Sintesi della Giornata di studio: “Le molteplici vie alla sostenibilità in agricoltura”
La Giornata di studio, che ha inaugurato l’Oggetto prescelto per il 2019 “Innovazioni in agricoltura per la sostenibilità ambientale”, ha previsto, in apertura, tre relazioni a carattere più generale. La prima è iniziata con una riflessione sul significato della parola “Sostenibilità”. Tale parola ha avuto un successo mediatico enorme, ma a questo successo non è seguita una analoga fortuna sul piano del significato attribuibile al termine. Il linguista ha precisato che le parole tecniche, quando finiscono nel linguaggio mediatico e persino politico, divengono ambigue. Constatata l’esistenza di varie forme di sostenibilità in agricoltura (ambientale, economica, sociale ecc.), ne deriva che è assai difficile tenere insieme tutti questi diversi obiettivi in una precisa definizione. Pertanto si conclude che l’attributo “sostenibile” non ha un solo significato e che, conseguentemente, il sostantivo “sostenibilità”, da esso derivato, deve essere aggettivato, affinché possa essere più comprensibile. Da questa conclusione deriva anche che qualsiasi tentativo di dare una “misura” univoca alla sostenibilità -senza attributi-, come è stato richiesto durante il dibattito a fine mattina, sia assai arduo. La seconda relazione ha riguardato, come si usa di consueto in questo tipo di incontri, gli scenari climatici. Tra i vari parametri che possono influenzare il clima, la scelta è caduta sui gas serra ritenuti determinanti dell’effetto serra, e tra di essi sulla CO2 che ha ormai raggiunto il livello d 413 ppm nell’atmosfera del pianeta. L’ultima relazione di carattere generale ha riguardato l’Intensificazione sostenibile, ovvero il processo di razionalizzazione dei processi produttivi agricoli con l’obiettivo di aumentare le rese unitarie delle superfici coltivate. Ciò appare possibile solo sfruttando al massimo le tecnologie digitali in grado di svolgere compiti attualmente realizzati con l’intervento umano, corrispondente alle parole d’ordine inglesi “more knowledge per hectare”.
I contributi delle varie Sezioni Accademiche hanno visto i seguenti interventi:
Valutazione della sostenibilità ambientale. Sono stati ampiamente descritti i risultati di un lavoro realizzato con la collaborazione tra agronomi e medici, soprattutto indirizzato al confronto tra la dieta a base di prodotti da carne e quella a base di prodotti vegetali, scegliendo i nutrienti “essenziali”, cioè quelli che l’organismo umano non produce. In particolare si è esaminata presenza dei nove amino acidi essenziali e si è potuto concludere che una dieta esclusivamente vegetale comporterebbe un consumo di quantità assurde di prodotti vegetali vari, mentre la stessa dieta “mista”, cioè corretta da una integrazione di prodotti di origine animale. consente il soddisfacimento della richiesta in amino acidi essenziali senza obbligare alla ingestione di quantità smisurate di alimenti esclusivamente vegetali.
La seconda parte della giornata di studio ha riguardato altri cinque temi: Robotica, biostimolanti, frutticoltura, cibo “perfetto”, olio di oliva.
La robotica. Di recente sono stati comunicati da IBM gli obiettivi dei prossimi 5 anni riguardanti “le innovazioni del digitale”, ed è stato affermato che intelligenza artificiale (robotica), cloud, blockchain e internet of things cambieranno l’agricoltura. Nei prossimi 30 anni i demografi affermano che il pianeta dovrà ospitare oltre 9 miliardi di persone, è impensabile quindi proseguire nelle coltivazioni utilizzando le stesse tecniche agronomiche che ci hanno condotto fino ad oggi. Per rispondere alle esigenze di un futuro di sovra affollamento, bisognerà disporre di ulteriori innovazioni di intelligenza artificiale. L’agricoltura si trova dunque ad una svolta importante, e a guidare il cambiamento contribuiranno le nuove tecnologie digitali (meccatronica). La complessa catena alimentare, che già risente dei cambiamenti climatici, della scarsità di superfici arabili e della limitata disponibilità di risorse idriche, sarà diversamente messa alla prova.
I biostimolanti. Rappresentano uno strumento per migliorare la sostenibilità ambientale dei sistemi colturali. Oltre a migliorare l’accrescimento delle colture poste in condizioni ottimali contribuiscono ad aumentare la tolleranza agli stress abiotici stimolando la biosintesi di specifici metaboliti. Sono sostanze che non possono sostituire i fertilizzanti ma contribuiscono ad utilizzare con maggiore efficienza le risorse disponibili ed agiscono a concentrazioni intermedie tra gli ormoni e i fertilizzanti. Tuttavia la ricerca fin qui condotta sul tema dimostra l’instabilità delle risposte ottenibili nel tempo e nello spazio.
La frutticoltura. La sfida oggi è coniugare sostenibilità con produttività e redditività degli impianti frutticoli. Vi è un incessante bisogno di ricerca, di trasferimento dell’innovazione, di utilizzo di nuove tecnologie oltre che di verifica dei risultati. La frutticoltura italiana deve mantenere la posizione di assoluto rilievo che ancor oggi riveste, a tal fine deve proseguire nell’impegno di produrre, certificare e comunicare al consumatore il target della sostenibilità, driver strategico per lo sviluppo.
Il cibo “perfetto”. Sapere cosa si mangia rimarrà la base di qualunque futuro sviluppo delle tecniche colturali. Quando si parla di alimentazione una questione sostanziale è quella degli scarti e rifiuti. E’ evidente ormai che l’obiettivo a cui tendere nel domani dell’agricoltura è la realizzazione di un ciclo produttivo chiuso che sfrutti i rifiuti e gli scarti per generare altri nuovi prodotti. Un modo innovativo di scoprire le caratteristiche degli alimenti è quello che utilizza i microrganismi. L’analisi e la mappatura dei microbiomi permette di analizzarne il corredo genetico e garantire così la provenienza e la qualità del prodotto. Un importante passo in avanti nel campo della sicurezza alimentare.
L’olio d’oliva. Oggi e in un prossimo futuro le ipotesi di un sogno possibile sono rappresentate da un movimento virtuoso, dalla rivoluzione di un mondo che negli anni ’90 ha rinunciato a rinnovarsi e che invece può trovare strade alternative alla classica olivicoltura intensiva e ad una scelta ben ragionata di nuove cultivar. Poter continuare a rappresentare le peculiarità tutte italiane di sensorialità, culturalità e turismo, poter rivisitare le denominazioni protette, rinnovare confezionamenti e formati rappresentano un imperativo quasi assoluto.