"Essere Dott. Agronomo e forestale vuol dire non avere paura di sporcarsi le scarpe di fango" – Intervista di ConfProfessioni ad Andrea Sonnino, Presidente di FIDAF

"Essere Dott. Agronomo e forestale vuol dire non avere paura di sporcarsi le scarpe di fango" – Intervista di ConfProfessioni ad Andrea Sonnino, Presidente di FIDAF

Non si può dire che la professione abbia avuto un crollo di vocazioni. Il trend positivo dei laureati in Scienze Agrarie e Forestali è confermato anche dalle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare e agroindustria. È una moda del momento o è aumentata l’attenzione nei confronti dell’ambiente e del benessere alimentare?

Sicuramente c’è una maggiore attenzione alla produzione di alimenti e alle ripercussioni che questo ha sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. L’interesse nei confronti del benessere alimentare e dell’ambiente attrae molto i giovani, anche se non tutti proseguono con la libera professione. I percorsi scolastici, infatti, aprono a diversi sbocchi professionali.

Il percorso per diventare Dottore Agronomo e Dottore Forestale prevede una laurea triennale o magistrale conseguita presso la facoltà di Agraria e, dopo un tirocinio, un esame di abilitazione per iscriversi all’Albo dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali. Cosa consiglia ad un giovane che intraprende questi studi?

Oggi diversi corsi di laurea magistrale sono altamente o anche eccessivamente specialistici. Questo può creare dei problemi nell’esercizio della professione poiché si porta dietro delle lacune di conoscenze su funzioni che l’agronomo è chiamato a espletare, per esempio, alcuni corsi di laurea danno poco risalto alla materia dell’estimo che in realtà è fondamentale per esercitare questa professione. Il consiglio che mi sento di dare è quindi quello di avere una preparazione più completa possibile.

Spesso i giovani hanno difficoltà a scegliere tra Agrotecnico laureato, Agronomo junior o Perito Agrario laureato, in base a cosa deve effettuare la scelta e cosa comporta?

Sono scelte effettuate all’inizio del percorso scolastico. La preparazione più completa la offre la laurea e quindi il percorso universitario. Il percorso per diventare agrotecnico è un istituto professionale, mentre l’istituto tecnico permette di diventare periti agrari. Sia i periti agrari che coloro che hanno scelto l’agrotecnico, forti anche di una buona base pratica, possono accedere all’università e completare la loro formazione. 

Oltre alle conoscenze specifiche, quali competenze e skill sono richieste per ricoprire al meglio la professione dell’agronomo e del forestale?

Tanta passione. È una professione che si deve amare, che si può svolgere se non si ha paura di sporcarsi le scarpe di fango e di sottoporsi alle intemperie. La facoltà di agraria come è stata storicamente pensata (ovvero per preparare i laureati a gestire un’azienda agricola) dava una formazione molto larga e complessa e questo rimane uno degli aspetti essenziali. Saper fare delle connessioni e avere una visione generale permette di capire le interazioni tra tutte le componenti del sistema agroalimentare. Qualcuno ha definito l’agronomo come un organizzatore sistemico di conoscenze: deve saperne di chimica, fisica, genetica, legge, economia, finanza ecc..

La multidisciplinarità è una delle caratteristiche di questa professione. Il Dottore Agronomo ed il Dottore Forestale, infatti, possono offrire consulenze tecniche nell’ambito del processo agricolo, in quello zootecnico, del verde pubblico… Quali sono i settori a cui un giovane dovrebbe guardare maggiormente?

Oltre a questi ambiti c’è anche l’industria agroalimentare, la grande distribuzione, la gestione degli agroecosistemi, tutta la gestione delle foreste, la lotta al dissesto idrogeologico, ed altri. Tutti sono importanti per la transizione alla sostenibilità del sistema agroalimentare, il giovane quindi deve seguire, più che le mode, la propria inclinazione e il proprio interesse personale per potersi applicare nelle attività che possano generare il massimo della soddisfazione professionale.

Cosa vuol dire fare l’agronomo in un’epoca in cui la crisi alimentare è uno dei temi più trattati dai tg?

L’umanità si trova davanti alla più grande sfida mai affrontata, ovvero dare da mangiare a 10 miliardi di persone, con una alimentazione possibilmente sana e nutriente, ma senza consumare la base di risorse naturali (acqua, suolo, biodiversità, energia) su cui si fonda la produzione agricola. Sono l’agronomo ed il forestale la chiave per affrontare e vincere questa sfida grazie ad una intensificazione sostenibile della produzione agricola, dobbiamo imparare a produrre di più ma con meno risorse, meno suolo, meno acqua e meno energia, meno biodiversità.

A livello comunitario, si stima che più di 2 milioni di nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati grazie ad approcci innovativi alle attività agricole. Figure come quella del dottore agronomo e del dottore forestale saranno sempre più richieste. Ma per essere competitivi a livello globale serve conoscere le nuove tecnologie, le lingue e le strategie commerciali. Si può dire che la formazione sia la chiave per il successo?

Assolutamente sì. Le innovazioni tecnologiche stanno già cambiando il volto dell’agricoltura, con l’agricoltura di precisione, per esempio si utilizza ogni mezzo di produzione solo quando, dove e quanto serve. Un’altra grande innovazione è il rinnovamento varietale che consente di ottenere piante coltivate che si adattano ai cambiamenti climatici, utilizzando meno acqua e meno terreno. Produrre cibo che sia sano, buono, che non danneggi l’ambiente e che sia disponibile a un prezzo accessibile è il nostro obiettivo. Ecco che torna il concetto di multidisciplinarietà: bisogna produrre alimenti nutrienti, che facciano bene alla salute e che abbiano capacità funzionali, ma bisogna anche pensare all’ecologia, e avere capacità di capire se il processo produttivo è economicamente sostenibile. 

Agricoltura di precisione, agricoltura verticale, agricoltura 4.0. Le nuove tecnologie sono sempre più richieste per la vostra professione così come i nuovi modelli di produzione. Cosa sta facendo FIDAF per preparare i suoi iscritti all’evolversi della professione?

Come FIDAF abbiamo tre funzioni principali. La prima è discutere e analizzare la realtà del sistema agroindustriale e preparare proposte per il mondo politico e i decisori; la seconda è rappresentare la nostra categoria nella società e la terza è raccogliere informazione, gestirla e analizzarla per metterla a disposizione di tutti. Aiutiamo i nostri colleghi ad aggiornarsi continuamente attraverso una serie di iniziative, come i Venerdì Culturali, corsi di formazione e convegni. Favoriamo la collaborazione e la creazione di reti, non solo tra agronomi, ma anche tra più professionisti per offrire quella consulenza completa di cui le aziende agroalimentari e forestali hanno bisogno. 

Nel futuro, il Dottore agronomo ed il Dottore Forestale potrebbero trovarsi a lavorare con altri professionisti (ingegneri, informatici). Gli studi aggregati possono rappresentare delle opportunità per il futuro della professione?

Sicuramente sì, ma anche la rete di studi che permettono una maggiore flessibilità e la possibilità di rispondere ad ogni tipo di bisogno.

Quali sono le difficoltà o gli ostacoli che i giovani Dottori agronomi e Dottori Forestali potrebbero incontrare?

Se intendono esercitare la libera professione la prima difficoltà è superare l’esame di Stato. Poi c’è il problema dell’assenza di un sistema tariffario chiaro a cui fare riferimento, questo genera qualche confusione e ostacola i giovani che non sono ancora ben inseriti nel mondo del lavoro. Altro aspetto è il rapporto con la pubblica amministrazione che sempre più spesso si avvarrà dei professionisti e che necessita di una più chiara regolamentazione. Altro elemento da considerare è l’investimento iniziale richiesto.

Perché un giovane dovrebbe iscriversi alla FIDAF?

Perché è vero che gli agronomi e i forestali sono in aumento, ma sono meno numerosi di altre categorie professionali. Siamo ancora una categoria debole; per questo i giovani colleghi, come i più anziani, hanno bisogno di un organismo che li rappresenti con la amministrazione pubblica e nella società. Unendo la nostra voce nella FIDAF ed insieme agli altri organismi possiamo avere più forza e maggiore influenza. Solo facendo blocco comune possiamo ottenere dei risultati, come quello che stiamo ottenendo con le amministrazioni pubbliche di alcune regioni per promuovere l’assunzione di Laureati in Scienze Agrarie ed in Scienze Forestali.

Autore : ConfProfessioni, Ufficio Stampa

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