L’antesignano della diversità alimentare
La morte di Corrado Barberis lascia un vuoto incolmabile nella cultura italiana. Nato a Bologna 90 anni fa, era professore emerito di Sociologia Rurale dell’Università di Roma La Sapienza, decano dei sociologi rurali italiani, insignito della medaglia d’oro dell’Acadèmie d’Agriculture de France. Fondatore con Giuseppe Medici e Manlio Rossi-Doria dell’Istituto nazionale di sociologia rurale, ne era il presidente honoris causa.
Barberis ha il merito di aver intravisto per primo il passaggio epocale da una ruralità di miseria a una ruralità di benessere e da una concezione del cibo come mezzo di sostentamento a un’idea del mangiare come fonte di divertimento. In una pubblicazione del 1976 (Insor, “L’avvenire delle campagne europee“, Angeli), il sociologo scrisse: “Se la concorrenza non è più stabilita con altri prodotti alimentari meno cari ma con fonti diverse di piacere, i prezzi delle derrate non pongono più un problema. I tartufi valgono ben un teatro e una bistecca chianina vale una serata danzante. […] Che senso ha far pagare allo stesso prezzo il chilo di filetto affastellato da una fabbrica di carne intensiva o lentamente tessuto, erba dopo erba, da un libero animale sul pascolo alpino?”.
Da quello studio pioneristico partì un filone di ricerche promosse dall’Insor e finanziate dal Ministero dell’Agricoltura sul rapporto tra gastronomia e società. Nel 1986 fu lo stesso Ministero dell’Agricoltura a recepire, tra i presupposti del nuovo piano agricolo nazionale, la teoria di una bipolarizzazione del consumo “attorno ai due aspetti: cibo-nutrizione e cibo-soddisfazione”. In preparazione del VII congresso mondiale di Sociologia rurale, l’Insor organizzò a Bologna, nei giorni 19 e 20 dicembre 1987, il convegno “Gastronomia e società” a cui parteciparono operatori sociali e studiosi. Successivamente, l’Insor pubblicò l’Atlante dei prodotti tipici italiani, frutto di un censimento meticoloso di formaggi, salumi, conserve e pane.
Il 1996 e il 1999 Laterza pubblicò una ponderosa opera di Barberis sulla storia delle campagne italiane in due volumi: “Da Roma antica al Settecento” e “Dall’Ottocento a oggi“. Filo conduttore dei due saggi era la ricerca dell’essenza contadina nella tradizionale cultura italiana alla luce delle problematiche odierne. Oltre i temi di storia rurale, si dava conto della vocazione industriale delle campagne italiane. Venivano ripresi gli studi sull’evoluzione delle aziende agricole part-time pubblicati già nel 1970 nel volume “Gli operai contadini”, che offriva per la prima volta in Italia una statistica sul fenomeno.
Infine, nel 2008 Mondadori ha pubblicato il “Dizionario enciclopedico dei formaggi“, curato da Barberis, e, tra il 2009 e il 2010, Donzelli ha editato due libri che condensavano decenni di studi e ricerche del sociologo e dell’Insor: “Ruritalia. La rivincita delle campagne” e “Mangitalia. La storia d’Italia servita a tavola“. È bene che i protagonisti della nuova ruralità, produttori, operatori economici, tecnici e cittadini, sappiano chi è stato l’antesignano della diversità alimentare.
Alfonso Pascale