TerrEvolute Festival della Bonifica 2019. A San Donà di Piave dal 16 al 19 maggio

TerrEvolute Festival della Bonifica 2019. A San Donà di Piave dal 16 al 19 maggio

Prende il via nei prossimi giorni a San Donà di Piave la seconda edizione del Festival della Bonifica, la kermesse sui temi della bonifica e dell’irrigazione, individuata con il logo TerrEvolute ed occasione d’incontro e confronto per gli operatori del settore ambientale e dell’agricoltura, concepiti in modo da renderne partecipe l’opinione pubblica, sovente disorientata nella valutazione dell’impegno richiesto dal governo del territorio, attraverso la presenza operosa dei Consorzi di Bonifica, non sempre apprezzata come meriterebbe.

Il Festival è un evento che si rivolge a tutti i cittadini, con spettacoli, concerti, mostre e visite guidate nell’ambito dei vasti territori della Bonifica e del suo paesaggio, valorizzato da una gestione razionale della risorsa idrica e garantito dalla sicurezza idraulica, costantemente monitorata e mantenuta efficiente dal lavoro dei Consorzi di Bonifica.

I territori di bonifica sono il risultato di una trasformazione fondiaria avvenuta in un lungo arco di tempo, riguardante diversi secoli, a partire dai primi Consorzi di Scolo per pervenire alle numerose ed estese bonifiche private della seconda metà dell’Ottocento.

Si tratta di areali ricchi di storia e di diversi altri aspetti culturali, oggi ricercati da un nuovo tipo di turismo che sta emergendo, alternativo alla balneazione in particolare lungo le coste del litorale veneto e friulano, e che sono riconosciuti oggi come “artificialmente naturali”, utilizzando un ossimoro che ne riassume le origini e le condizioni attuali, dopo la bonifica.

L’idea di TerrEvolute è nata con l’intendimento di rendere onore allo storico Congresso sulla Bonifica,  realizzato a San Donà di Piave nel marzo del 1922,  che incise profondamente nell’evoluzione delle opere di bonifica in tutto il territorio nazionale, per i provvedimenti di legge che ne seguirono, come la Legge Serpieri del 1933, fondamento della bonifica integrale che regolamentò il geniale sistema di autofinanziamento da parte dei proprietari consorziati, promuovendo una rappresentatività degli stessi nell’Ente consortile, attraverso un collaudato regolamento di  pubbliche elezioni.

Il prof. Arrigo Serpieri, all’epoca docente universitario nell’Istituto Forestale di Firenze e già noto per la Sua competenza in tema di bonifica, era presente al Congresso di San Donà e curò una delle quattro relazioni proposte all’analisi dei Congressisti, quella relativa ai problemi economici e sociali dell’epoca e legati all’instabilità dei prezzi della produzione agricola, da un lato, ed ai difficili rapporti con la manodopera dall’altro.

Un ruolo importante fu svolto dal deputato locale prof. Silvio Trentin, docente all’Università di Padova. Il prof. Trentin curò anche la relazione sulla “bonifica umana, scopo essenziale della bonifica idraulica ed indispensabile premessa della bonifica agraria”.

Le altre personalità cui furono affidate le due relazioni conclusive sulla “bonifica agraria”,

furono il prof. Vittorio Peglion, dell’Istituto di Agronomia all’Università di Bologna, ed il prof. Antonio Marozzi, direttore della Cattedra di Agricoltura di Rovigo, che trattò il tema de “La legislazione vigente in tema di bonifiche”.

Ma furono molte altre le personalità che si alternarono nel dibattimento dei temi proposti dalla autorevole assemblea federale, trasformando di fatto l’originario progetto congressuale dall’ambito regionale veneto, cui doveva attenersi, ad un più vasto orizzonte nazionale, essendo rappresentate a San Donà la gran parte delle regioni italiane.

Tra le altre figure autorevoli convenute in quei giorni nella Città del Piave, meritano di essere ricordati l’economista e fondatore dell’IRI prof. Alberto Beneduce, interessato alla bonifica del Tenimento di Maccarese, l’ing. Angelo Omodeo, che trattò delle bonifiche nell’Italia meridionale ed insulare, l’on.le Meuccio Ruini, già Direttore Generale al Ministero dei Lavori Pubblici, che trattò il tema del costo delle opere pubbliche e private della bonifica, nei contesti diversi del Nord e del Sud d’Italia, precisando che negli ultimi cinquant’anni, dall’istituzione della Legge Baccarini ( 1882 ) in poi, non si erano spesi in Italia più di mezzo miliardo di lire per la bonifica.  Ogni anno, a fronte di un bilancio di 15 miliardi, l’onere dello Stato per la bonifica idraulica, l’unica ammessa al sostegno dello Stato, non raggiungeva gli 80 milioni.

Al sostegno della bonifica nel Meridione si propose anche don Luigi Sturzo, sociologo e uomo politico noto per aver fondato il Partito Popolare Italiano.

Il mondo del Credito era rappresentato dal dottor Carnaroli, direttore dell’Ufficio Agrario dell’Istituto Federale di Credito per il Risanamento delle Venezie; il dr. Alfredo  Rocco, direttore generale  della Colonizzazione  e del Credito, noto giurista che da Ministro della Giustizia istituì il codice di procedura penale rimasto in vigore fino ai nostri giorni e ricordato come Codice Rocco; Antonio Sansone, consigliere delegato dell’Opera Nazionale Combattenti: l’avv.to Angelo Sullam, autorevole professionista veneziano di origine ebraica, con la passione per i problemi dell’ambiente e della bonifica.

Tra i grandi tecnici della bonifica va ricordata l’autorevole presenza del sandonatese prof. Vittorio Ronchi, futuro Ministro dell’Alimentazione nel corso della seconda guerra mondiale e per diversi anni Direttore Generale alla Maccarese prima e presso i Consorzi Riuniti di San Donà nel dopoguerra.

Vanno ricordati infine i grandi bonificatori locali, guidati dal dr. Giorgio Romiati, con la presenza del Barone Franchetti, delle Famiglie Pasti e del Barone Ciani Bassetti, della Compagnia delle Assicurazioni Generali per la bonifica di Ca’ Corniani.

I bonificatori del Portogruarese erano rappresentati dal Conte Camillo Valle, Presidente della Federazione dei Consorzi di Bonifica a cui era stata affidata in quel tempo l’organizzazione del Congresso, tra il 23 ed il 25 marzo del 1922.

L’opportunità di celebrare la ricorrenza dello storico Congresso di San Donà è stata condivisa dalla Regione del Veneto che ha inserito il Festival tra i grandi eventi promossi.

L’organizzazione è stata affidata ad ANBI Veneto, l’Associazione Nazionale Bonifiche nella sua espressione veneta, a cui fanno capo gli 11 Consorzi di Bonifica veneti, tra cui il Consorzio Veneto Orientale con sede a San Donà, dove sarà ospitata la manifestazione.

Con ANBI Veneto collaborerà l’Università degli Studi di Padova, nella persona in particolare della prof.ssa Elisabetta Novello, docente di Storia Economica nel Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità, presso l’ateneo patavino.

La prof.ssa Novello è la curatrice del Festival, essendo responsabile scientifica di un progetto multidisciplinare che si propone la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale dei Consorzi di Bonifica del Veneto.

Nella definizione delle tempistiche che governeranno la celebrazione nel 2022 del Centenario del Congresso di San Donà di Piave, si è inteso procedere per fasi successive, con un variegato programma di simposi scientifici, dedicati ai problemi più attuali della bonifica, e sviluppato nell’arco di tempo che ci divide dalla ricorrenza, riservando pertanto un avvicinamento graduale al Centenario del marzo 1922, pianificando per quattro anni dei Festival della Bonifica preparatori. Quello imminente del maggio 2019 è il secondo anno.

Come è stato già precisato, lo svolgimento del Congresso doveva intendersi in ambito regionale veneto e la sua organizzazione fu affidata alla Federazione dei Consorzi di bonifica veneti e mantovani, la prima istituzione operante nella bonifica e costituitasi nel 1913 a Padova, successivamente intitolata Federazione dei Consorzi di Bonifica.

In tema di bonifica e di questioni associative in rappresentanza degli Enti preposti, si erano precedentemente tenuti due convegni, svoltisi a Ferrara nel 1910 ed a Bologna nel 1912,

Alla Federazione dei Consorzi costituita a Padova fecero riferimento diversi altri Consorzi di bonifica, nel Ferrarese, in Romagna, nella Venezia Giulia, in Toscana e nel Lazio.

La Federazione fu eretta ad Ente Morale nel 1920, con la denominazione di Federazione dei Consorzi di Bonifica ed, in questo ruolo, le fu affidata l’organizzazione del Congresso del marzo 1922 da realizzare proprio a San Donà di Piave, territorio dove si andavano concentrando numerose bonifiche private con l’esigenza di renderle integrali, mediante la realizzazione di diverse infrastrutture, non di competenza privata, che lo Stato era chiamato a garantire per il loro idoneo funzionamento.

Si trattava della pianificazione di una serie di opere pubbliche che mettessero in collegamento le diverse bonifiche, mediante una rete stradale idonea, con i ponti di collegamento che ne garantissero la fruizione, con le prime reti di distribuzione dell’energia elettrica, con le canalette d’irrigazione, con le Scuole, i presidi antimalarici e gli Uffici Postali necessari a vivere in territori isolati e lontani dalle grandi vie di comunicazione.

Erano questi i problemi che richiedevano urgenti soluzioni nei territori di bonifica, sia al Nord del Paese, dove si imponevano le bonifiche più vaste, sia nel Sud del Paese, dove molto rimaneva da fare e l’importanza degli argomenti all’ordine del giorno era tale che la dimensione regionale venne presto trascesa, determinando il concentramento nella Città del Piave dei più importanti bonificatori italiani, nelle loro più varie espressioni di agricoltori, di tecnici della bonifica, di sindacalisti e di uomini politici, provenienti da ogni parte d’Italia.

Alla Presidenza onoraria del Congresso fu chiamato Ivanoe Bonomi, mentre la presidenza effettiva venne affidata al Ministro dell’Agricoltura Giovanni Bertini.

Il Presidente del Consiglio Luigi Facta inviò un messaggio augurale.

L’avv.to Max Ravà, presidente del Comitato organizzatore, mise in luce le seguenti tematiche: il credito per la bonifica agraria, le provvidenze legislative per agevolarlo, gli accorgimenti tecnici suggeriti dall’esperienza per la più agevole e rapida sistemazione idraulica e messa a coltura delle vaste superfici incolte ancora presenti.

Su questi aspetti si svolse, come abbiamo visto, l’importante assise che ha rappresentato il primo grande Congresso sulla Bonifica organizzato in Italia, ottenendo alla fine delle tre giornate una serie di linee guida che avrebbero rappresentato il riferimento per lo sviluppo delle grandi opere di bonifica che hanno trasformato il nostro Paese negli anni successivi.

L’organizzazione dello Stato in ordine alle Bonifiche attraversò altri momenti di cambiamento, per rendere più incisiva l’azione bonificatrice.

Nel 1928 le organizzazioni dei bonificatori vennero disciolte con un decreto legge e sostituite da un’unica Associazione Nazionale dei Consorzi di bonifica e d’irrigazione, a carattere obbligatorio.  Selezionava le iniziative, realizzando i piani di bonifica più utili.

Nel 1934 vennero elaborati i “Piani unitari”, estesi dalla fase della sola opera pubblica alla fase privata della trasformazione agraria, ovvero dai soli fini produttivi ad espliciti fini per il conseguimento di un maggior livello di civiltà per la popolazione rurale.

Con il ritorno della democrazia, il movimento associativo volontario riprese e nell’ottobre del 1944 si costituì l’Associazione nazionale delle Bonifiche, dell’Irrigazione e dei Miglioramenti Fondiari che diventerà l’attuale Associazione Nazionale Bonifiche (ANBI).

Nel 1947 l’Associazione riceve, con decreto del Capo provvisorio dello Stato, il riconoscimento giuridico.

Nello stesso anno Arrigo Serpieri tornava a San Donà per celebrare il 25° anniversario dallo storico Congresso del 1922, per parlare di bonifica e colonizzazione.

Portogruaro, 12 maggio 2019

Edoardo Rossi

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Redazione Fidaf

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