Microchip e droni per sterminare le divoratrici di api

 È una battaglia tecnologica senza esclusione di colpi quella che ci si appresta a combattere contro la «vespa velutina», il killer delle api che rischia di mettere in ginocchio la produzione di miele nazionale.
Il «calabrone asiatico» è approdato in Francia (a Bordeaux) tramite un carico di legname seminando il panico e dimezzando il numero di alveari. Ora questo imenottero si è diffuso in Liguria e nel Cuneese. La sua comparsa è un pericolo anche per il mantenimento dell’intero sistema agricolo in cui il contributo delle api è determinante. È un killer spietato che ha sviluppato una tecnica sopraffina: vola in «overing» sull’arnia come un elicottero, attende il ritorno delle «bottinatrici» e le assale; separa il capo, l’addome e trattiene solo il torace ricco di proteine con cui sfama le proprie larve.
Il ministero delle Politiche agricole ha finanziato un progetto di ricerca, coordinato dal Cra-Api, che unisce il dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell’Università di Torino, il Politecnico, l’Università e il Cnr di Pisa e il «Gruppo vespe» del dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze. In primavera si posizioneranno le trappole, bottiglie piene di soluzioni zuccherine o birra, per attrarre le femmine di calabrone asiatico. In seguito, dopo aver posizionato sulla schiena della vespa velutina catturata un microchip (o «tag» dal peso di 2 milligrammi), bisognerà individuare la posizione dei nidi. Lo si farà attraverso un «radar armonico» in grado di geolocalizzare il calabrone “taggato” seguendo il suo tragitto di ritorno. A quel punto si distruggerà il nido. Un’altra strategia messa a punto da Università e Cnr di Pisa prevede una tecnologia complementare: un drone che insegue il calabrone fino al nido e che può essere in grado di rilasciare sostanze che lo distruggono. Il drone, finora un prototipo, sarà completato e pronto a fine marzo 2015.
Ape insetto

Redazione Fidaf

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