Osservatorio sul Dialogo nell’Agroalimentare

Osservatorio sul Dialogo nell’Agroalimentare

Per un percorso partecipato verso una consapevolezza ed un impegno condivisi.

L’Osservatorio sul dialogo nell’agroalimentare è stato avviato nei primi mesi del 2018 da FIDAF, Associazione Passinsieme e rete del Festival Cerealia e da un gruppo ricercatori, docenti, operatori interessati alle dinamiche in atto nel settore agroalimentare. L’obiettivo è quello di  promuovere un processo di riflessione collettiva sui rapporti tra scienza e società coinvolgendo tutti i portatori di interesse del sistema alimentare, ovvero costruttori di sapere, operatori economici, mediatori di conoscenze, decisori, società civile. Questo processo di riflessione collettiva ha avuto un primo importante risultato nell’organizzazione del workshop “Dialogo nell’agroalimentare: dal caos al patto sociale”, che si è tenuto l’8 giugno presso l’Orto Botanico di Roma.  Il workshop ha messo a confronto portatori di interesse con background culturale, opinioni, attitudini e interessi molto diversi tra loro, a volte addirittura opposti, sui temi dell’alimentazione e della scienza nell’agroalimentare. La franca ed aperta discussione ha raggiunto pieno consenso su alcune considerazioni in merito alla situazione attuale e su alcune indicazioni per possibili rimedi.

Il rapporto tra scienza e società, e tra questi ed i decisori politici, sta vivendo una grave crisi. Il modello lineare usato nel passato non funziona più. Nel secolo scorso la conoscenza unitaria veniva generata dagli studiosi, riconosciuti come creatori ufficiali di sapere, e veniva poi trasferita da professionisti, insegnanti, tecnici e giornalisti al largo pubblico il quale fruiva passivamente dei risultati. Oggi il sapere, polverizzato in superspecializzazioni, viene comunicato per mezzo di narrazioni e linguaggi frammentati al grande pubblico, che da una parte rivendica una più attiva partecipazione nei processi decisionali che lo riguardano, ma che dall’altra risulta spesso disorientato dal flusso disordinato di input informativi che riceve. I diversi soggetti interessati svolgono le loro funzioni di operatori economici, decisori, influencer e costruttori di sapere in modo liquido, modificando nelle diverse occasioni il ruolo che interpretano. La nuova situazione genera un clima generale di confusione e di incertezza, di sfiducia reciproca, di mancato rispetto delle competenze e dei ruoli dei differenti attori e di difficile conciliazione di interessi divergenti. Questa problematica è particolarmente evidente quando si tratta di alimentazione e agricoltura, le cui interazioni con la salute dei consumatori e con l’ambiente preoccupano tutta la società. Il sistema agroalimentare nel suo insieme ha caratteri peculiari, ma anche elementi universali, per cui le riflessioni su questo sistema possono offrire importanti spunti anche per altri ambiti.

Il workshop dell’8 giugno ha rappresentato un buon punto di partenza per raggiungere una consapevolezza comune sulla situazione attuale, e ha anche evidenziato come una parte dei problemi di cui si è discusso potrebbe essere affrontata adottando un approccio sistemico interdisciplinare e transdisciplinare alla costruzione della conoscenza; favorendo una più coerente organizzazione dei flussi di informazione; promuovendo la costituzione di partenariati per l’innovazione;  individuando valori ed obiettivi condivisi e sostenendo una maggiore partecipazione del pubblico alle scelte di interesse collettivo.

A partire da questi primi risultati, l’Osservatorio si propone di continuare il confronto tra le parti interessate, promuovendo nei prossimi mesi l’organizzazione di 5 incontri a tema su:  il nostro patrimonio di conoscenze; i rapporti tra conoscenza, politica ed economia; l’utilizzo della conoscenza partendo dall’informazione; il rapporto tra conoscenza e comportamenti individuali; l’influenza della conoscenza sulle decisioni pubbliche. Il fine ultimo è quello di individuare soluzioni condivise partendo dalla costruzione di un nuovo sistema di rapporti tra gli attori dei sistemi agroalimentari. I risultati dei 5 incontri saranno presentati in un evento finale che si terrà a Roma il 7 giugno 2019 presso l’Orto Botanico dell’Università di Roma “La Sapienza”. Date e luogo degli incontri saranno pubblicizzati per tempo, dando la più ampia possibilità di partecipazione a tutti gli attori interessati.

DIALOGHI

Siete quindi tutti invitati a inviarci i vostri contributi cliccando qui.

Osservatorio sul dialogo nell’agroalimentare
Coordinatore: Andrea Sonnino

Lista fondatori

Aderenti all’Osservatorio

Antico ideogramma cinese che esprime la parola dialogo. A sinistra: orecchio; a destra dall’alto: l’interlocutore nella sua alterità e individualità; l’occhio; la sintesi (una linea orizzontale); il cuore (molto complesso con ben 4 elementi). Solo nella sintesi di quattro elementi: orecchio, occhio, alterità e cuore, si ha una comunicazione empatica.

Antico ideogramma cinese che esprime la parola dialogo. A sinistra: orecchio; a destra dall’alto: l’interlocutore nella sua alterità e individualità; l’occhio; la sintesi (una linea orizzontale); il cuore (molto complesso con ben 4 elementi). Solo nella sintesi di quattro elementi: orecchio, occhio, alterità e cuore, si ha una comunicazione empatica.

Redazione Fidaf

7 pensieri su “Osservatorio sul Dialogo nell’Agroalimentare

  1. Cara Annabella,
    lungi da me l’idea di rispondere alle tue domande, osservazioni e/o provocazioni che in gran parte condivido perché espressioni della realtà infinita della natura umana.
    Penso che nell’adottare l’ideogramma cinese (e nel suo significato) si colga subito l’impostazione positiva, forse idilliaca del rapporto che proponiamo con le altre persone.
    La realtà considera ovviamente anche l’ignorante incaponito, il mulo testardo, il disonesto patentato e una serie di soggetti con cui l’interazione appare sicuramente impossibile. Considero effettivamente difficile riconoscere e rispettare l’alterità di molti soggetti.
    Il nostro approccio è sicuramente positivo verso il genere umano. L’approccio è appunto il DIALOGO, un approccio che nasce da una frase: “ama il prossimo tuo come te stesso”. Non è poco e, sappiamo bene, che non vale per tutti. Ma, secondo me, vale per tanti sia sul piano cognitivo sia emotivo. Come opportunamente tu hai sottolineato.
    Il punto da te sollevato è centrale, lo riconosco e il tuo articolo è straordinariamente prezioso. Spero che altri intervengano sul tema da te sollevato, con commenti o articoli.
    Grazie per la tua partecipazione e la tua presenza positiva.
    Ciao Luigi Rossi

  2. Secondo me la risposta utile non è il sì no diretto alla domanda formulata alla fine della lettera. Occorre ricorrere al cosiddetto pensiero creativo laterale che esce dallo schema rigido proposto. Nel caso in esame la risposta è: contrastando con pacatezza e professionalità le sciocchezze degli irriducibili, i portatori di conoscenza in realtà contribuiscono a dare elementi di informazione / riflessione al gran numero di incerti perché non siano vittime di un bombardamento incontrastato di pregiudizi e falsità strumentali o meno che siano. Per essere ascoltati da chi non è ancora orientato, i portatori di conoscenza debbono costruire un rapporto di sintonia. La posizione di saccente che “aggredisce” i contestatori irriducibili o rifiuta il dialogo con loro. non riscuote l’attenzione profonda e la disponibilità degli indecisi che sono i veri destinatari dell’azione di informazione. Connessa con questa avvertenza è anche l’indicazione che è utile ma non prioritario rafforzare il convincimento di chi già è orientato nella giusta direzione.
    Quanto al tema uguaglianza si sono fatti passi avanti sul piano concettuale dai tempi di Amiel. A mio avviso possono essere condivise le posizioni di Amartya Sen.
    Grosso modo i capisaldi sono: garantire uguaglianza delle opportunità e non necessariamente dei risultati (la differenza possono farla le qualità soggettive, l’impegno e l’esperienza, cioè il merito); assicurare la solidarietà per i deboli; riconoscere concretamente il merito. La realizzazione della democrazia nei paesi avanzati, diversa dalla presunta democrazia guidata alla cinese (che pure ha avuto i suoi meriti nello sviluppo di quell’immenso paese) richiede la diffusione dell’informazione. Questo comporta molteplici doveri: investire nella scuola come priorità assoluta; chi si è documentato deve uscire dai santuari e dialogare nel modo giusto (vedi sopra); chi non sa non solo ha il diritto di essere informato, ma ha anche il dovere di informarsi. Del resto nessuno si scandalizza del concetto di scuola dell’obbligo; ne va semplicemente aggiornata l’implementazione.
    Molto delicato il tema del controllo dei canali di informazione / formazione / comunicazione. Decisivo è assicurare pluralismo ( e quindi dialettica), libertà di espressione e di accesso , e rondo me la risposta utile non è il sì no diretto alla domanda formulata. Occorre ricorrere al cosiddetto pensiero creativo laterale che esce dallo schema rigido proposto. Nel caso in esame la risposta è: contrastando con pacatezza e professionalità le sciocchezze degli irriducibili, i portatori di conoscenza in realtà mirano a dare elementi di informazione / riflessione al gran numero di incerti perché non siano vittime di un bombardamento incontrastato di pregiudizi e falsità strumentali o meno che siano. Per essere ascoltati da chi non è ancora orientato i portatori di conoscenza debbono costruire un rapporto di sintonia. La posizione di saccente che “aggredisce” i contestatori irriducibili o rifiuta il dialogo con loro non riscuote l’attenzione e la disponibilità degli indecisi che sono i veri destinatari dell’azione di informazione. esponsabilità (perché la libertà ha senso solo se si risponde di fronte alla legge di quello che si dice e si fa. Da questo punto di vista secondo me l’anonimato sul web e in problema e sopratutto non capisco l’asimmetria nella responsabilità tra digitale e carta stampata

  3. La maggior parte dell’informazione sul cibo giunge ai cittadini dal marketing, che sfrutta le conoscenze della psicologia per instillare nelle coscienze paure e sogni. Ovviamente lo fa a vantaggio di alcuni prodotti demonizzandone altri. Occorre disintossicarsi dal marketing!

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