Ricerche di etnobotanica alimentare nel Mezzogiorno: la dieta mediterranea nascosta?

L’articolo è una sintesi della lettura, tenuta lo scorso 19 febbraio dal Prof. Andra Pieroni dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo/Bra (CN), presso il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, ed organizzata dall’Associazione Amici dei Georgofili in Collaborazione con la Sezione Centro Ovest dei Georgofili.

Le erbe spontanee alimentari, che raccoglievano e forse ancora raccolgono le nostre nonne, sono ritornate in auge: non passa settimana che alla TV o nei rotocalchi si parli di piante selvatiche nel piatto e di foraging (la ricerca di piante alimentari in natura). Molte di queste nuove tendenze però non riescono a connettersi con una colonna portante della gastronomia popolare italiana: la raccolta e cucina tradizionale a base di erbe spontanee, un tempo nota come fitoalimurgia, e che ha rappresentato per molti secoli, soprattutto nel Mediterraneo, la base della nutrizione delle società contadine, specialmente durante l’inverno, e talvolta anche il tardo autunno.

Le piante selvatiche sono quelle piante che crescono senza essere coltivate, ma è pur vero che nel Mediterraneo le erbe delle cucine popolari sono sempre state specie che in etnobiologia consideriamo semi-domesticate, quelle che per troppo tempo gli agronomi hanno chiamato malerbe o erbacce, insomma erbe spontanee commensali degli spazi agricoli generatisi a partire dal Neolitico. In altre parole, le erbe spontanee della dieta mediterranea non sono erbe rare delle foreste o di altri luoghi poco antropizzati, ma sono le erbe che crescono agli angoli delle nostre case, ai margini delle nostre strade di campagna e delle siepi…
Richmond, Yorkshire,  William Turner
Richmond, Yorkshire, William Turner

Redazione Fidaf

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