Lettera da Mosul
La più grande e lunga battaglia urbana combattuta nel mondo, dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata intrapresa per sottrarre Mosul all’ISIS. La libertà è arrivata a un prezzo orribile: migliaia di civili uccisi nell’annosa operazione, i servizi di sicurezza iracheno e curdo hanno compiuto sacrifici enormi e intere zone della città sono state ridotte in macerie.
Quasi tutta la parte ovest della città – ultima roccaforte dell’ISIS – è ancora un cumulo di rovine a un anno dalla sconfitta del gruppo terroristico. È come se le armi avessero cessato il fuoco soltanto ieri.
L’ISIS ha condotto attacchi sui civili in numerosi paesi. Al suo culmine controllava più di un terzo del territorio iracheno e metà della Siria. Più di 70 nazioni si sono unite alla coalizione diplomatica e militare per combatterlo. E se abbiamo imparato qualcosa dagli ultimi dieci anni in Medio Oriente e Afghanistan, è che quando alla “vittoria” sul piano militare non segue un aiuto efficace per garantire stabilità, allora il ciclo di violenza non fa che continuare…