Microrganismi di recente o temuta introduzione di interesse per il nostro patrimonio forestale
L’introduzione in un’area di organismi nocivi non nativi è fenomeno sempre più ricorrente, per lo più connesso alla grande e crescente massa di merci quotidianamente scambiate da un continente all’altro; anche gli spostamenti di persone possono avere un ruolo. Questa “unificazione microbica del pianeta” altro non è che un “effetto collaterale” della globalizzazione, e il primo esempio nella storia è forse riconducibile alla pandemia di peste nera che funestò l’Europa a metà del XIV secolo: l’agente era un batterio veicolato da una pulce che alternava il parassitismo su ratti e uomo, il tutto sbarcato inizialmente in Sicilia da una nave proveniente da Oriente. Se la diffusione su scala mondiale di materiali e individui (ma anche servizi, cultura, idee e innovazione, e non solo) è, per lo più, letta dai sociologi in termini positivi, non è possibile sottovalutare il rischio che di tali movimenti possano approfittare patogeni e parassiti per compiere migrazioni e invasioni biologiche altrimenti impossibili attraverso meccanismi naturali.