Avevo detto che sulla questione migranti la posizione della Merkel era un’altra storia rispetto a quella della posizione della Chiesa Cattolica. Ringrazio @Vincenzo Mignano per la condivisione delle mie considerazioni e perché mi stimola a cercar di capire i motivi dell’opposizione della Cancelliera Merkel alle proposte italiane sul dramma dei migranti, in particolare il rifiuto del suggerimento di lanciare gli UE -Africa Bond per finanziare lo sviluppo nei Paesi di provenienza e transito dei migranti.
Non è un caso (abbiamo entrambi consuetudini con il Project Management e in particolare – presumo – con la gestione degli imprevisti) se il metodo di analisi che propongo parte dalla riflessione di @Vincenzo Mignano che invita a concentrarsi sulle cause delle questioni per individuare le soluzioni. La sequenza classica è schematizzabile in prima approssimazione come segue: consapevolezza degli eventi indesiderati; individuazione delle cause; fissazione di nuovi obiettivi di correzione condivisi; scelta degli strumenti correttivi – in base a disponibilità, efficacia, costo e compatibilità con i vincoli – e, infine, loro impiego (e qualche iterazione di messa a punto, si spera convergente). Le tabelle del mio post sul Migration Compact si possono leggere come una grossolana approssimazione del legame tra obiettivi e strumenti con qualche considerazioni sulle caratteristiche degli strumenti indicati.
Alla luce di quanto sopra ripercorro alcuni commenti che ho già espresso sui comportamenti di Angela Merkel:
- le ho riconosciuto il coraggio di virare dalla sua integrale chiusura a prendere atto della reale dimensione del problema (ricordiamo il pianto della bambina palestinese al diniego della Merkel) verso un atteggiamento più aperto e ottimistico espresso con il suo mantra “wir schaffen das” (ce la facciamo)
- ma ho osservato che obiettivo prioritario egoistico è evitare problemi a casa propria (la Germania molto ritrosa ad interventi sulla rotta mediterranea ha stanziato Fondi UE per investire la Turchia del “governo” delle rotte balcaniche) e che non ha adottato tutti gli accorgimenti necessari per garantire il successo di questa costosa delega alla Turchia
- ho contestato alla Merkel di essere prigioniera sia del suo elettorato, sia di Weidmann, il rappresentante tedesco nella BCE e soprattutto di Schauble, ministro (o mentore, o competitor per la successione) che persiste in una deleteria politica dell’austerità e dopo aver salvato le sue banche a spese dei partner europei – in primis dell’Italia – dagli effetti dell’esposizione tedesca verso la Grecia, contrasta la politica lungimirante e finora decisiva in senso favorevole della BCE .
Risulta ora chiara la scelta della foto introduttiva: nella personalità di Angela Merkel a mio avviso coabitano per alcuni aspetti il Dottor Jekyll e Mister Hyde.
I comportamenti della Merkel oltre che da instabilità (o meglio tardiva comprensione della natura della crisi), egoismo e acquiescenza ai vicoli imposti dagli interlocutori/competitori, con conseguente miope privilegio della tattica rispetto alla strategia, sono condizionati da qualche pregiudizio:
- agli strumenti viene data una valenza gerarchica superiore a quella degli obiettivi (il Project Mangement raccomanda il contrario) e quindi, per esempio, lo strumento debiti è sempre un male; secondo me invece – consideriamo il caso delle famiglie – un mutuo per comprare la casa dove si abita è molto, molto diverso da chiedere a tassi quasi usurai un prestito a breve per andare in vacanza in paesi esotici quando le entrate non lo consentono
- non si comprende che la crisi attuale è crisi di domanda e che creare con investimenti all’estero, opportunità di sbocchi per le proprie imprese è anche il modo giusto per rinforzare il sistema produttivo e risolvere la crisi occupazionale; non mancano esempi di successo con manovre del genere a partire dal Piano Marshall; la crisi greca è stata affrontata per espressa volontà della Germania nel modo opposto e gli stessi autori riconoscono l’errore come dimostrano le ammissioni del Fondo Monetario Internazionale, componente della famigerata troika; però, bisogna essere chiari, va evitato ogni atteggiamento di neo colonialismo non si può pensare di aver successo in un’azione che non sia condivisa con i destinatari; qui sta il difficile (chi si è occupato di project mangement ne è convinto)
- si pensa di poter andare avanti indefinitamente con un’Europa in mezzo al guado (simultaneamente troppa Europa e troppo poca Europa se moneta sì, fiscal compact (cioè regole di bilancio dei singoli stati) sì, regole di Basilea sulle banche, sì trattato di Dublino sì, ma politica fiscale comune no, politica estera comune no, emissione di titoli dell’UE, no); l’euro nato come importante primo passo cui altri dovevano seguire è rimasto figlio unico e soffre di solitudine
- si accusa i partner di furbizia e inadempienza, pur non essendo immuni dal monito evangelico «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» (Giov. 8,7): i trattati che prevedono il tetto al disavanzo del bilancio degli Stati prevedono anche che i paesi in avanzo commerciale pluriennale espandano la spesa per contenerlo, ma questa regola i Tedeschi se la scordano; sulle loro furbate relativamente a regole che scattano solo dopo che hanno sistemato i propri affari ho già detto, come ho detto sul loro impegno ambientale molto dichiarato e poco praticato; parlano tanto di compiti a casa per gli altri e sulle emissioni di CO2 sono gli ultimi della classe e pure ripetenti (noi siamo i primi della classe, ma non lo diciamo a nessuno perché siamo troppo occupati a litigare tra noi)
- la stupida rigidità è destinata ad essere travolta dai fatti: “il Trattato di Dublino dice che debbono cavarsela da soli i paesi che hanno le frontiere esterne; “ci occupiamo solo dei richiedenti asilo, gli altri tutti indietro”; “non salviamo i migranti in mare così gli altri imparano e non vengono più” sono affermazioni che con il massimo della gentilezza si potrebbero definire infantili; con una dose di cattiveria si potrebbero interpretare come riedizioni di follie manifestate durante la seconda guerra mondiale, quando speravano di vincerla con le rappresaglie sulle popolazioni inermi; preferisco metterla sul ridere domandandomi quando i Tedeschi smetteranno di comportarsi come previsto dalle barzellette che li prendono in giro. Un altro esempio di rigidità tedesca che ho avuto modo di commentare si riferisce alle applicazioni delle regole di Basilea per il sistema del credito che ammazzano le nostre imprese
- è frequente una convenzionalità superficiale nell’attribuire i voti: Italia e Grecia sarebbero “old bad guys” rispetto alle “new entries” Polonia e Ungheria, primi dei “supporters” dell’asse franco-tedesco e delle sue politiche economiche e che dire della sorella Austria e della sua gestione del Brennero?
In conclusione auspico che la Merkel studi un po’ le tecniche di Project Mangement, che prevalga il dottor Jekyll – ricordatevi che lui era quello buono – e, tornando serio, osservo come l’analisi del comportamento della Merkel confermi che la questione davanti all’Europa è un unico intricato groviglio – composto da crisi economica finanziaria, attacco dell’ISIS, migrazioni e terrorismo – che va affrontato in modo organico e integrato e non si può aggredire per parti frammentate.
Non riesco a tenermi dentro due crucci che mi arrovellano: non sarà che se la proposta invece di Renzi, l’avesse formulata il suo fedele Hollande la Merkel la avrebbe accolta meglio? E perché Hollande che tanto pontifica (e parla di guerra senza quartiere, immemore del disastro creato in Libia dal suo predecessore Sarkozy) non ha formulato questa proposta o se ne era capace addirittura una migliore?
Un grazie speciale a chi ha la pazienza di leggere fino in fondo i miei post sempre troppo lunghi nonostante mi riprometta di essere più conciso.