Micro e nanoplastiche negli alimenti

Micro e nanoplastiche negli alimenti

È indubbio che la plastica ha invaso i mari divenendo pericolosa per gli animali marini, un rischio per la loro sopravvivenza e per la pesca. Non bisogna però sottovalutare i pericoli della plastica che non si vede e che sta invadendo non solo la terra e i mari, ma anche gli alimenti con rischi non ancora determinati. Infatti le plastiche scaricate nelle acque o abbandonate sui terreni, sotto l’azione di diversi agenti anche atmosferici, vanno incontro a una disgregazione dalla quale originano delle particelle sempre più piccole fino a divenire invisibili a occhi nudo: microplastiche e nanoplastiche. Microplastiche sono una miscela eterogenea di frammenti, fibre, sferoidi, granuli, granuli, scaglie o perline di plastica di dimensioni comprese dai cinque millimetri a un decimo di millimetro. Nanoplastiche sono corpuscoli di plastica di dimensione, con struttura interna o struttura superficiale su scala nanometrica che va da uno a cento nanometri (milionesimi di millimetro). Anche per le plastiche bisogna evitare che si ripeta quanto avvenuto con l’amianto o asbesto, ritenuto un materiale sicuro quando è in forma compatta o inglobata con altri materiali, ma che diviene un potente cancerogeno quando si riduce in micro o nanoparticelle. Non bisogna inoltre dimenticando che numerose ricerche stanno dimostrando che microplastiche e nanoplastiche arrivano negli alimenti e per questo l’argomento è stato e rimane oggetto un argomento di indagini scientifiche e d’attenzione di organizzazioni internazionali quali l’Agenzia europea EFSA che nel 2016 ha emesso un’importante e dettagliata dichiarazione (EFSA Statement – Presence of microplastics and nanoplastics in food, with particular focus on seafood – 11 May 2016).

Le microplastiche presenti negli alimenti hanno diverse origini, la più importante delle quali sono i frutti di mare, gamberetti e pesci piccoli che le concentrano nei loro organi, mentre non sono presenti nel pesce grosso nel quale si elimina il tratto gastrointestinale. Vi è presenza di microplastiche anche nel miele, birra e sale da cucina. Non si esclude che le microplastiche contenute nelle farine di pesce date in alimentazione a polli e maiali possano finire negli alimenti da loro prodotti. Inoltre microplastiche possono provenire da altre fonti oltre al cibo, ad esempio nuovi prodotti tessili e altri processi come strumenti di cucina. Le microplastiche possono contenere anche additivi e assorbire contaminanti. Le microplastiche di maggiori dimensioni presenti negli alimenti sembra siano eliminate con le feci senza produrre danni significativi, mentre quelle di minori dimensioni possono attraversare la barriera intestinale causando un’esposizione sistemica. In un quadro di conoscenze sulle microplastiche ancora molto incompleto molto grave è che poco si sappia sui loro effetti sul microbiota digestivo, sulla potenziale formazione di nanoplastiche nel tratto gastrointestinale umano e non si abbia una sufficientemente precisa valutazione del rischio per la salute umana.
Molto scarse sono le conoscenze sulle nanoplastiche presenti negli alimenti o che arrivano all’uomo dall’acqua, aria, rilascio di macchinari, attrezzature e prodotti tessili di poliestere, poliammide, acrilico ed elastane (pile o pail) che durante la fase di lavaggio rilasciano grandi quantità di microparticelle di plastica. Per le loro dimensioni le nanoplastiche possono entrare nelle cellule ma le conseguenze per la salute umana sono ancora sconosciute, come ignoti sono gli effetti di processi del cucinare e cuocere sulle microplastiche. C’è anche mancanza di informazioni sul destino delle nanoplastiche nel tratto gastrointestinale e i dati disponibili riguardano soltanto il loro assorbimento e la distribuzione, mentre difettano informazioni sul loro metabolismo e escrezione.
Le microplastiche e le nanoplastiche non sono solo un problema marino o delle acque ma riguardano anche l’ambiente terrestre. Secondo recenti indagini (Ng E. L., Huerta Lwanga E., Eldridge S. M., Johnston P., Hu H., Geissen V., Chen D. – An overview of microplastic and nanoplastic pollution in agroecosystems – Sci Total Environ. 2018 Jun 15, 627, pag. 1377-1388) la quantità di particelle di plastica negli agroecosistemi può essere elevata in conseguenza di rifiuti variamente riciclati e della pacciamatura di film plastici agricoli e sull’argomento sono necessarie più ampie ricerche sul potenziale nocivo o negativo sugli agroecosistemi esercitato dai rifiuti urbani e dalle attrezzature agricole in plastica. Inoltre numerose indagini stanno dimostrando che le microplastiche interagiscono con gli organismi che hanno essenziali funzioni negli ecosistemi terrestri, come gli invertebrati del suolo, i funghi terrestri e gli insetti impollinatori di piante e per questo è indispensabile una specifica ricerca per chiarire gli effetti delle microplastiche sui terreni agricoli (De Souza Machado A. A., Kloas W., Zarfl C., Hempel S., Rillig M. C. – Microplastics as an emerging threat to terrestrial ecosystems – Glob. Chang Biol. 2018 Apr;24 (4) pag. 1405-1416).

Infine è da ricordare l’assenza di metodi e definizioni standardizzate necessarie per valutare l’esatta esposizione degli esseri umani a micro e nanoplastiche attraverso la loro dieta, come sottolineato da diversi autori e soprattutto da Toussauint e coll. (Toussaint B., Raffael B., Angers-Loustau A. et alii – Review of micro- and nanoplastic contamination in the food chain – Food Addit Contam Part A Chem Anal Control Expo Risk Assess. 2019 Apr 15:1-35).
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Redazione Fidaf

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