L’incendio nella pineta di Castelfusano e l’educazione civica
Le temperature atmosferiche superiori alla media durante i mesi primaverili avevano annunciato una calda estate in tutta la Regione mediterranea.
Le previsioni non sono state smentite e secondo una secolare tradizione, è iniziata la stagione degli incendi forestali dal Portogallo all’Italia, alla Grecia.
Dalla metà di luglio, la città di Roma si è trovata circondata, nel volgere di pochi giorni, da un anello di fuoco, sia pure discontinuo, ma sufficiente a mettere in crisi le principali vie di comunicazione, dalle autostrade di collegamento tra Nord e Sud, a quelle che portano al mare, dalla Via Pontina, alla Cristoforo Colombo.
Il 17 luglio, gli incendi si sono ripetuti nel territorio di Castelfusano ed in particolare nella Pineta, che aveva già subito gravi danni il 4 luglio del 2000.
L’intervento della Protezione civile è stato immediato e l’imponente impiego dei mezzi aerei antincendio, come Canadair, elicotteri delle numerose squadre dei Vigili del Fuoco, con il supporto dei Carabinieri Forestali e dei volontari, è stato fondamentale per circoscrivere l’area colpita e domare i focolai, che rischiavano di estendersi nella popolosa zona dell’Infernetto.
Mentre la colonna di fumo sospinta dal vento dal mare verso l’entroterra si sta disperdendo, è lecito porsi la domanda se il verde, in Italia, è destinato a rimanere al di sotto dell’attenzione e della considerazione di cui è circondato nel resto d’Europa.
La recente modifica della Pubblica Amministrazione, come è noto, attribuisce la difesa dagli incendi boschivi ai Vigili del Fuoco, con l’obbiettivo di ottenere una più efficace sinergia ed un risparmio economico, modificando la gestione dei mezzi aerei di cui era fornito il soppresso Corpo Forestale dello Stato.
Se ciò appare da un lato come un’efficace decisione amministrativa, dall’altro lascia aperta la complessa problematica degli incendi boschivi, che vede coinvolti gli Enti responsabili della gestione del territorio e cioè Stato, Regioni, Provincie, Comuni, Organizzazioni di volontariato ed i cittadini.
2.
Nel volgere degli anni, è risultato evidente che gli incendi del patrimonio arboreo del nostro Paese, grandi o piccoli, colposi o più frequentemente dolosi, provocano danni economici nettamente superiori al valore del materiale legnoso distrutto.
Ne deriva l’impoverimento dell’ambiente, del paesaggio, della biodiversità, delle vestigia della storia e della cultura, che impongono una costosa opera di restauro, a volte impossibile, nel caso delle perdite di vite umane.
Il rapporto tra il costo dello spegnimento di un breve tratto di sterpaglia lungo una via di comunicazione stradale o ferroviaria e quello causato dal blocco del traffico, che si ripercuote per ore sul sistema veicolare, è impressionante.
L’evento verificatosi nella Pineta di Castelfusano porta alla ribalta la necessità di un maggiore approfondimento dell’educazione civica, che rimane la più concreta ed utile via per contenere un fenomeno che si ripete regolarmente su tutto il territorio nazionale.
Infatti, nell’opera di contrasto, i Vigili del fuoco hanno dovuto affrontare oltre alla rapidità di diffusione delle fiamme per l’estesa presenza della macchia mediterranea, anche quella rappresentata dalle discariche abusive, di tutti i tipi e dei rifiuti urbani dispersi nei luoghi meno accessibili.
Il problema ha radici profonde e sarebbe interessante trovare la giustificazione al secolare rifiuto di inserire nell’ordinamento scolastico discipline riguardanti il rapporto tra i cittadini e gli alberi, il bosco, il territorio, l’ambiente, che sono espressione del Paese in cui viviamo.
Dall’Unità d’Italia, molti hanno provato a creare “la coscienza forestale” degli italiani, ma da De Berenger, primo direttore dell’Amministrazione forestale italiana nel 1870, al Presidente del Consiglio Luzzatti che aveva costituito quale modello di gestione sostenibile e strumento educativo, l’Azienda di Stato per le foreste demaniali nel 1902, ad Arnaldo Mussolini fervente sostenitore della Festa dell’albero, non è rimasto altro che assistere alla soppressione del Reale Corpo delle Foreste nel 1929, poiché l’albero è simbolo di pace e si oppone all’educazione bellica, privilegio delle dittature.
3.
Nel secolo attuale, gli alberi, i viali, i parchi, sono stati attentamente considerati ed enfatizzati a livello progettuale, ma concretamente abbandonati, non appena il costo della manutenzione rappresenta un onere insopportabile per le risorse pubbliche.
Il sole è tramontato e la luna è tornata ad illuminare ciò che resta della Pineta di Castelfusano: gli alberi sussurrano che il servizio civile ambientale obbligatorio, forse, potrebbe contribuire alla prevenzione degli incendi nelle superfici boscate, che rappresentano il polmone verde per le future generazioni.
24 luglio 2017