La Psilla del Siliquastro
Nel Medioevo, attorno alla figura di Giuda Iscariota, ritenuto l’amministratore, poco onesto, dei beni dei discepoli di Gesù, venne imbastita una poco edificante vicenda conclusasi, secondo la tradizione, con il suo suicidio per impiccagione al ramo di un Fico, o, secondo alcuni, della leguminosa arborea Cercis siliquastrum, indicata come “Albero di Giuda” per i numerosi baccelli, appiattiti e pendenti, che rimangono sulla pianta fino alla primavera seguente. Il piccolo albero deciduo, originario dell’Asia Minore, ha vistosi fiori rosa-violacei, che sbocciano dai rami più vecchi e anche dal tronco, prima dello sviluppo delle foglie, di colore verde chiaro, tonde, cuoriformi, o reniformi. Il tronco è spesso tortuoso e di colore scuro, con screpolature brune; i rami hanno la corteccia rossastra. Spontaneo nei boschi termofili del Bacino mediterraneo, il Siliquastro è coltivato a scopo ornamentale e, per la sua adattabilità alle difficili condizioni dell’ambiente urbano, è diffuso nei parchi e lungo le alberate cittadine. In tali ambienti la leguminosa costituisce una interessante risorsa apistica; i fiori, presenti dalla fine di marzo a metà maggio, vengono attivamente visitati dalle api mellifere, per il nettare e il polline, di colore grigio chiaro. Esaurita la fioritura, le api continuano a visitare le piante infestate da insetti fitomizi che producono abbondante melata.
A partire da aprile-maggio, la Psilla del Siliquastro, Cacopsylla pulchella, specie a gravitazione sud europea est-mediterranea, strettamente vincolata alla leguminosa, raggiunge elevate densità di popolazione sulle foglie e imbratta, con le bianche secrezioni cerose e l’abbondante melata, anche la vegetazione sottostante; nei casi di massicce infestazioni, la melata gocciola al suolo formando delle evidenti chiazze scure in corrispondenza della proiezione della chioma e procura qualche disagio ai passanti. In giugno-luglio gli adulti neo sfarfallati, abbandonano la pianta ospite e si portano, in volo, su varie piante ospiti di rifugio, anche molto distanti, sulle quali permangono, senza riprodursi, durante l’autunno e l’inverno…