La rivoluzione della bioeconomia – Intervista a Mario Bonaccorso

Un viaggio nel mondo della bioeconomia attraverso una serie di interviste con i suoi principali protagonisti: le grandi aziende, i cluster, università e centri di ricerca, istituzioni politiche ed economiche. La rivoluzione della bioeconomia raccontata da chi la sta “facendo”, parliamone con Mario Bonaccorso. Perchè il giornalismo e l’editoria, espressione di idee e laboratorio del progresso, hanno sempre accompagnato ogni rivoluzione.

Facciamo un po’ di chiarezza: bioeconomia, economia circolare. Cosa si intende esattamente per ciascuna di esse?

La definizione di bioeconomia che dà l’Unione europea è di un’economia che impiega le risorse biologiche, provenienti dalla terra e dal mare, come input per la produzione energetica, industriale, alimentare e mangimistica. Un esempio è il sacchetto in bioplastica che troviamo oggi al supermercato, il quale deriva da materie prime rinnovabili. Ma anche molti intermedi chimici con applicazioni in campo farmaceutico, cosmetico o alimentare oggi derivano totalmente o in parte da materie prime rinnovabili. L’economia circolare, invece, è un’economia dove i prodotti – tutti i prodotti non solo quelli biobased — mantengono il loro valore aggiunto il più a lungo possibile e non ci sono rifiuti. Quando un prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le risorse restano all’interno del sistema economico, in modo da poter essere riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore.

John Bell, il direttore della Direzione Bioeconomia della Commissione europea, nell’intervista pubblicata nel libro, ha definito la bioeconomia “come il cuore biologico dell’economia circolare”. In questo senso io credo che i due concetti vadano integrati, in una logica di maggiore sostenibilità, in quello di bioeconomia circolare.

Il concetto di green economy è superato?

Direi proprio di no. Alla green economy va riconosciuto il merito di aver reso più sostenibile l’economia. Una funzione ancora oggi necessaria anche se non più sufficiente. La bioeconomia è una rivoluzione perché ci affranca dall’impiego delle fonti fossili. È un cambiamento di paradigma strutturale — non solo economico ma anche culturale — che coinvolge tutti: governi, imprese, cittadini. Il cambiamento climatico è reale, aumentano le patologie provocate dall’inquinamento. In un futuro non molto lontano la bioeconomia dovrà essere necessariamente l’economia tout court. Cito ancora una volta Bell: “Dopo la COP21 di Parigi, la strada verso la bioeconomia è irreversibile”…

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Redazione Fidaf

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