Opportuna una nuova legislazione per le piante prodotte con nuove tecniche genomiche
In risposta alla consultazione pubblica sulla nuova normativa europea New Genetic Techniques e cioè sulla legislazione per le piante prodotte con alcune nuove tecniche genomiche, l’UNASA (Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze Applicate allo Sviluppo dell’Agricoltura, alla Sicurezza Alimentare ed alla Tutela Ambientale), ha chiesto al professor Michele Morgante di esprimere il proprio parere a nome dell’Associazione. E’ possibile conoscere il testo del prof. Morgante, trasmesso dall’UNASA il 21 ottobre, cliccando sul link: http://www.unasa.net/notizie/.
I punti essenziali del testo possono essere così riassunti. Anzitutto il richiamo alla necessità di andare verso una intensificazione sostenibile dell’agricoltura per fare fronte all’aumento dei fabbisogni alimentari, quantitativi e qualitativi, di una popolazione mondiale in continua crescita. Obiettivo che per essere raggiunto non può prescindere dall’utilizzo delle tecnologie genetiche più avanzate, in grado di rinnovare il patrimonio varietale, in modo da fare fronte a nuove condizioni colturali e ad affrontare i cambiamenti dell’ambiente di coltivazione e i nuovi parassiti che possono minacciare le piante. Affinché i prodotti della ricerca possano trovare applicazione nel sistema produttivo, è però necessario che vi sia anche una legislazione che consenta all’innovazione di arrivare sul mercato senza inutili vincoli e restrizioni.
Purtroppo la Corte di Giustizia Europea il 24 luglio 2018 ha deciso, sulla base della regolamentazione adottata 20 anni fa sugli OGM, ed ignorando il parere di numerose Accademie e Società scientifiche, che i prodotti del genome editing sono da considerarsi a tutti gli effetti come OGM. Ne deriva che le piante derivate dalle nuove tecnologie genetiche, e i loro prodotti, prima di ottenere il rilascio in campo e per il consumo alimentare, devono superare lunghi tempi burocratici con costi che, per ciascun nuovo evento di modificazione, sono dell’ordine dei 30 – 50 milioni di euro. In questo modo, fra l’altro, oltre limitarne la diffusione, si favoriscono le grandi aziende sementiere e si fa un torto alle piccole e medie non in grado di sostenere costi così elevati, soprattutto per le specie di maggiore interesse commerciale. E’ quindi necessario riscrivere la direttiva sugli OGM 2001/18/EC. Revisione che prenda atto, come sostenuto dalla comunità scientifica, che le mutazioni che si possono ottenere con il genome editing sono identiche a quelle ottenibili spontaneamente e per mutagenesi indotta e quindi, di fatto, indistinguibili e non tracciabili.
Documento analogo in lingua inglese (v. https://ueaa.info/) è stato prodotto dal professor Mario Enrico Pè e trasmesso all’ UEAA (Union of Europeam Academies for Science Applied to Agriculture, Food and Nature) in modo da rendere partecipe anche la rete europea delle Accademie agricole all’azione dell’UNASA.