La Dieta Mediterranea: modello di consumo sostenibile a ridotto impatto ambientale
La globalizzazione e i nuovi stili di vita stanno allontanando dalle tavole dei paesi mediterranei alimenti e piatti tipici che hanno garantito non solo un sano sviluppo, ma anche il rispetto dell’ambiente e dei mercati locali. Secondo la definizione adottata dalla FAO le proprietà di un modello alimentare sostenibile possono essere articolate in tre aree fondamentali:
- basso impatto ambientale: salvaguardia e protezione della biodiversità, salvaguardia e protezione degli ecosistemi;
- contributo alla sicurezza alimentare e nutrizionale: equità ed accessibilità sotto il profilo economico, salubrità, adeguatezza e sicurezza nutrizionale;
- contributo a una vita sana per le generazioni presenti e future: salvaguardia e protezione della salute, accettabilità sotto il profilo culturale.
Il concetto di “Dieta Mediterranea” si configura perfettamente come un sistema culturale sostenibile. In essa confluiscono vari aspetti ambientali, sociali, economici e culturali, caratterizzanti una serie di fattori quali produzione, nutrizione, biodiversità, stagionalità, tradizione, convivialità, valorizzazione del territorio. Fortemente interconnessi tra loro, essi determinano qualità e bassi impatti ambientali. Sono circa 6,8 miliardi di tonnellate le emissioni di CO2 dell’agricoltura e nel complesso rappresentano circa il 15% delle emissioni globali (di cui il 9% in Europa), ma secondo l’IPCC, l’organismo scientifico mondiale dedicato allo studio dei cambiamenti climatici, l’adozione di pratiche agronomiche sostenibili può ridurre le emissioni a 5,5-6 miliardi di tonnellate entro il 2030, di cui
- l’89% attribuibile al sequestro di carbonio nel suolo;
- il 9% attraverso il contenimento del metano nella zootecnia e nelle risaie;
- il 2% attraverso la riduzione delle emissioni di N2O (protossido di azoto) nei seminativi.