Infatti, in applicazione del ”Piano degli interventi per fronteggiare il rischio sanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa nella Regione Puglia” affidato per l’esecuzione al Commissario Delegato G. Silletti, Comandante del Corpo Forestale dello Stato in Puglia, entrambe le piante dovevano essere abbattute (lo dicono le X rosse sul tronco), ma come si vede e pur non facendo gran bella mostra di sé, esse sono ancora in piedi.
Le piante in questione, come si è accennato, sono relitti del primigenio focolaio di “disseccamento rapido”, comparso nei primi mesi del 2015 nelle campagne di Oria, la cui individuazione attivò una delle operazioni previste dal “Piano Silletti”, consistente nella eliminazione dei soggetti infetti e di quelli sani nel raggio di 100 metri. Una misura drastica, imposta dalla Comunità Europea e largamente impopolare, che innescò ricorsi ai TAR (Lecce e Lazio), poi ancora più in alto, alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo. Il definitivo blocco, e l’affossamento stesso del “Piano Silletti’, intervenne nel Dicembre del 2015 con il sequestro del sito decretato dalla Procura di Lecce.
Non poche testate giornalistiche, non solo regionali, hanno in questi giorni ricordato come quest’ultima l’iniziativa sia stata accolta con “grande sollievo” dal Presidente delle Regione Puglia che, plaudendo ad essa, si definì “parte offesa” e pronto a dichiararsi “parte civile” nel caso fossero andati a giudizio i 10 sventurati (ricercatori dell’Università, del CNR e dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, funzionari del Servizio Fitosanitario Centrale e Regionale ed il responsabile del Piano di cui si è detto) finiti nel mirino della di Procura di Lecce…