La produzione globale di alimenti e le esigenze nutritive della popolazione umana
Un sistema globale di produzione di alimenti, che sia sostenibile sul piano ambientale e su quello della salute umana, deve rispettare alcuni fondamentali requisiti e cioè: 1) la produzione di alimenti per la popolazione di tutto il pianeta deve essere sufficiente, sia in termini quantitativi che qualitativi, e ottenuta con un impatto ambientale ridotto rispetto all’attuale; 2) la distribuzione degli alimenti deve essere efficiente al punto da consentire che ogni tipo di alimento – dotato di buon potere nutritivo – sia disponibile a chiunque, sempre nell’ambito del ridotto impatto ambientale; 3) conseguentemente le condizioni socio-economiche devono essere eque, così da consentire che tutti i consumatori possano accedere agli alimenti utili a formare la loro dieta salutare; 4) infine, i consumatori devono essere in grado di fare scelte informate e razionali.
Il raggiungimento dei quattro punti sopra esposti rappresenterebbe la condizione ideale, verso la quale si deve muovere il sistema globale di produzione alimentare; attualmente siamo ben lontani da questo obiettivo a seguito degli enormi ostacoli da parte non solo delle politiche economiche e socio-culturali, ma anche per le profonde diversità di ricchezza e di accesso al cibo. E’ anche opportuno ricordare che questa analisi ha riguardato solamente le principali colture di oggi e le loro utilizzazioni finali, tra le quali, soprattutto il prodotto destinato all’alimentazione.
Una considerazione particolare concerne l’alimentazione con carne e con prodotti lattiero-caseari. Soprattutto nei paesi più industrializzati, attualmente, si indirizzano all’allevamento animale ben 34% delle calorie provenienti da raccolti che potrebbero essere destinati direttamente all’alimentazione umana; ciò è altamente inefficiente perché riduce le calorie, le proteine, il ferro e lo zinco potenzialmente disponibili direttamente dalle coltivazioni. Altra ineluttabilità è rappresentata dalla necessità dell’incremento del commercio mondiale di prodotti alimentari, senza il quale, in vaste regioni del pianeta, ci sarà forte carenza di alimenti.
Siamo arrivati ad impiegare 16% della produzione globale di prodotti destinabili all’alimentazione umana, per usi non-food; la richiesta crescente di bio-carburanti potrebbe incidere ancora di più in futuro. La produzione globale di frutta e di ortaggi è inferiore a quanto si richiederebbe per offrire a tutti una sana dieta. D’altra parte, come già detto, si potrebbe anche sostenere che la produzione attuale sia sufficiente per una popolazione di 9.7 miliardi, prevista per il 2050, ma solo a seguito di profonde modifiche socio-economiche e radicali svolte nella dieta di vasti strati della popolazione planetaria.
Si sottolinea spesso, nel dibattito corrente, che basta aumentare la produzione e ridurre gli sprechi per avere cibo a sufficienza. Risulta però chiaro da questa analisi che il contenimento degli sprechi anche se accompagnato dalla riduzione degli eccessi nei consumi, in assenza di un aumento di produzione, avrebbe scarsa rilevanza rispetto alla destinazione della grande percentuale di prodotti vegetali per l’alimentazione animale. Infine, se un eventuale incremento produttivo fosse destinato alla produzione di bio-carburanti sarebbe privo di significato alimentare, ma anche se fosse destinato all’alimentazione animale perderebbe buona parte di quel significato.
In questi giorni si sono succedute altre pubblicazioni importanti su questo stesso argomento, ma senza che gli Autori delle medesime fossero a conoscenza del contributo di Berners-Lee et al. (2018) che abbiamo analizzato. Si tratta di: Krishna Bahadur KC et al., “When too much isn’t enough: Does current food production meet global nutritional needs” PLoSONE 13 (10), 2018, e di Springmann M. et al., “Options for keeping the food system within environmental limits” Nature 562: 519-523, 2018. Il primo di questi due contributi è stato pubblicato il 23 ottobre u.s. e il secondo è apparso online il 10 ottobre. Entrambi le due pubblicazioni sono state inviate alle rispettive riviste nel febbraio 2018 e quindi all’insaputa dell’importante “paper” del gruppo di Lancaster. Tuttavia queste ulteriori e approfondite analisi confermano, nella sostanza, quanto affermato da Berners-Lee et al.
Abbiamo di che riflettere per il nostro futuro, ma stranamente, l’opinione pubblica planetaria appare assai distratta e pensa che l’alimentazione di ciascuno di noi sia più dettata dalle proprie personali opinioni e dai propri gusti, ovviamente rispettabili, piuttosto che sempre più condizionata da dati inconfutabili.
La conseguenza dovrebbe essere che l’agricoltura non sia un “optional”, ma qualcosa di assai più serio.