Senza cibo non c’è uscita dalla pandemia

Senza cibo non c’è uscita dalla pandemia

Senza  cibo non c’è uscita dalla pandemia: questo è il titolo dell’articolo di Máximo Torero, Chief Economist della FAO, pubblicato su Nature del 30 aprile. L’autore paventa che le misure adottate dai paesi per fermare l’epidemia di Covid-19 e per mitigare lo scossone economico che ne è derivato non siano accompagnate da misure adeguate ad assicurare la continuità degli approvvigionamenti alimentari. In effetti, la globalizzazione, che aveva promosso scambi di derrate alimentari rapidi e efficienti, sta ora evolvendo in un modello frammentato, secondo la definizione di Vinod Aggarwal (vedi Lettura del 26/04/2020), in cui “l’obiettivo di garantire le forniture bilancerà quello di ridurre i costi”.

Ma vediamo con ordine sei motivi di preoccupazione in merito alle catene di rifornimento alimentare.

  1. Le misure di contenimento dell’epidemia hanno creato grandi difficoltà di trasporto, che hanno creato grossi problemi per la conservazione e la distribuzione di merci deperibili; ci sono casi in cui i prodotti non sono stati raccolti, o sono marciti sui mezzi di trasporto o sono comunque andati persi per mancanza di sbocco commerciale;
  2. La chiusura del settore horeca (Hotellerie-restaurants-café) ha repentinamente modificato la struttura della domanda di alimenti, con diminuzione del consumo di latte, di vino e di prodotti ittici, ed aumento della domanda di altri prodotti, come per esempio la farina e prodotti appertizzati;
  3. La difficoltà di reclutamento di lavoratori stagionali, da cui dipendono le raccolte di prodotti ortofrutticoli in molte parti del mondo, ha impedito in molti casi di effettuare le raccolte secondo i calendari programmati;
  4. Gli accaparramenti di prodotti alimentari causati dal panico ha fatto aumentare la quota di cibo che viene perduta o sprecata;
  5. La pandemia ha indotto alcuni Paesi ad adottare misure di restrizione all’export di derrate alimentari, giudicate strategiche, soprattutto di cereali, con rilevanti ripercussioni sull’andamento dei prezzi sui mercati internazionali;
  6. Le nuove forme di povertà causate dalle misure di contenimento dell’epidemia hanno ridotto l’accesso al cibo per una percentuale consistente della popolazione.

Molti di questi fattori sono legati alla contingenza: abbiamo quindi fondate speranze che la rimozione graduale delle misure di distanziamento sociale possano presto riportare la situazione alla normalità. Altri elementi sono invece destinati ad esercitare la loro influenza sulla sicurezza alimentare per periodi più lunghi. Dobbiamo quindi pensare a 6 misure di mitigazione:

  1. Rafforzare il programma di aiuti alimentari alle famiglie in difficoltà economica già avviato dal governo e fortemente sostenuto da organizzazioni commerciali e del terzo settore (per esempio, è di oggi la notizia che il Centro Agroalimentare Romano ha distribuito gratuitamente 150 tonnellate di cibo);
  2. Operare, ove possibile, per la rimozione delle restrizioni al commercio internazionale, facendo leva sulla interdipendenza alimentare di tutti i Paesi e sull’esistenza di rassicuranti livelli di stock di riserve alimentari presenti in molti Paesi produttori;
  3. Riconsiderare la produzione agricola nazionale alla luce della sua nuova centralità strategica, migliorando il sostegno ai produttori agricoli, soprattutto ai piccoli produttori, e puntando non solo alla qualità, ma anche alla quantità dei prodotti, considerato che il nostro sistema agroalimentare è fortemente rivolto alla trasformazione di materie prime non sempre disponibili a livello locale;
  4. Investire in ricerca, per produrre le conoscenze necessarie ad affrontare le nuove situazioni, e in innovazione, per tradurre le acquisizioni scientifiche in valore sociale, economico ed ambientale;
  5. Rinvigorire le misure già adottate per la riduzione di sprechi e di perdite alimentari;
  6. Rafforzare la cooperazione internazionale anche nel campo agroalimentare, considerato che i problemi sono spesso comuni e possono trovare solo soluzioni condivise.

Come afferma Torero nel suo articolo, per conservare o riannodare le catene di approvvigionamento alimentare saranno necessari tecnologia, innovazione e volontà politica. Ma, aggiungo io, bisogna dichiarare strategico il sistema agroalimentare.

Bimbo

Redazione Fidaf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *