Riflessioni sulla via di Fregene l
Nel tradizionale trasferimento da Roma, per il week end, la vista che si è presentata ai miei occhi, per l’ennesima volta, è stata quella del trattore guidato dall’uomo bianco, seguito da un nugolo di negri che provvedevano alla raccolta dei prodotti.
Mi è subito venuto in mente una bella fotografia, che avevo visto su un vecchio libro dell’epoca coloniale italiana in Eritrea, che riportava esattamente, dopo 78 anni, la stessa scena.
Passando attraverso Focene, lungo la via delle case basse, facevano bella mostra i coloratissimi tempietti votivi, che proteggono la popolazione indiana, addetta alle stalle di Maccarese.
Non è che, per caso, le multinazionali, Benetton in testa, hanno scoperto che si possono fare soldi, adottando anche in Italia, il vetusto modello coloniale, basato sulla disponibilità di mano d’opera agricola a basso costo, favorendo l’immigrazione dai paesi del mediterraneo e dall’Africa, in quantità superiore alla capacità di assorbimento?
L’Europa è incerta, l’ONU e le Organizzazioni internazionali ci forniscono dati preoccupanti sull’incremento dei profughi, i paesi più vicini schierano gli eserciti per bloccare le frontiere, il nostro saggio presidente Renzi, chiede insistentemente all’Europa di intervenire nei Paesi di origine, ma nessuno se lo fila.
Il Santo Padre, invita alla misericordia ed all’accoglienza, più facile a dirsi che a farsi, con la presenza ingombrante del terrorismo, che va dalla follia individuale, ai conflitti razziali negli USA.
I bravi missionari insegnano alle donne come coltivare le cipolle che non riescono a vendere al mercato locale, perché/ quelle importate dall’Olanda, costano di meno nel banchetto accanto.
Che si può fare? Forse l’Italia dovrebbe riprendere i contatti con quei pochi paesi del continente Africano, in cui il bieco colonialismo italiano, aveva portato acqua, agricoltura, scuole, ospedali, sia pure con nuove formule, tipo piano Marshall, adattate ai tempi ed alle nuove generazioni ed in rapporto alle caratteristiche delle varie etnie, tenendo presente che un libico non diventerà mai un contadino, mentre è disponibile a fare il pastore, un egiziano può diventare un bravo contadino od orticoltore ed un somalo, finché vive, non lavorerà mai la terra, o meglio cercherà di mangiare senza lavorare.
Paese che vai, usanze che trovi anche a Fregene.
Consiglio il ristorante dello stabilimento il Cigno, dove si mangia benissimo e costa meno della Nave.