Nuove varietà resistenti per una vitivinicoltura competitiva e altamente sostenibile

Nuove varietà resistenti per una vitivinicoltura competitiva e altamente sostenibile

Il sistema agroalimentare europeo, sostenuto dalla PAC, mira a diventare uno standard globale per la sostenibilità. Per proseguire in tale direzione sono state attuate specifiche strategie quali “Farm to fork” e “Biodiversità”, cardini del Green Deal.

Il passaggio a un sistema alimentare sostenibile comporta, infatti, benefici ambientali, sanitari e sociali, oltre a offrire un profitto più equo per i produttori. Un assist importante per raggiungere tale obbiettivo, anche nell’ottica di mitigare gli effetti del cambiamento climatico in atto, deriva dalla riduzione di input di sintesi e di rilasci di sostanze inquinanti nell’ambiente. Per questo la Commissione europea da tempo sta ponendo vincoli stringenti, finalizzati a ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici entro il 2030.

La viticoltura costituisce il 3% della superficie agricola europea, tuttavia, utilizza il 65% di tutti fungicidi impiegati in agricoltura, ovvero 68 mila tonnellate/anno (Zambon et al., 2019), rappresentando una tra le attività agricole a maggior impatto ambientale. Le tradizionali varietà di vite (Vitis vinifera) coltivate in Europa non possiedono, infatti, geni di resistenza a peronospora e oidio, patogeni che rappresentano le principali avversità fungine della vite. Pertanto, per salvaguardare la produzione vitivinicola, diminuendo il più possibile il ricorso alla chimica di sintesi nella difesa della pianta e le emissioni di sostanze inquinanti nell’ambiente, i ricercatori hanno sviluppato nel tempo varietà resistenti a peronospora e oidio, attraverso il miglioramento genetico.

Tuttavia, nonostante l’impegno profuso nel tempo da numerosi centri di ricerca, è solo dal 2009 che si sono affacciati sul mercato i primi vitigni resistenti a tali patogeni. Queste varietà presentano la quasi totalità di DNA di Vitis vinifera subsp. sativa e sono state selezionate, in seguito a reincroci, per la loro capacità di resistere alle malattie. Quest’ultima deriva, nello specifico, dai vitigni di vite non-vinifera (americana o asiatica) impiegati in origine, nel primo incrocio con la V. vinifera.

L’interesse suscitato da questi nuovi vitigni resistenti/tolleranti presso i viticoltori della Regione Emilia-Romagna è enorme, soprattutto da parte di coloro che della sostenibilità hanno fatto la loro missione aziendale. Dal momento che la sostenibilità ambientale va di pari passo con quella economica e sociale, è facile intuire i vantaggi associati alla coltivazione di tali varietà. In primis, il minor uso di antiparassitari, oltre a ridurre il rilascio di inquinanti nell’ambiente e i rischi per l’operatore, consente un risparmio di costi legati alla difesa della vite. Inoltre, la conseguente diminuzione del transito delle macchine irroratrici in vigneto comporta una maggiore tutela della struttura del suolo, con effetti positivi sulla nutrizione (aumento della superficie colloidale) e sulla risorsa idrica (maggiore capacità del suolo di trattenere l’acqua), in aggiunta a un risparmio energetico e a un vantaggio economico per il produttore.

Il numero crescente di varietà resistenti recentemente iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vino (attualmente 36) conferma il notevole interesse verso tali vitigni. In Italia, attualmente, la superficie coltivata con queste varietà è di circa 2.500 ettari ed è destinata ad aumentare in tempi rapidi. Nello specifico, la coltivazione delle varietà risulta autorizzata in Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Emilia-Romagna e Marche ed è in via di autorizzazione in altre regioni. Con il regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 6 dicembre 2021, l’Unione Europea ha dato il suo via libera all’inserimento dei vitigni resistenti alle malattie fungine o “PIWI” nei vini a Denominazione di Origine.

 

Il notevole interesse da parte dei produttori dell’Emilia-Romagna per la coltivazione di varietà resistenti ha portato alla realizzazione del Piano “Nuove varietà e tipologie di prodotti per una vitivinicoltura competitiva e altamente sostenibile – VITIRES”, ammesso a contributo, nel 2020, nell’ambito del Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2014-2020, Tipo di Operazione 16.1.01 – Gruppi Operativi del Partenariato Europeo per l’Innovazione: “Produttività e Sostenibilità dell’Agricoltura” Focus Area 2A . Il lavoro è stato reso possibile dal Gruppo Operativo per l’Innovazione, coordinato e realizzato da Ri.Nova, con il supporto scientifico di FEM e la fattiva collaborazione di ASTRA – Innovazione e Sviluppo, TERRE CEVICO, Cantine Riunite & CIV, CAVIRO sca, Cantina Sociale di San Martino in Rio, DINAMICA, Soc. Agr. Visconti Massimo & C. s.s, Az. Agr. Garavini Irene, Az. Agr. Ca’ di Camilla, Salizzoni Società Agricola, Az. Agricola Cinti Floriano, Podere Prasiano di Grotti Emanuela Soc. Agri. S.S. e della Coop. Sociale Il Ventaglio di ORAV.

In linea con quanto suddetto, l’obiettivo principale del Piano di Innovazione è quello di valutare le nuove varietà resistenti ai patogeni, recentemente ottenute attraverso il miglioramento genetico (incrocio tradizionale), per conseguire informazioni oggettive sulle effettive performance agronomiche ed enologiche, al fine della loro coltivazione nell’ambito della produzione vitivinicola regionale. La filiera vitivinicola della RER ha, infatti, estrema necessità di questa innovazione varietale finalizzata a valorizzare gli asset fondanti della vitivinicoltura moderna, sostenibile e competitiva sui diversi mercati, sia nazionali che esteri.

Tra le diverse attività realizzate dal GOI nell’ambito del Progetto, sono state condotte a Tebano (Faenza, RA, Figura 1), valutazioni agronomiche ed enologiche sulle principali varietà resistenti/tolleranti, attualmente iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite da Vino (Figura 2 e Figura 3). Sono state, inoltre, effettuate prove per la realizzazione di nuove tipologie di vini, prodotti da vitigni resistenti, recentemente autorizzati alla coltivazione in Emilia-Romagna. In particolare, la vinificazione di uve da raccolta anticipata/tardiva e selettiva e gli innovativi protocolli di vinificazione adottati hanno esaltato le peculiarità delle varietà resistenti/tolleranti valutate, fornendo indicazioni utili a valorizzarne il potenziale enologico. Il Progetto prevede anche lo svolgimento di un’analisi di mercato per la verifica dell’accettazione al consumo dei vini ottenuti dalle nuove varietà resistenti. Nell’ambito del Piano sono state, inoltre, realizzate numerose iniziative di Divulgazione, volte a dimostrare i tangibili benefici associati all’impiego di varietà resistenti e a trasferire ai produttori conoscenze per una gestione altamente sostenibile del vigneto.

In un momento storico in cui il futuro della viticoltura è costantemente messo a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico e in cui le normative vigenti impongono severe limitazioni nell’uso di composti a base di rame e la revoca di numerosi principi attivi di sintesi chimica, i vitigni resistenti rappresentano un prezioso alleato per un percorso produttivo sostenibile e competitivo, in sinergia con gli obbiettivi dell’UE.

 

Bibliografia

Zambon Y., Khavizova A., Colautti M., Sartori E. (2019). Varietà di vite resistenti alle malattie e rame: opportunità e limiti. Quaderni dei Georgofili.

 

Iniziativa realizzata nell’ambito del Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2014-2020 –

Tipo di Operazione 16.1.01 – Gruppi operativi del Partenariato Europeo per l’Innovazione: “Produttività e Sostenibilità dell’Agricoltura” Focus Area 2A – Progetto “Nuove varietà e tipologie di prodotti per una vitivinicoltura competitiva e altamente sostenibile – VITIRES”

 

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Redazione Fidaf

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