Perché no allo Stadio della Roma. Un Americano a Roma Decide Per Tutti Noi
Chi l’ha detto che un panorama di grattacieli sia, ovunque e comunque desiderabile? I grattacieli nulla aggiungono a Roma e, anzi, molto potrebbero toglierle malamente e per sempre. Tanto più se introdotti surrettiziamente, da operazioni privatistiche inventate su aree preziose all’ambiente ed al fiume, oggi da intendersi quale infrastruttura verde a fondamento di una città che cerca equilibrio tra i suoi troppi pieni ed i suoi vuoti. Dall’ultimo numero del Bollettino di Italia Nostra riprendiamo l’articolo con cui lo storico esponente di Italia Nostra spiega i motivi del No al progetto di Stadio della Roma
Abbiamo provato ad immaginare cosa avrebbe detto Antonio Cederna, scomparso esattamente 20 anni fa, davanti al progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle. Un milione di metri cubi con tre grattacieli da 220 metri, vero nuovo centro direzionale e commerciale concepito dal Presidente della Roma, l’americano James Pallotta e dalla Euronova del costruttore romano Parnasi (da sempre vicino al PD).
Avrebbe di certo fatto un parallelo tra il “Business Park Stadio del calcio“ e la vicenda dell’Albergo Hilton, che segnò il punto più miserabile della storia urbanistica di Roma. Egli visse allora con sconcerto l’enorme scandalo che vide l’eliminazione sul culmine di Monte Mario di un pubblico belvedere, con annesso parco, a ispirazione e somiglianza del Gianicolo, espressamente previsto dal piano regolatore. Gli “americani” intendevano edificare il loro Hotel e trovarono naturale scegliere, per realizzare al meglio i propro interessi, quel sito, il più panoramico e prestigioso di Roma. Lo imposero tramite la potente Societa Generale Immobiliare alla faccia della grande bellezza (l’Hilton, mediocre espressione del gusto anni ’60, si impone, tra l’altro, come sgradevole fondale della rettilinea via Giulia).
Accade, oggi, che vi sia a sud del centro storico un’ansa del Tevere che racchiude una piana alluvionale di oltre 100 ettari. E’ l’ansa di Tor di Valle, ove un tempo si andava all’Ippodromo del trotto. Nel recente Piano regolatore generale, varato nel 2008 sotto l’amministrazione Veltroni, questi cento ettari sono stati destinati a verde sportivo attrezzato (una destinazione che include in sé notevoli cubature, ma migliorabile poichè va nella direzione giusta; quella di una grande area sportiva al servizio della città ed in un luogo appropriato lungo il corso del Tevere). Area preziosa, alla luce del generale interesse a mantenere libere dal cemento e non impermeabilizzate le sponde e con esse le piane alluvionali comprese entro le anse del fiume, poiché il fiume è la più importante infrastruttura ambientale e paesistica di ogni moderna metropoli…