Presentazione della Dichiarazione di Dublino
In questa fase storica il mondo agro-alimentare dei Paesi maggiormente sviluppati (con sistemi intensivi) è scosso da dure critiche che – lungi dal riconoscere anche i meriti dei loro sistemi produttivi: disponibilità di alimenti che copre i fabbisogni e minore aleatorietà nel tempo, miglioramento dei livelli qualitativi, minori rischi per la salute ecc. – si fermano ad aspetti indubbiamente rilevanti che riguardano soprattutto la salvaguardia di natura-ambiente. Questi, in generale, riguardano l’occupazione di aree naturali con perdita della biodiversità, l’inquinamento di suolo, acque e atmosfera, le emissioni di gas serra ecc.; mentre, nello specifico delle produzioni animali, ulteriori motivi di critica sono rappresentati da ragioni filosofiche che considerano inaccettabile la morte o comunque lo sfruttamento-sofferenza per gli animali; da ragioni igienico-sanitarie perché gli animali e gli alimenti da essi derivati sarebbero causa di malattie, sia infettive con le cosiddette zoonosi, ma anche non trasmissibili (cardiovascolari, diabete, obesità, tumori); infine, da ragioni di tipo ecologico-ambientale, in parte le stesse prima elencate, cui si aggiungono lo spreco di alimenti già utilizzabili dall’uomo (da cui maggiori superfici ed acqua necessarie), alcune forme di inquinamento specifico (es. ammoniaca che dà origine al micro-particolato) e, per i ruminanti, l’emissione di metano con effetto climalterante maggiorato.
Si tratta di critiche parzialmente motivate, ma al tempo stesso ingenerose perché da un lato non riconoscono i meriti sopra richiamati cui – nel caso degli animali – va aggiunto che giusti apporti di alimenti da essi forniti, sono essenziali per la crescita in giovane età, per prevenire l’anemia nelle donne in età fertile e per garantire un buono stato di salute negli anziani. Inoltre, a parte la produzione di cibo, gli animali svolgono numerose altre funzioni soprattutto nei Paesi a basso reddito: lavoro-trasporti, fibre tessili, pellami, fertilizzanti, capitale “circolante” ecc. D’altro lato, non riconoscono il fatto che, assai spesso, le conseguenze negative sono frutto di effetti collaterali imprevedibili e che – una volta conosciuti – possono essere superati proprio grazie ai fondamentali tecnico-scientifici su cui il sistema intensivo si basa (vedi aumento dell’efficienza e uso di agro-farmaci e farmaci sempre meno impattanti).
Bene hanno quindi fatto, gli estensori della Dichiarazione di Dublino, a puntualizzare quanto sopra richiamato, chiedendo poi agli studiosi del settore di sottoscriverla con la duplice finalità di accrescere la loro consapevolezza-responsabilità e, al tempo stesso, fornire al comune cittadino i criteri di giudizio oggettivi per giudicare correttamente il sistema agro-alimentare e vederlo sempre più parte del paradigma One Health (contemporanea attenzione alla salute di uomo, animali e pianeta).
Dichiarazione di Dublino degli scienziati sul ruolo sociale della zootecnia