Produzione di alimenti: prospettive spaziali e sostenibilità agroalimentare
Un recentissimo articolo scientifico (Qiu et al., 2021) riferisce che per la prima volta nella storia un’equipe di ricercatori cinesi ha fatto germinare un seme – per la precisione un seme di cotone – sulla Luna. A prescindere dal valore scientifico del risultato conseguito e delle sue implicazioni sullo studio della fisiologia vegetale in condizioni di microgravità, questo esperimento assume un significato di grande rilevanza che non ha trovato adeguata eco nei media. Si tratta infatti di un primo passo verso la produzione di alimenti al di fuori del nostro pianeta.
Una seconda notizia riguarda sempre la produzione di cibo nello spazio: ENEA, Università Federico II di Napoli e Università La Sapienza di Roma hanno progettato un micro-orto – il Greencube – che produrrà verdure fresche a 6mila km dalla Terra, a bordo di un mini satellite che verrà lanciato nel 2022 in occasione del volo inaugurale del vettore ufficiale VEGA-C dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Un orto più vicino a noi rispetto alla Luna, ma pur sempre fuori dal pianeta Terra. Inoltre, l’ENEA sta implementando progetti che puntano a realizzare orti hi-tech per coltivare micro-verdure sulla Luna e in ambienti che simulano le condizioni di Marte.
Una letteratura scientifica ormai folta (vedi per esempio qui) è relativa alla produzione di carne sintetica, sia per mezzo di stampanti 3D che mediante altre tecniche di colture cellulari in vitro. Cibo prodotto sulla Terra, quindi, ma lontano dai campi coltivati. D’altronde, molti film e romanzi di fantascienza presagiscono un’alimentazione basata su brodaglie, pappe o pillole prodotte industrialmente, perfette da un punto di vista nutrizionale, e a cui è possibile conferire il gusto preferito.
Queste notizie suggeriscono l’ipotesi che sia possibile in un futuro più o meno remoto sostituire la coltivazione della terra sul pianeta Terra per produrre gli alimenti di cui necessitiamo, spostando la produzione di cibo su altri pianeti o in sofisticatissimi laboratori tecnologici.
Nessun dubbio circa il valore scientifico delle ricerche su metodi o luoghi alternativi di produzione di cibo, né sulla necessità di approfondire ed estendere gli studi relativi, anche perché questi progetti di frontiera hanno spesso ricadute tecnologiche importanti. È però opportuno ribadire che la sfida alimentare che dobbiamo affrontare – quella di alimentare la crescente popolazione umana facendo uso di una base di risorse naturali sempre più ristretta – si gioca perseguendo qui e adesso la transizione verso la sostenibilità degli attuali sistemi agroalimentari.
A tale proposito sembra molto opportuno il richiamo fatto dal Vicedirettore Generale della FAO Maurizio Martina sul Corriere della Sera del 14 novembre: “Occorre avere chiaro che la crisi climatica è anche crisi alimentare”, denunciando come il cambiamento climatico stia già impattando sui sistemi agricoli con conseguenze sui prezzi delle materie prime alimentari e sulla incidenza di fame e malnutrizione. Sistema agroalimentare vittima, quindi, del cambiamento climatico, e non solo contributore dell’effetto serra mediante emissione di gas climalteranti da parte di coltivazioni e allevamenti zootecnici. Martina aggiunge che “ne possiamo uscire solo investendo seriamente su un nuovo rapporto tra agricoltura, alimentazione e ambiente con azioni capaci di produrre meglio, consumando meno” e cita gli esempi “dell’agricoltura di precisione, dei sistemi di allerta precoce potenziati, delle tecnologie di remote sensing e approcci climaticamente neutri fino al miglioramento dei processi di utilizzo degli scarti per convertirli in energia pulita e ai cosiddetti carbon sinks per catturare anidride carbonica rimuovendola dall’atmosfera”. L’agricoltura, quindi, vittima del cambiamento climatico, ma anche componente essenziale delle strategie di mitigazione, sia mediante la riduzione delle emissioni di gas climalteranti causate dalle pratiche agricole, sia per mezzo del sequestro di carbonio atmosferico nel suolo o nella biomassa. E innovazione tecnologica ed organizzativa, accompagnata da ben indirizzati investimenti, come motore determinante della transizione verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei sistemi agroalimentari.
Balasubramanian, B.; Liu, W.; Pushparaj, K.; Park, S. The Epic of In Vitro Meat Production—A Fiction into Reality. Foods 2021, 10, 1395. https://doi.org/10.3390/foods10061395
Qiu, D.; Jian, Y.; Zhang, Y.; Xie, G. Plant Gravitropism and Signal Conversion under a Stress Environment of Altered Gravity. Int. J. Mol. Sci. 2021, 22, 11723. https://doi.org/10.3390/ijms222111723