenziarsi biotipi, dotati di un potenziale biotico più elevato rispetto alle popolazioni originarie e in grado di dar luogo, nei nuovi ambienti, a esplosioni demografiche, anche per l’assenza di efficaci limitatori naturali. La stragrande maggioranza delle specie invasive di insetti, direttamente dannose, ovvero vettrici di virus o microrganismi patogeni, sono state accidentalmente introdotte negli ultimi 30 anni. Nel 1988 Tremblay ha elencato 40 specie di insetti introdotti in Italia, in massima parte dalle Americhe e dall’Asia. Il ritmo attuale di “arrivo” di specie fitofaghe è calcolato in circa 8 unità per anno, mentre, fino all’immediato dopoguerra, lo stesso numero di specie perveniva in circa 15 anni. Si calcola che le specie esotiche siano pervenute da America (37%), Asia (29%), Africa (14%), Australia (6%) e da Altri Paesi (14%).
Per quanto empirica, la “Regola del 10%” di Williamson, per la quale “Su 100 specie aliene introdotte, solo 10 si insediano stabilmente e solo 1 diventa effettivamente invasiva”, dà un’idea dell’entità del fenomeno.
Alla fine dell’800, la vitivinicoltura europea ha subito danni gravissimi a seguito dell’introduzione della Fillossera della vite, Viteus vitifoliae, dall’America, da dove, nell’ultimo dopoguerra, è arrivata anche la nefasta Dorifora della patata, Leptinotarsa decemlineata. Vari fitofagi sono giunti nel nostro Paese a distanza di tempo dall’introduzione delle loro piante ospiti; fra questi rientra la Diabrotica Diabrotica virginifera virginifera Coleottero Crisomelide che, allo stadio larvale, attacca le radici del Mais fin dalle prime fasi di sviluppo, con conseguente allettamento delle piante.
Il lungo elenco delle specie alloctone invasive, di temuta o di recente introduzione, viene costantemente aggiornato dall’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) che predispone, e diffonde anche una lista di “Allerta” a livello comunitario e nazionale, per rallentare il flusso di introduzione di nuovi organismi nocivi. La normativa attuale è orientata verso l’effettuazione di rigorosi controlli fitosanitari, sia nei punti di arrivo che di partenza delle merci sensibili, facendo riferimento alle liste A1, A2 e “di Allerta” dell’EPPO. Dopo aver effettuato il processo di valutazione delle prove scientifiche, biologiche ed economiche, per determinare il “rischio d’introduzione” rappresentato da un parassita (PRA–Pest Risk Analysis), viene suggerito, agli organi di governo comunitario e nazionali, di predisporre le opportune misure di quarantena. I principali strumenti a disposizione delle Organizzazioni nazionali di protezione del territorio dalle specie invasive, consistono, oltre alle misure di quarantena, in preventivi controlli fitosanitari al momento dell’importazione; quest’ultimi, in relazione alle attuali strutture del Servizio Fitosanitario nazionale, vengono effettuati su campioni, più o meno rappresentativi, di tutte le partite di vegetali oggetto di misure fitosanitarie.
Il 63% delle specie aliene, introdotte in Italia, afferisce all’ordine dei Rincoti; fra le specie di interesse agrario un ruolo importante riveste la Cimice asiatica, Halyomorpha halys che, segnalata nel 2012 in Emilia-Romagna, sta causando seri danni anche in Friuli, Veneto, Lombardia Trentino e Piemonte. Minori ripercussioni ha avuto l’introduzione, del polifago Flatide Metcalfa pruinosa, che, in tutta Italia, infesta anche Vite, Olivo, e Agrumi. Numerosi sono gli Afidi esotici; al 1975 risale l’introduzione dell’Afidone lignicolo delle drupacee Pterochloroides persicae e, più recentemente, dell’Afide americano della vite Aphis illinoensis. Gli esotici Aleirodi Dialeurodes citri, Aleurotryxus floccosus, Parabemisia myricae, Aleurocantthus spiniferus e Paraleyrodes minei, sono presenti nelle nostre aree agrumicole insieme a una ventina di specie esotiche di Coccomorfa, o Cocciniglie; gruppo del quale sono note 7.700 specie, 50 delle quali sono state introdotte in tempi recenti e la metà delle quali si è acclimatata in Italia a spese di numerose piante coltivate. Il loro trasferimento è facilitato dalle ridotte dimensioni delle femmine, che passano inosservate, mimetizzate o nascoste tra le foglie, i rami, i frutti e le radici. Oltre alle specie da tempo presenti, tra quelle recentemente introdotte, interesse applicato rivestono i Coccidi Ceroplastes ceriferus e Protopulvinaria pyiriformis, nonché i Diaspini Unaspis yanonensis e Chrysomphalus aonidum.
Delle circa 400 specie di Coleotteri introdotte dal ’900 (12%), una trentina si sono acclimatate nel nostro Paese. Recenti sono gli arrivi del polifago Scarabeide asiatico Popillia japonica e dei Punteruoli del Fico del genere Acleres che minacciano la sopravvivenza delle piante annose di Ficus carica. Localmente dannoso in Campania è il polifago Cerambicide asiatico Aromia bungii, che vive anche su Albicocco, Susino, Olivo e Melograno.
Numerosi Lepidotteri (7%) si sono recentemente acclimatati in Italia. Gravi sono i danni al pomodoro arrecati da Tuta absoluta, mentre si sono attenuate le vistose infestazioni autunnali della Minatrice serpentina degli agrumi, Phyllocnistis citrella.
Ai Ditteri, oltre a vari Tefritidi quali la Mosca del noce Rhagoletis completa e altri di temuta introduzione, afferiscono il pernicioso drosofilino Drosophila suzukii, dannoso alle ciliegie e ai piccoli frutti, nonché varie specie del genere Liriomyza polifaghe su ortive e floreali.
L’elenco delle SAI include anche specie che vivono su piante di interesse forestale, che saranno oggetto di un successivo contributo che, in relazione alla vastità del problema sarà anch’esso largamente incompleto.