Quanto resisterà ancora l’attuale agricoltura?
Puntuale, come ogni anno, l’annuario statistico italiano, elaborato dall’Istat, fotografa l’Italia da varie angolazioni, prendendo in esame popolazione, occupati, bilancia commerciale, ecc. Un capitolo dedicato all’agricoltura e sintetizzato da Angelo Gamberini non induce all’ottimismo. Abbiamo continuato infatti a perdere per strada la “materia prima”. C’è meno terreno coltivato, c’è un numero decrescente di aziende agricole, si è spopolata la montagna e hanno chiuso le stalle, ecc.
I numeri implacabili di Istat, evidenziano la riduzione delle aziende agricole in attività. Nel 2013, se ne contavano poco meno di 1,5 milioni. Rispetto al 2010 il calo è del 9,3% e conferma una decrescita in atto da anni.
Per fronteggiare il contestuale e progressivo ridursi delle risorse, le aziende agricole hanno imboccato la strada della managerialità e dell’efficienza, con una spinta verso una maggiore imprenditorialità. Si riduce infatti la manodopera familiare (circa 196 milioni di giornate lavorative), che si assottiglia rispetto all’aumento della manodopera esterna e migratoria. Il valore aggiunto è ormai ridotto al lumicino e le aziende che producono solo per autoconsumo sono appena il 2,5% del totale (1,5 milioni).
Non meno preoccupanti sono i “numeri” riguardanti gli allevamenti. Nel censimento del 2010 figuravano in attività 207.000 aziende allevatrici. Nel 2013 se ne registrano 17.000 in meno.
Le tabelle ISTAT confermano anche la flessione del numero di capi in allevamento. Altalenante il comportamento della suinicoltura…