L’ANTICHISSIMO RAPPORTO FRA I PRIMATI E L’ETANOLO – Genetica, paleoclimatologia e un’indagine epidemiologica offrono nuovi spunti in aiuto alla riflessione su un argomento con grandi implicazioni socio-culturali e salutistiche
L’eredità culturale di Luca Cavalli Sforza
Luca Cavalli Sforza ci ha lasciato alcune settimane orsono alla veneranda età di 96 anni. Tale scomparsa ci priva di un grande scienziato, professore emerito di genetica a Stanford –California e che ha fatto ricerca attiva per oltre sessant’anni. Scientificamente formatosi all’Università di Pavia, nella scuola di genetica creata da Carlo Jucci e Adriano Buzzati-Traverso, ha iniziato da lì una rapida e brillante carriera scientifica che lo ha portato a collaborare e/o a tessere rapporti d’amicizia con grandi biologi e genetisti come John Haldane, Ronald Fisher, Salvador Luria, Max Delbruck, Francis Crick, Jim Watson, Sindney Brenner, Francois Jacob, Rita Levi-Montalcini, Joshua Lederberg e Arthur Kornberg.
La sua curiosità intellettuale l’ha spinto per decenni a collegare in modo originale alla genetica umana altre discipline come la linguistica, l’antropologia, la botanica, la storia dell’agricoltura, l’archeologia, la demografia, la paleontologia e la statistica. Il tutto al fine di dare una spiegazione all’identità genetica e culturale dell’umanità attuale. E’ grazie al filone di studi da lui inaugurato che oggi siamo in grado di spingere lo sguardo indietro nel passato dell’umanità di decine e centinaia di migliaia di anni…