“Monetica”: neologismo di valore

“Monetica”: neologismo di valore

“Monetica”: un sostantivo – in verità alquanto brutto – nato qualche anno fa, che non riesce a entrare nel linguaggio corrente.  Monetica è la fusione di moneta e informatica e dice chiaramente qual è la ormai affermata tendenza per le transazioni commerciali che si concludono con un pagamento.

Non più trasferimenti di carta-moneta, ma semplici operazioni informatiche: gli importi vengono automaticamente e simmetricamente addebitati sui conti dei debitori e accreditati su quelli dei beneficiari. Basta una scheda, una tessera, un aggeggio capace di azionare un marchingegno adeguatamente programmato. “Monetica” è una parola brutta, ma ad essa ci avvicineremo, allenati sempre più dalle varie CartaSi, American Express, Diners, ecc.

L’Italia è in notevole ritardo rispetto non solo agli Stati Uniti, ma anche a quasi tutti i paesi del nostro continente. Quali le ragioni? Tante: dalla minore presenza di esercizi commerciali convenzionati, alla frammentazione demografica in migliaia di piccoli Comuni, molti dei quali dislocati in aree montane o comunque lontane da strutture attrezzate sia per l’offerta di “carte e tessere”, sia per la loro utilizzazione; nonché dalla inadeguata “cultura” riferita alla opportunità e utilità di evitare l’uso dei tradizionali mezzi di pagamento.

Ma la ragione vera del nostro ritardo è costituita soprattutto dalla carenza di consapevolezza circa la convenienza e i concreti vantaggi connessi all’uso delle carte di credito e delle soluzioni informatiche. Una disinformazione che ingigantisce i timori e i rischi derivanti dalla temuta perdita, per smarrimento o furto, della “moneta di plastica”.

L’utilizzo fraudolento delle carte di credito è certamente una realtà dalla quale non si può prescindere, ma che non comporta problemi per i titolari accorti: basta conservare fotocopia – o, comunque, gli estremi – dei “preziosi” documenti e avere a portata di mano il numero di telefono degli Istituti emittenti, per segnalare eventuali “incidenti”, con tutta immediatezza e precisione.

In Italia le carte sparite, rubate o comunque non usate dai legittimi proprietari rappresentano, per fortuna, una percentuale sicuramente esigua; e quelle utilizzate per compiere truffe costituiscono una modesta frazione di essa. Non v’è ragione, quindi, per allarmismi eccessivi, soprattutto se si provvede con sollecitudine ad attivare gli adempimenti predisposti per bloccare la loro validità.

Giova ricordare che in caso di furto o di scippo, immediatamente dopo la segnalazione telefonica alla società emittente, va presentata denuncia alle competenti Stazioni dei Carabinieri o Commissariati di Pubblica Sicurezza, fornendo ogni elemento utile ai fini delle loro indagini.

In caso di smarrimento va fatta analoga denuncia, copia della quale va allegata alla lettera raccomandata da indirizzare, con tutta sollecitudine, all’istituto che aveva rilasciato il documento. E’ un adempimento – quest’ultimo – che solleva l’interessato da ogni responsabilità.

Niente allarmismi, quindi. Il nostro ritardo, rispetto ai paesi di pari sviluppo economico-sociale, ci consente, anzi, di organizzarci meglio – sfruttando le loro esperienze – per contenere i fenomeni criminosi connessi alle transazioni informatiche e, più in generale, all’uso delle carte di credito.

Molti esercizi si vanno dotando, ormai, di apparecchiature sempre più aggiornate, anche per impedire usi impropri o fraudolenti – quali, ad esempio, acquisti oltre i tetti di spesa consentiti – da parte di illegittimi utilizzatori della “monetica”.

Ed inoltre – mentre società emittenti e negozi convenzionati si vanno sempre meglio e più diffusamente organizzando – anche il legislatore dovrebbe meglio attivarsi mediante specifiche disposizioni per facilitare anche il lavoro dell’autorità giudiziaria, che interviene, però, soltanto a seguito di querela di parte. Con la conseguenza che molti malfattori la fanno franca, per la scarsa propensione delle “vittime” ad adire la giustizia, per i suoi tempi lunghi e per le spese certe, a fronte di risultati positivi assai aleatori; e, comunque, a distanza di anni.

E allora? La crescita culturale, con un più rapido allineamento del nostro comportamento a quello degli altri paesi occidentali, con vantaggi sicuri – in particolare per utilizzatori, settore commerciale e società emittenti – postula adeguate iniziative del legislatore e della pubblica amministrazione finalizzate a favorire l’uso delle “monete di plastica”, non consentendo ai fornitori di servizio o di prodotti la discriminazione tra i propri clienti abituali e quelli occasionali.

La diffusione della “monetica” andrebbe sostenuta, soprattutto nelle aree a scarsa densità demografica, povere di strutture utili per il suo uso, quali generalmente sono quelle agricole.

The Garden at Vetheuil - Claude Monet

Redazione Fidaf

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