I risultati dello studio che ha visto lavorare insieme il Nucleo di ricerca sulla desertificazione dell’Università di Sassari insieme a Spagna, Algeria e Tunisia.
Desertificazione e siccità si possono combattere conservando le acque degli wadi negli acquiferi, ricaricati artificialmente. La tecnica è stata sviluppata grazie a Wadis-Mar(Water harvesting and Agricultural techniques in Dry lands: an Integrated and Sustainable model in Maghreb Regions), un progetto che negli ultimi quattro anni e mezzo ha visto lavorare insieme il Nucleo di ricerca sulla desertificazione (NRD, capofila) dell’Università di Sassari, la Universitat de Barcelona (UB), l’Observatoire du Sahara et du Sahel (OSS) di Tunisi, l’Institut des Régions Arides (IRA) di Médenine, in Tunisia, e l’Agence Nationale des Ressources Hydrauliques (ANRH) di Algeri.
Finanziato dall’Unione Europa, Wadis-Mar è stato portato avanti con l’obiettivo di arrivare a un modello integrato, sostenibile e partecipato di raccolta dell’acqua e della sua gestione in agricoltura nelle due regioni magrebine di Oued Biskra, in Algeria, e di Oum Zessar, in Tunisia, caratterizzate da scarsità della risorsa idrica, sovrasfruttamento delle acque sotterranee e un’elevata vulnerabilità ai rischi legati ai cambiamenti climatici…
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