Può un professionista fornire una prestazione intellettuale come prestazione senza compenso materiale?
La possibilità per un professionista di fornire una prestazione intellettuale come prestazione senza compenso materiale solleva interrogativi di natura giuridica, etica ed economica. La vicenda della Giunta del sindaco Adriana Poli Bortone, che ha introdotto una short list di professionisti per collaborazioni gratuite con l’amministrazione pubblica, rappresenta un caso studio significativo per analizzare il fenomeno.
Contesto giuridico e costituzionale
La normativa italiana sul lavoro professionale è saldamente radicata nei principi costituzionali, tra cui l’articolo 36 della Costituzione, che sancisce il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto. Tale principio è rafforzato dalla legge n. 172/2017 sull’equo compenso, che tutela i professionisti contro compensi inadeguati, riconoscendo il valore economico e sociale delle loro attività.
La Legge n. 49 del 21 aprile 2023, che disciplina l’equo compenso, reintroduce in Italia il concetto di tariffe professionali, abrogando la norma del Decreto Bersani del 2006 che aveva eliminato le tariffe minime per i liberi professionisti. L’equo compenso, definito come un compenso proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto, si applica solo a determinate categorie professionali, in particolare quelle che operano per grandi imprese o nella pubblica amministrazione. La legge stabilisce parametri ministeriali per il calcolo degli onorari, con aggiornamenti biennali. Inoltre, le clausole contrattuali che prevedono compensi inferiori ai parametri sono nulle e possono essere contestate dal professionista. Vengono introdotte sanzioni disciplinari per gli iscritti agli Ordini professionali che non rispettano la legge, e viene semplificata la procedura di recupero dei crediti tramite il parere di congruità, che diventa titolo esecutivo. Infine, la legge consente ai professionisti di proteggere i propri diritti anche attraverso l’azione di classe.
Nonostante ciò, la prestazione intellettuale può essere fornita a titolo gratuito, purché questa scelta sia libera, volontaria e non contrasti con il principio di equo compenso. La prestazione senza compenso materiale di una prestazione professionale è dunque legittima, ma deve avvenire nel rispetto della dignità del professionista e senza creare distorsioni nel mercato del lavoro.
Il caso della short list per incarichi gratuiti
La delibera della Giunta Poli Bortone, che ha istituito una short list per collaborazioni occasionali e gratuite, ha generato un acceso dibattito. L’amministrazione ha giustificato la misura come risposta a esigenze straordinarie e specifiche, limitate nel tempo. Tuttavia, gli Ordini professionali — avvocati, architetti, geometri e ingegneri — hanno sollevato forti critiche, evidenziando possibili violazioni del principio di equo compenso e della dignità professionale.
Tra le principali criticità si segnalano:
- Violazione del principio di equo compenso: Il ricorso presentato dall’Ordine degli avvocati di Lecce al TAR sottolinea il rischio di contravvenire all’articolo 36 della Costituzione, proponendo prestazioni gratuite senza adeguate garanzie.
- Svalutazione del lavoro intellettuale: L’offerta di collaborazioni gratuite rischia di alimentare una cultura che deprezza il valore del lavoro professionale.
- Squilibri competitivi: Una short list per incarichi gratuiti potrebbe distorcere il mercato, favorendo chi è disposto a lavorare gratuitamente a scapito di altri professionisti.
Prestazione senza compenso materiale professionale e limiti etici
Sul piano etico, la prestazione senza compenso materiale di una prestazione intellettuale può essere vista come un gesto di responsabilità sociale, ma solo se è frutto di una scelta libera e consapevole. La gratuità imposta da regolamenti o delibere rischia di compromettere la libertà del professionista e di incentivare una percezione distorta del valore del lavoro.
Un altro aspetto rilevante è la distinzione tra:
- Prestazioni occasionali volontarie: Queste possono rappresentare un contributo legittimo alla collettività, purché non compromettano la dignità del professionista.
- Collaborazioni strutturate gratuite: Quando le prestazioni richiedono un impegno continuativo, il rischio di sfruttamento aumenta sensibilmente.
Il procedimento corretto per la prestazione senza compenso materiale della prestazione professionale
Per rispettare i principi di libertà e dignità del lavoro, il procedimento corretto prevede che l’affidamento degli incarichi avvenga attraverso un avviso pubblico che contempli un corrispettivo per la prestazione professionale. Una volta completato l’incarico e definita la parcella, il professionista deve avere la libertà di scegliere se effettuare una prestazione senza compenso materiale al Comune dell’importo corrispondente alla propria parcella.
Questo approccio garantisce che:
- Venga riconosciuto il valore economico della prestazione professionale, evitando qualsiasi rischio di svilimento.
- La prestazione senza compenso materiale rimanga un atto volontario e libero, che il professionista può decidere in autonomia senza pressioni o condizionamenti.
- Si rispettino i principi costituzionali e normativi, tutelando sia i diritti del professionista che l’integrità del procedimento amministrativo.
In questo modo, si realizza un equilibrio tra la necessità di far fronte a esigenze straordinarie della macchina amministrativa e il rispetto della dignità del lavoro professionale.
Recenti sviluppi giurisprudenziali
Un contributo rilevante alla discussione è stato fornito dalla sentenza del Consiglio di Stato n° 4614 del 3 ottobre 2017. La sentenza ammette la possibilità di collaborazioni tra professionisti e pubbliche amministrazioni senza compenso economico diretto, riconoscendo come legittimi altri vantaggi immateriali derivanti dalla collaborazione. Tali benefici possono includere visibilità professionale, accesso a reti di relazioni e opportunità di crescita, che la sentenza considera elementi di valore per il professionista. Questo orientamento apre nuove prospettive sul tema, ma richiede una valutazione attenta per evitare che la gratuità comprometta il rispetto della dignità e della libertà professionale.
Ulteriori sviluppi si sono registrati nel 2023, con l’approvazione della legge sull’equo compenso e la sentenza del Consiglio di Stato n. 2084/2023. La proposta di legge sull’equo compenso, approvata il 12 aprile 2023, ha segnato la conclusione di un iter legislativo durato oltre un decennio. Tuttavia, poco prima, la sentenza n. 2084/2023 del Consiglio di Stato aveva ribadito che le prestazioni professionali gratuite possono coesistere con il principio dell’equo compenso.
La sentenza ha chiarito che il comma 3 dell’art. 13 bis della L. 247/2012, pur garantendo la necessità di un compenso congruo, lascia aperta la possibilità che la prestazione sia resa gratuitamente. Inoltre, la selezione dei professionisti da parte della Pubblica Amministrazione non può basarsi esclusivamente sul prezzo offerto, ma deve considerare criteri qualitativi e rispettare procedure di imparzialità.
Secondo i giudici, la Pubblica Amministrazione deve adottare modalità di selezione che siano:
- Efficaci: produrre un effetto utile per i soggetti interessati.
- Oggettive: basate su criteri verificabili e attinenti ai dati curriculari.
- Trasparenti: fondate su dati e documenti accessibili.
- Imparziali: consentire una valutazione equa e imparziale.
- Procedimentalizzate: garantire l’assenza di favoritismi o discriminazioni.
- Paritarie: trattamenti distinti devono rispondere a criteri di necessità e proporzionalità.
- Proporzionali: assicurare la corrispondenza tra il profilo scelto e l’oggetto dell’incarico.
- Pubbliche: prevedibili e conoscibili.
- Rotative: compatibili con l’efficacia dell’azione amministrativa.
Questo quadro normativo e giurisprudenziale evidenzia come la prestazione gratuita debba essere regolata da principi rigorosi, che tutelino la dignità e i diritti dei professionisti.
Conclusioni
La prestazione senza compenso materiale di una prestazione intellettuale è consentita dal punto di vista giuridico, ma deve rispettare i principi di libertà e dignità del lavoro sanciti dalla Costituzione. Il caso della short list istituita dalla Giunta Poli Bortone evidenzia i rischi connessi all’istituzionalizzazione della gratuità nel lavoro professionale, che potrebbe portare a una svalutazione del ruolo dei professionisti e a un indebolimento delle tutele dell’equo compenso.
Per salvaguardare il valore del lavoro intellettuale, la prestazione gratuita deve rimanere una scelta individuale e volontaria, non una prassi amministrativa. Solo così è possibile garantire un equilibrio tra l’interesse pubblico e i diritti dei professionisti.
Bibliografia
- Costituzione della Repubblica Italiana, art. 36.
- Legge n. 172/2017, “Norme in materia di equità del compenso e di responsabilità professionale”.
- Sentenza del Consiglio di Stato n° 4614 del 03/10/2017
- Legge n° 49 del 21 aprile 2023 – Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali – pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 104 del 5 maggio 2023 ed in vigore dal 20 maggio 2023
- Sentenza del Consiglio di Stato n. 2084/2023
- Delibera di Giunta n. 307 del 13 settembre 2024, Comune di Lecce.
- Ricorso al TAR dell’Ordine degli avvocati di Lecce (ottobre 2024).
- Intervento del sindaco Adriana Poli Bortone, Consiglio Comunale del 20 dicembre 2024.
Autore: Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico