Le più caratteristiche distorsioni del sistema partito si manifestano tutte nel Movimento 5 stelle nel momento in cui arriva al potere: guerre intestine tra cordate; pretese individuali di posti immediati; avvio di strategie per futuri più elevati posizionamenti; veti incrociati; riproposizione di vecchi arnesi della politica già soppesati per i loro trascorsi oltre che per le loro provenienze; dossier; scomuniche. Altro che “uno conta uno“, “cariche a rotazione” “democrazia diretta“, “decide la rete” “trasparenza delle decisioni” “tutto in streaming” “lo statuto del movimento non è uno statuto” ( erano questi gli orgogliosi slogan e per la verità, dopo l’istituzione del direttorio, la raffica di espulsioni per dissidenza, e l’eredità di pacchetti societari “di controllo”, qualche dubbio al riguardo era già venuto). Per venirne, forse, a capo è occorso un intervento del capo supremo Grillo: fa tanti di quei passi (di danza) indietro avanti e di lato che si trasforma da comico in ballerino. Ma dove starebbe la “vera” democrazia e la differenza di sostanza con i “soliti partiti della casta”?
Una domanda non marginale sulla democrazia diretta se la pone Michele Serra nel suo intervento “L’amaca” su la Repubblica del 2 luglio: gli eletti del Movimento 5 Stelle, a qualunque livello, si atterranno se si determinasse contraddizione, al peraltro confuso “codice di comportamento del loro movimento” o alle leggi della Repubblica? E comunque come la mettiamo col dettato costituzionale di rappresentanza della Nazione senza vincolo di mandato?
Nessuna demonizzazione di questa nuova classe politica; solo che ci risparmino una presunta nobiltà autoattribuita, figlia della proclamata diversità; altri hanno giocato questa carta, smentiti poi clamorosamente dai comportamenti. Non a caso nella figura le figure reali sono vecchi che faticosamente camminano mentre i giovani sono ombre cinesi, leggere, danzanti (comunque artefatte rispetto alla realtà).
Ripercorriamo l’ultimo quarto di secolo:
- prima i “diversi moralmente superiori” erano quelli del PCI con Berlinguer che parlava di questione morale rivendicando una diversità ontologica del suo partito; abbiamo visto come è andata a finire: anche se tangentopoli li ha risparmiati – non si sa come, ricordatevi il conto Gabbietta – non sono mancate brutte storie anche recenti, inclusa Mafia Capitale
- ricordiamoci anche il caso Lega: “onestà, onestà” lo gridavano anche loro a più riprese, poi accuse su investimenti in diamanti, acquisto lauree, mancette e ruberie varie (magari nel mondo sanità lombardo), in seguito grande pulizia con la scopa e ora una ragionevole gestione con idee che piacciano e non piacciano sono allineate con quelle di una consistente frazione di Italiani e anche di Europei; anche la Lega è ora membro a pieno titolo della famiglia dei partiti che partecipano al potere
- considerazioni simili si potrebbero esprimere per la destra “dura e pura” di Alemanno e dintorni anche nelle versioni più recenti.
Non sarà che come “la gratitudine è il sentimento della vigilia della concessione del beneficio” (io diceva Enrico De Nicola un politico sui generis), “l’onestà è il rigore del prima dell’accesso al potere” ?
Guardiamo non le etichette, ma i fatti quelli alle nostre spalle, quelli davanti ai nostri occhi e quelli che vedremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni. La gravità della situazione nazionale e internazionale darà modo alle forze politiche di far valere la validità delle rispettive proposte. Sulla vecchia politica – mi riferisco al periodo dal dopoguerra alla fine degli anni ’60 – il risultati in termini di progresso economico e sociale sono incontestabili. Non altrettanto si può dire dei decenni ione del ’68 e del relativismo culturale successivi (con buona pace dei fan della liberazione del ’68 e dei fautori del relativismo culturale)
Urge una regolamentazione dei partiti, quanto più possibile condivisa (le questioni da affrontare sono tutte importanti: sistema decisionale e democrazia interna,applicazione delle norme del codice civile sulle strutture associative, inclusi i documenti di bilancio, le modalità di finanziamento). La mancata attuazione di questa norma costituzionale ha generato una serie di paradossi i cui effetti devastanti vanno interrotti o quantomeno contenuti.
Anche il movimento 5 Stelle si metta al lavoro per contribuire a definire le regole, anzi si faccia promotore di un’azione politica in tal senso e interrompa la sceneggiata in corso sulla legge elettorale per cui dopo aver definito l’Italicum una vergogna quando fu approvato, ora afferma che non va toccato. E’ evidente che il cambiamento di posizione deriva solo dalla consapevolezza che nelle mutate circostanze l’Italicum favorisce il Movimento. Primo segno di onestà intellettuale sarebbe chiamarsi partito perché differenze tra questo movimento e i partiti tradizionali ce ne stanno proprio poche. Perfino Forza Italia, soggetto politico nato appunto come “qualcos’altro”, a un certo punto ha preso atto che era … un Partito).
Qui si può approfondire il senso dell’articolo della Costituzione che dà indicazioni su caratteristiche e ruolo dei partiti.