L’insostituibile ruolo delle Università

L’insostituibile ruolo delle Università

L’ultimo editoriale “Dottori in Agraria e Forestali, Agronomi, Dottori Agronomi e Forestali: una questione non solo formale” del Presidente Andrea Sonnino, pubblicato su AgriCulture il 26 maggio scorso, ha suscitato vasto interesse tra i laureati in Scienze Agrarie e Forestali e non solo. Riceviamo adesso – e volentieri pubblichiamo – questo contributo del Dott. Nicola Santoro, che discute il ruolo delle Università nello sviluppo culturale, sociale ed economico del nostro Paese. Aspettiamo altri contributi sul tema di una preparazione delle giovani leve alla vita lavorativa e di una organizzazione professionale che rispecchino le mutazioni in atto della nostra società e siano funzionali alle esigenze da essa espresse (N.d.R.).


Il ruolo delle Università – ormai ben radicate in molte aree dell’intero Paese – merita sicuramente, a mio avviso, attenzione piena, non occasionale e postula riflessioni e valutazioni aggiornate, con riferimento sia al loro assetto organizzativo, sia ai programmi da realizzare.

Le Amministrazioni locali, le Organizzazioni professionali e Sindacali, gli Ordini e le Associazioni di categoria, di tutti i settori, debbono farsi carico di un sereno esame di tale questione, non già per assecondare aspettative corporative o velleitarie, bensì per concorrere a esaltare ansie legittime di crescita culturale e civile, ossia per contribuire a dare ulteriore utilità al loro ruolo; soprattutto per favorire la emersione – in un costante dibattito costruttivo, connotato da apporti qualificati – delle prospettive economico-sociali e, quindi, occupazionali, delle aree ad esse connesse.

Sarebbe fuorviante, infatti, l’analisi delle situazioni, senza valutazioni serene, ma audaci, capaci di penetrare il futuro di settori – quale quelli agricoli, agroalimentari, turistici – che dovranno continuare a recepire trasformazioni epocali, misurandosi ulteriormente con sfide assai difficili, imposte dallo sviluppo tecnologico e dalla mondializzazione dei mercati.

Non giova, pertanto, continuare a valutare il loro bacino di utenza solo in termini di studenti, con riferimento alle vocazioni tradizionali dei relativi territori o alle disordinate opportunità turistiche favorite dal loro patrimonio naturale, rurale, storico e architettonico.

È indispensabile, ormai, tener presente che le innovazioni nei processi lavorativi, nella tecnologia, nei prodotti, nelle strategie di comunicazione e di marketing hanno determinato e sempre più faranno nascere bisogni nuovi, nonché opportunità occupazionali assai diverse da quelle che al momento delle loro nascite connotavano il mercato del lavoro.

Viviamo una stagione radicalmente nuova, che assume una valenza inimmaginabile per coloro che restano ancorati a un passato non remoto.

Si può essere attori, spettatori o vittime di siffatti ineludibili processi di innovazione e di trasformazione, a seconda della concreta capacità di recepirne la portata. Non è vero che viviamo in un’epoca di incertezze; mai come oggi vi è una certezza assoluta: quella del cambiamento.

Le sfide che incombono non coinvolgono soltanto docenti e tecnici, bensì tutti coloro che hanno responsabilità politiche, manageriali, amministrative, gestionali.

“Lascia dormire il futuro come merita” consigliava Kafka, ma il suo pessimistico consiglio mai come oggi va disatteso, poiché il futuro delle nuove generazioni va costruito con intelligenza, dominando i mutamenti economici, sociali, tecnologici e debellando il diffuso retroterra di debolezze progettuali.

Le Università hanno un ruolo insostituibile, poiché le innovazioni più significative trovano le loro radici nello sviluppo culturale, prima ancora che in quello tecnologico; ma devono saper concretamente corrispondere alle reali esigenze soprattutto delle aree di competenza, per sollecitamente recepire le nuove, ineludibili realtà.

Ed ecco, quindi, la necessità di monitorare periodicamente la complessa realtà e le affidabili prospettive delle varie aree, sulla base di valutazioni ad ampio spettro, in funzione di elementi raccordati alle esigenze dei settori produttivi e, conseguentemente, delle possibilità occupazionali che essi offrono.

Né va trascurata, contestualmente, la strategia finalizzata a favorire la formazione di giovani capaci di diventare imprenditori di sé stessi, per sconfiggere la diffusa mentalità dei “cercatori di posti”.

È necessaria una presa di coscienza diffusa del ruolo formativo della Scuola tutta – e delle Università in particolare – soprattutto ai fini di una adeguata conoscenza della inarrestabile tecnologia, anche per evitare un suo uso distorto.

In sintesi conclusiva: quale Università, alla luce dei cambiamenti, certi ed epocali, che sono sotto i nostri occhi? Aiutiamo coloro che ne reggono la gestione; aiutiamoli a fare scelte ispirate da esperienze concrete, nonché da capacità di analisi riferite a prospettive sempre più complesse.

Redazione Fidaf

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