Le risorse alimentari e la fame nel mondo
La continua pressione di migranti alla ricerca del benessere in Europa (libertà dalle guerre, dalla fame, dai disagi, ma anche, possibilmente, del pensiero) mi dà l’occasione per fare il punto della situazione e presentare la filosofia degli interventi e le proposte operative auspicate per le realtà sociali ed economiche dei Paesi in Via di Sviluppo. Il problema è antico e si inquadra nel più ampio contesto delle disponibilità di risorse alimentari; se ne parla da secoli ma le soluzioni sono di là da venire. La disponibilità di alimenti è limitata da fattori ambientali, climatici e pedologici, ma anche da fattori politici, come le guerre e la gestione del potere, perché, come insegna la storia, coloro che lo hanno desiderano conservarlo con un popolo sottomesso soprattutto se lo si lascia nell’analfabetismo e nella fame.
Nei Paesi in Via di Sviluppo (ma anche nei Paesi Sviluppati) la causa primaria della fame non è dovuta all’incremento demografico od alla insufficiente produzione, ma nell’impossibilità per i più poveri di acquistare gli alimenti. Scrivevo nel 1985 “Ciò che preoccupa è il prezzo che dovrà essere pagato per raggiungere l’equilibrio, alla ricerca di rapporti di crescita demografica bilanciata tra diversi Paesi, di disponibilità alimentari sufficienti ed equamente ripartite, di risorse naturali rinnovabili o alternative, di sistemi e tecniche di industrializzazione capaci di migliorare il ciclo di produzione e di ridurre gli effetti inquinanti. Ed il prezzo potrà essere particolarmente elevato se non verrà posta ogni cura nella individuazione e nella applicazione di accorgimenti tecnici, economici e sociali atti a favorire il raggiungimento, nella forma più morbida possibile, di quel punto di equilibrio evitando scontri bruschi e cruenti tra i popoli”…