Le forti pressioni di abbandono nella dinamica del paesaggio rurale delle province di Brindisi e Lecce dal 1971 al 2001

Le forti pressioni di abbandono nella dinamica del paesaggio rurale delle province di Brindisi e Lecce dal 1971 al 2001

La struttura dell’agricoltura italiana ha subito dei notevoli cambiamenti evidenziati soprattutto dall’evoluzione storica del numero delle imprese agricole e la loro distribuzione per classi di ampiezza. Il dato più evidente dell’analisi intercensuaria, riferendosi alle rilevazioni ISTAT effettuate a cadenza decennale dal 1961 al 2010, è la considerevole riduzione nel numero delle aziende agricole e della superficie agricola utilizzata (SAU) (Spinelli e Fanfani 2012).

Questa è una tendenza che continua con regolarità da almeno 50 anni, prodotta dalla progressiva sostituzione di suolo agricolo a favore di altri usi produttivi o abitativi e dall’abbandono delle superfici marginali.

Tale andamento è riscontrabile anche per la struttura territoriale delle Province di Brindisi e Lecce. Infatti facendo riferimento ai Censimenti generali dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) per gli anni 1971, 1981, 1991 e 2001, possiamo osservare anche per tali province tale riduzione.

Il fattore che ha maggiormente influito sull’aumento delle aree antropizzate a discapito della superficie agricola può essere ricondotto principalmente al differenziale reddituale tra l’agricoltura e gli altri settori produttivi. Tali differenziali hanno influenzato la definizione degli obiettivi degli strumenti di pianificazione territoriale, orientando i decisori pubblici verso politiche che hanno favorito un’espansione delle aree antropizzate (Agostini 2014).

L’antropizzazione del territorio come causa della riduzione di SAU non è un fenomeno prettamente italiano, ma è diffuso in tutta Europa. Infatti, il land use substitution tra la superficie agricola e le aree urbanizzate, tra il 1990 e il 2000, ha riguardato il 6% della superficie totale europea e un ulteriore 3% dal 2000 al 2006.

In particolare, tale fenomeno si è verificato principalmente oltre che in Italia, in Spagna, Irlanda e Olanda (Jones et al. 2012). Il fattore terra è il fattore produttivo principale dell’agricoltura. Tuttavia il suo uso ha anche un’importanza fondamentale per quanto riguarda la sostenibilità ambientale di un territorio. È necessario quindi ottimizzare il rapporto tra superficie urbana e superficie agricola, mantenendo un giusto equilibrio (Setälä et al. 2014; Russo 2013), per garantire anche le funzioni ambientali dell’uso del suolo.

Di seguito propongo una mia rielaborazione dei dati del laboratorio di Ecologia del Paesaggio, DiSTeBA, dell’Università degli Studi del Salento

Struttura demografica e produttiva e Superficie Agricola Totale SAT e ripartizione colturale

Considerando la dinamica dell’impiego nei tre principali settori economici nel periodo 1971 – 2001, emerge chiaramente un riassetto dell’organizzazione produttiva che sottrae addetti in agricoltura verso il settore dei servizi con una stasi del settore industriale.

Il calo degli addetti del settore primario si associa ad una riduzione di circa un quarto della Superficie Agricola Totale SAT nelle province che passa da Ettari 390.091 nel 1971 a Ettari 287.551 nel 2001.

Variazione della Superficie Agricola Totale SAT

Anno 1971Anno 2001Differenza
Ettari390.091,00287.551,00102.540,00

Nei trent’anni considerati si registra una riorganizzazione delle terre produttive che privilegia il consolidamento degli oliveti e dei seminativi ed una sensibile riduzione della vite e dei prati foraggere.

Il paesaggio si dimostra fortemente determinato da una matrice agricola con un’incidenza comunale media della SAT che passa dal 87.62% del 1971 al 65.33% del 2001 anche se le variazioni non sono uniformi nei diversi comuni. In particolare per diversi comuni è evidente il fenomeno della “dispersione fondiaria” che si riscontra quando l’estensione della SAT è superiore alla superficie dell’unità amministrativa, indice di delocalizzazione dei terreni agricoli delle diverse aziende in comuni limitrofi.

Comparti agricoli (oliveto, vigneto, seminativo)

Comparto produttivo olivicolo

L’incidenza percentuale media sulla SAT del comparto produttivo olivicolo per comune passa dal 39.6% del 1971 al 52.26% del 2001. Tale aumento percentuale vede comunque una diminuzione in valore assoluto anche della superficie olivicola come si può evincere dal quadro sinottico che segue:

 SATOlivicoltura% sulla SAT
Anno 1971390.091,00154.476,0439,6%
Anno 2001287.551,00150.274,1552,2%
differenza4.201,88

Come è evidente vi è una diminuzione di ettari 4.201,88 pari a 2,8% in meno rispetto al 1971

Il comparto olivicolo ha avuto una lieve flessione ovvero del 2,8% rispetto a quella della SAT che si attesta a un meno 26% perché in quegli anni ha beneficiato direttamente del sostegno della Politica Agricola Comunitaria (PAC) mediante aiuti proporzionali alla quantità di olive prodotte che hanno portato ad adottare forme di agricoltura estensiva con l’impiego di diserbanti chimici con conseguente perdita della diversità floristica ma anche di quella faunistica.

Comparto produttivo dei seminativi

L’incidenza percentuale media sulla SAT per comune nel comparto produttivo dei seminativi mostra una riduzione passando dal 32.9% del 1971 al 30.5% del 2001

 SATSeminativi% sulla SAT
Anno 1971390.091,00128.339,9432,9
Anno 2001287.551,0087.703,0630,5
differenza 40.636,88 

Come è evidente vi è una diminuzione di ettari 40.636,88 pari a 31,7% in meno rispetto al 1971

Il comparto produttivo dei seminativi ha avuto una forte flessione ovvero del 31,7% maggiore a quella della SAT che si attesta a un meno 26% nonostante in quegli anni abbia beneficiato direttamente del sostegno della Politica Agricola Comunitaria (PAC) come nel caso dei cereali, del tabacco e di alcune coltivazioni come soia e girasole.

Comparto produttivo della vite

L’incidenza percentuale media sulla SAT per comune nel comparto produttivo della vite mostra una riduzione passando dal 14,2% del 1971 al 6,9% del 2001

 SATVigneti% sulla SAT
Anno 1971390.091,0055.392,9214,2
Anno 2001287.551,0019.841,026,9
differenza 35.551,90 

Come è evidente vi è una diminuzione di ettari 35.551,9 pari al 64 % in meno rispetto al 1971

Il comparto produttivo della vite ha avuto una forte flessione ovvero del 64% maggiore a quella della SAT che si attesta a un meno 26%.

I comuni che hanno conservato una forte vocazione viticola sono quelli dislocati nella parte meridionale della provincia di Brindisi, al confine con quella di Lecce ed a una zona centro occidentale sempre della provincia di Lecce dove la vite rimane relegata in un’area specializzata per via della presenza di terreni particolarmente idonei ad ospitarla.

Il drastico decremento è da imputare all’applicazione massiccia del meccanismo di set-aside proposto e sovvenzionato dalla Comunità Europea per ridurre i surplus produttivi, che fra la fine degli anni ottanta e la fine degli anni novanta, ha notevolmente ridimensionato il patrimonio vitato nazionale ed in particolare nel Salento favorendo la conversione dei terreni ad altro uso.

Comparto produttivo prati – pascoli

L’incidenza percentuale media sulla SAT per comune nel comparto produttivo prati pascoli mostra una riduzione passando dal 5,2% del 1971 al 1,6% del 2001

 SATPrati -pascoli% sulla SAT
Anno 1971390.091,0020.284,735,2
Anno 2001287.551,004.600,821,6
differenza 15.683,92 
    

Come è evidente vi è una diminuzione di ettari 15.683,92 pari al 77 % in meno rispetto al 1971

Il comparto produttivo dei seminativi ha avuto una forte flessione ovvero del 77 % maggiore a quella della SAT che si attesta a un meno 26%.

Dal punto di vista ecologico il comparto prati pascoli risulta strategico ai fini della conservazione di buona parte della diversità biologica sia floristica (ad esempio orchidee) che faunistica (ad esempio rapaci migratori) nel Salento.

La possibile causa di questo fenomeno è riconducibile all’effetto negativo della politica comunitaria che ha favorito la conversione in oliveto.

Conclusioni

I dati mostrano come la superficie agricola totale sia diminuita ed invece quella dellearee antropizzate è aumentata dal 1950 al 2001. Tale andamento è confermato anche per gli anni seguenti.

La consapevolezza di questa dinamica dell’abbandono del territorio pone il problema di due caratteristiche del settore primario ovvero quelle produttive dell’agricoltura e i grandi temi ambientali. Tutto ciò si evidenzia soprattutto nel Salento che sta vivendo la distruzione del comparto olivicolo ad opera della fitopatia Xylella fastidiosa Wells, Raju et al., 1986 e per questo è soggetto a forti pressioni di abbandono. Queste emergenze si ricollegano strettamente con le tematiche della gestione del territorio, l’uso delle risorse suolo e acqua in particolare e la salvaguardia del paesaggio.

È necessario ed urgente una decisione della nostra Comunità tesa a ricondurre a unitarietà lo svolgimento delle funzioni produttiva, sociale ed ambientale dell’Agricoltura del Salento.

Questo è il problema dei problemi che non può essere affrontato dalle aziende agricole che risultano inadeguate a rispondere alle esigenze della Comunità salentina del futuro. Ed è per questo che, più volte e in tutte le sedi in cui mi è stata data la possibilità, ho formulato la proposta che, ad occuparsi di tutto questo debba essere un Ente pubblico gestore del paesaggio che dovrebbe attuare tale progetto, stringendo un’alleanza con la Comunità dei cittadini per perseguire modelli virtuosi di produzione e di distribuzione, capaci di accorciare le distanze tra il cittadino stesso e la campagna che risulta essere il luogo, dove il consumo del cibo si fa “responsabile”.

Bibliografia

Censimenti generali dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) per gli anni 1971, 1981, 1991 e 2001

Dinamica storica del paesaggio agricolo nelle province di Brindisi e Lecce attraverso dati censuari Nicola Zaccarelli, Cecilia Del Giudice, Maria Rita Pasimeni, Irene Petrosillo, Giovanni Zurlini – Laboratorio di Ecologia del Paesaggio, DiSTeBA, Università degli Studi del Salento, Ecotekne, Prov.le Lecce-Monteroni, Lecce 73100, Italia

Redazione Fidaf

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