L’Acqua fossile del Sahara. L’attuale uso in Egitto di Acqua piovuta 25.000 anni fa

Premessa

Il mio impatto con l’acqua fossile è avvenuto nel 2004, in occasione di una mia missione per la FAO in Egitto. Nel mese di Maggio di tale anno ho avuto l’incarico di fornire, per la parte agronomica, una consulenza tecnica al progetto riguardante “L’ Intensificazione e la Diversificazione dei Sistemi di Produzione Agricola della New Valley”, nel deserto egiziano.

La New Valley è una ampia area valliva, situata nell’area desertica, dal Nilo verso la Libia, dove, dai tempi dell’Egitto dei Faraoni, affiora dal sottosuolo l’acqua in tre oasi denominate El Kharga, El Dakhla e Farafra.  El Kharga dista 200 ed El Dakhla 380 Km dal Nilo all’altezza di Luxor, mentre Farafra dista  dal Nilo 280 Km più a Nord, all’altezza di Asyut; tutte sono situate  in un’area valliva da -100 a +100 m sul livello del mare, in cui non piove mai.

Queste oasi sono state abitate da millenni: in passato dai limiti posti dalla quantità molto limitata dell’ acqua allora affiorante, ma attualmente vi risiedono oltre 300.000 abitanti, in prevalenza agricoltori, che vivono esclusivamente con l’acqua pompata dal sottosuolo.

 Il Progetto

Il progetto prevedeva un supporto tecnico ai seguenti programmi:

Ottimizzazione dell’uso dell’acqua, coltivazione e selezione  delle colture vegetali idonee.

Commercializzazione dei prodotti alimentari.

Selezione e miglioramento genetico degli animali domestici.

Disponibilità di Esperti nazionali per l’assistenza tecnica.

Disponibilità di credito per gli Agricoltori.

Il progetto, arrivato alla seconda fase di realizzazione, prevedeva in particolare la sostituzione dell’irrigazione tradizionale, per scorrimento superficiale, con l’irrigazione a pioggia, con la sub-irrigazione e con l’irrigazione goccia a goccia, in quanto la disponibilità di acqua rappresenta il fattore limitante per lo sviluppo di tutte le coltivazioni alimentari e degli allevamenti locali.

Complessivamente sono state visitate 7 località di El Kharga e di El Dakhla in cui, con vari tipi di irrigazione, erano coltivati cereali (frumenti, orzo, mais) ortive (fave, pomodori, cipolle, peperoni, melanzane ecc.) oltre a girasole, cartamo ed erba medica: tutte specie con varietà tolleranti la salsedine e la forte intensità luminosa.

I terreni coltivati sono prevalentemente di antica origine sedimentaria, argillosi, molto profondi, in parte anche limitatamente salsi.

Le condizioni climatiche sono caratterizzate da assoluta assenza di piogge, con temperature medie da 23° a 40° C , con punte di 50° nel periodo estivo e di 7°- 23° C nel periodo invernale, con umidità relativa del 20% e del 40% in estate ed inverno, rispettivamente. L’evaporazione media varia da 20 mm/giorno in estate e di 8 mm/giorno in inverno.

La risorsa acqua

L’acqua utilizzata nella New Valley è oggi esclusivamente pompata dal sottosuolo.

Studi approfonditi condotti da teams di esperti egiziani, americani, francesi, iugoslavi, tedeschi e da missioni FAO hanno tutti concordato che l’origine dell’ attuale enorme bacino acqueo sotterraneo, profondo da 200 a 2.000 metri, che si estende nel Sahara egiziano e libico (complessivamente stimato pari a 50 miliardi di metri cubi, di cui 20 miliardi dislocati sotto la depressione della New Valley) deriva da piogge cadute nelle montagne del Chad durante il periodo finale dell’ultima glaciazione. Le acque sottostanti la New Valley  sono quindi prevalentemente acque piovute 25.000 anni fa, con un flusso delle acque dal Chad all’Egitto che hanno viaggiato, nelle rocce sabbiose della Nubia, alla velocità di circa 30 metri all’anno.

Attualmente, il problema principale non è la disponibilità di questa acqua fossile, del resto molto elevata, bensì dalla profondità di questi bacini sotterranei (di circa 400-650 m ad El Kharga e di 1.000 m ad El Dakhla) che necessita una elevata disponibilità di energia per la perforazione dei pozzi e per  il successivo continuo pompaggio.

Al momento attuale l’unica risorsa idrica è rappresentata dall’acqua fossile. Perciò vi è la necessità di una ottimizzazione del suo uso mediante tecniche più avanzate e meno dispersive, quali l’uso notturno dell’irrigazione a pioggia, la sub-irrigazione e l’uso dei  gocciolatoi, tutte tecniche che permettono anche la fertirrigazione.

Conclusioni

L’uso di queste tecniche, a parità di consumi, permette di aumentare la superficie irrigua e quindi anche le produzioni, espandendo la scarsa superficie utile del Paese.

Il risparmio può raggiungere valori di oltre il 30-40%, incrementando anche, nelle oasi, le risorse idriche utilizzabili per i servizi sociali.

Attualmente, l’Egitto sta anche sviluppando lo scavo di un grande canale che, utilizzando l’acqua del grande bacino del lago Nasser, ai confini con il Sudan, dovrebbe portare le acque del Nilo anche nella depressione della New Valley, creando una seconda grande area coltivabile,  più che mai necessaria per nutrire gli attuali abitanti (oltre 80 milioni!) e le generazioni future.

Baia a Caletta, Giuseppe Abbati
Baia a Caletta, Giuseppe Abbati

Redazione Fidaf

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