La Storia e l’Importanza del Miglioramento Genetico delle piante e delle Scienze Agrarie (1^ parte)
“Non c’è agricoltura senza genetica ed avere in mano i semi e le conoscenze necessarie per la selezione dei semi significa avere in mano le chiavi dell’agricoltura” ( Luigi Cattivelli, Direttore CREA Centro di Ricerca Genomica e Bioinformatica)
L’Homo sapiens, dalla sua comparsa sulla terra, circa 300.000 anni fa, ha iniziato una lotta per la sopravvivenza. Nel periodo neolitico, l’uomo abbandona gradualmente la vita nomade, caratterizzata dalla caccia e dalla raccolta di ciò che la natura offriva per la sua sussistenza, per diventare un soggetto stanziale. È questo il periodo in cui nascono i primi villaggi e l’uomo cerca nell’ambiente in cui vive le piante e gli animali che possono essere utili per il suo nutrimento. Il neolitico, databile circa 10.000 anni fa, rappresenta dunque un momento fondamentale nella crescita sociale dell’uomo.
Garantirsi la sicurezza alimentare durante tutte le stagioni diventa il principale obiettivo dell’uomo neolitico, una condizione che sarà fondamentale per lo sviluppo di tutte le civiltà. In questo periodo ha inizio l’allevamento dei vegetali, primi passi del miglioramento genetico.
Il nostro Neolitico ha avuto origine nella regione conosciuta come la Mezzaluna Fertile, che includeva i territori che vanno dalla Mesopotamia all’Egitto.
Frumento, Orzo, Avena, Farro erano i cereali più rappresentativi in quest’area. Da lì si diffusero in Italia ed in Europa attraverso le migrazioni delle popolazione che nei viaggi di trasferimento portavano con se i semi delle piante che sarebbero servite per la loro sussistenza.
Siccità, alluvioni, malattie fungine e insetti che attaccano le coltivazioni sono da sempre tra le principali cause di carestie.
La storia ci documenta come la fame abbia da sempre condizionato lo sviluppo delle popolazioni. Numerosi sono gli episodi che attestano questo fatto. Camuffo e Enzi (1991. Locust Invasions ) hanno individuato 13 carestie medioevali sviluppatesi in Europa a seguito di invasioni di cavallette e accadute negli anni 584, 591-592, 1222, 1232, 1339, 1347, 1354, 1355, 1356, 1357, 1364, 1365 e 1371.
Ricordiamo il racconto biblico delle “dieci piaghe d’ Egitto” nel V secolo a.C. in cui le locuste distrussero i raccolti di cereali; nel 125 a.C. le locuste nel nord-africa causarono la morte per fame e malattie di 800.000 persone (Zadoks, 2017) ; la grande carestia del 1315-1317 nel Nord Europa che, a causa delle difficili condizioni climatiche, aveva provocato la drastica diminuzione delle produzioni agricole causando la morte milioni di persone; la peronospora della patata, che devastò gran parte dei raccolti irlandesi, provocando la grande carestia nel periodo 1845-1849 che causò la morte di circa 1 milione di persone e all’emigrazione di almeno 2 milioni di cittadini irlandesi verso gli Stati Uniti d’America;
in Italia poi nel XIX ed inizi del XX secolo 20 milioni di italiani , a causa di guerre, conflitti sociali, precarie condizioni sanitarie, epidemie, pandemie e difficoltà climatiche, furono costretti ad emigrare soprattutto verso le Americhe.
Questi sono solo alcuni esempi per evidenziare l’importanza nel sostenere l’agricoltura e le scienze agronomiche per garantirci la sicurezza alimentare
La pratica agricola vede l’uomo affrontare quotidianamente una lotta con la natura che lo circonda e che tende a respingerlo per riconquistare i suoi spazi. Questo conflitto seguirà sempre la storia dell’agricoltura . Oggi gli agricoltori sono molto sensibilizzati al rispetto dell’ambiente . Le nuove tecniche agronomiche sono progettate tenendo conto dei principi di sostenibilità ambientale, che includono la riduzione dell’uso di fitofarmaci e fertilizzanti, il miglioramento dell’efficienza nell’uso delle risorse idriche, la promozione della biodiversità e la gestione responsabile dei terreni agricoli. Il prof. Luigi Giardini attualizza molto bene il termine agricoltura definendola come “scienza che studia le reciproche influenze fra ambiente e gli interventi dell’uomo per una corretta produzione vegetale.” Purtroppo, negli ultimi anni, la ricerca di una convivenza armoniosa tra agricoltura e natura si sta deteriorando. Questo è dovuto non solo ai cambiamenti climatici e all’inquinamento ambientale, al quale l’agricoltura contribuisce con il 7% delle emissioni totali (periodo 1990-2022), ma anche alla diffusa cementificazione dei territori agricoli e naturali, che sta provocando evidenti fenomeni di dissesto ambientale. In Italia, nel 2022, in 12 mesi abbiamo bruciato 4500 ettari di terreno agricolo.
Il miglioramento genetico vegetale da sempre ha avuto come obbiettivo primario l’incremento delle produzioni per soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita…