La ricerca biologica vegetale e l’agricoltura
In una recente INFO riportavo la presa di posizione dei biologi delle piante statunitensi circa la scarsità del numero di ricercatori assunti dai centri di ricerca (delle Università o di altre Istituzioni) per lo studio delle piante, rispetto all’effettiva necessità degli USA. L’articolo esortava energicamente i poteri pubblici a trovare rapide ed efficaci soluzioni, ritenendo, tra l’altro, che la sproporzione rilevata non fosse solo riscontrabile in Nord America, ma, sostanzialmente, in tutto il pianeta.
Messo in questi termini, il problema della ricerca in biologia vegetale sembrerebbe quindi di tipo quantitativo: abbiamo bisogno di più esperti nello studio delle piante coltivate. In quell’articolo nulla veniva detto circa il livello qualitativo della ricerca, eppure quest’ultimo aspetto non è certamente argomento secondario. E’ fuori di dubbio che la ricerca in biologia vegetale debba essere di buona qualità affinché i suoi risultati possano essere utilizzati proficuamente per il miglioramento della produzione agraria vegetale. Su questa tematica si è discusso a lungo ed è probabile che si discuta ancora nel futuro, perché c’è una difficoltà di fondo nella scelta dei parametri sui quali si basa il giudizio circa la qualità. Tanto per fare un esempio, la comunità scientifica nazionale si è data recentemente criteri rigorosi per la selezione degli idonei ai concorsi universitari, tutta basata su indici elaborati tenendo conto del numero delle pubblicazioni effettuate e delle citazioni ricevute, anche se non credo che il problema della qualità della ricerca sia stato risolto.
In tal senso giungono molto opportunamente alcune liste di “top ten” della letteratura specialistica biologico-vegetale, elaborate da Springer e BioMed Central. Con il nome di PlantStars, i due editori hanno identificato, all’interno delle loro numerose riviste dedicate alla scienza delle piante, gli articoli che più hanno interessato la comunità scientifica, raggruppandoli in tre diverse classifiche: 1) una prima che riporta gli articoli maggiormente discussi attraverso i Social Media; 2) una seconda che include, nel corso dei due anni 2012 e 2013, gli articoli maggiormente citati secondo lo Science Citation Index Expanded; 3) una terza, infine, che raggruppa gli articoli maggiormente scaricati dalle piattaforme dei due editori durante il corso dell’ultimo anno. Ciò che più colpisce in questi tre elenchi, ciascuno dei quali riporta alcune decine di “paper”, è che, in pratica non vi sono sovrapposizioni e quindi gli argomenti che più sono discussi nei Social Media sono del tutto diversi da quelli citati dallo Science Citation Index o da quelli che vengono maggiormente scaricati dalle piattaforme. Un ulteriore dato mi sembra di forte interesse per chi è coinvolto nelle problematiche delle coltivazioni: la grande maggioranza dei lavori citati concerne le piante coltivate. Pertanto emerge un quadro molto interessante e che esorta ad elevare la qualità dei lavori di ricerca sulle piante finalizzati all’agricoltura.
Plant Biology Research and Agriculture
The problem with plant biology research is not only quantitative, or rather that we need more experts to study cultivated plants. Even the qualitative level of research is surely not a secondary aspect. There is no doubt that plant biology research must be of high quality so that the results can be profitably used to improve plant agricultural production. This issue has been discussed at length and is likely to be further discussed in the future because of the basic difficulty in choosing the parameters on which to assess quality. In this regard, some “top ten” lists of the specialized plant-biology literature, drawn up by Springer and BioMed Central, come in handy. Under the name PlantStars, the two publishers have identified, in their numerous journals dedicated to the science of plants, those articles that have most interested the scientific community.