Bussola di agrisostenibilità

Bussola di agrisostenibilità

 

La valutazione dei risultati è un essenziale strumento gestionale di politiche, programmi, progetti e attività. La Giornata di Studio “Innovazione e conoscenza per l’agricoltura 2030”, che si è tenuta presso l’Accademia dei Georgofili a Firenze lo scorso 11 luglio, ha ribadito che la valutazione dei risultati diretti e indiretti deve essere affiancata e completata dalla valutazione dell’impatto dell’innovazione nei sistemi agroalimentari. Ma l’impatto ambientale, sociale ed economico può essere valutato solo se si hanno a disposizione indicatori adeguati, che permettano di effettuare confronti accurati tra la situazione iniziale (o baseline) e quella successiva all’effettuazione dell’intervento. La Commissione Europea ha adesso lanciato uno strumento interattivo per rispondere a questa esigenza e offrire informazione chiara e facilmente leggibile sulla sostenibilità dei sistemi agroalimentari: la Bussola di agrisostenibilità. Questo strumento raccoglie 20 indicatori per le tre dimensioni della sostenibilità dei sistemi agroalimentari: performance economica, sociale e ambientale e climatica.

I 6 indicatori di performance economica (settore azzurro dello schema) sono relativi alla competitività dell’agricoltura europea sul mercato internazionale, alla efficienza nel trasformare gli inputs in prodotti, al livello di reddito in confronto con i redditi degli altri settori, al valore aggiunto per lavoratore, alla dimensione ed al numero delle aziende e, infine, valore aggiunto creato dall’agricoltura e dagli altri attori dei sistemi agroalimentari.  L’adozione di questi indicatori sembra finalmente indicare come obiettivi la sicurezza degli approvvigionamenti e la crescita del reddito degli agricoltori, obiettivi che, pur se chiaramente sanciti dagli atti costitutivi dell’Unione Europea, non sempre sono tenuti nella dovuta considerazione dalle decisioni della Commissione.

Gli indicatori di performance sociale sono 5 e comprendono l’uso di antibiotici per animali domestici, la distribuzione per classe di età dei dirigenti di aziende agricole, la quota di aziende agricole gestite da donne, il livello di formazione dei dirigenti di aziende agricole e il tasso di povertà nelle aree rurali rispetto a quello dell’intero territorio. Questi indicatori sono importanti per valutare il livello di vita degli agricoltori, ma dovranno essere completati da altri indicatori più complessi, quali il benessere, la connettività, ecc.

Infine gli indicatori di performance ambientale e climatica, che sono 9. Il Farmland bird index, usato già da tempo, è affiancato dal grado di diversità delle colture a livello di azienda agricola, dal livello di intensità di coltivazione e dal collegato contenuto di nitrati nell’acqua di falda. Seguono il Pesticides Harmonized Risk Indicator 1, la quota di superficie agraria dedicata all’agricoltura biologica, le emissioni di ammoniaca dagli allevamenti zootecnici, le emissioni totali agricole di gas climalteranti e le emissioni per euro prodotto. L’adozione di alcuni di questi indicatori continua a incoraggiare l’estensificazione della produzione agricola, e sembra quindi volta a ridurre la pressione ambientale per ettaro coltivato, ma di ridurre al contempo la produttività per unità di superficie. Si intravvede quindi una contradizione tra indicatori ambientali ed indicatori economici. Inoltre, considerando che la domanda di alimenti dell’Unione Europea è difficilmente comprimibile in maniera significativa e che la superficie coltivata è altrettanto difficilmente espandibile – ma anzi in via di erosione -, la riduzione della produttività per ettaro porta alla necessità di aumentare l’importazione di derrate alimentari da Paesi terzi. In altre parole si rischia così di esportare le esternalità negative della produzione di alimenti. Le politiche dell’Unione dovrebbero al contrario perseguirne la diminuzione. Il Pianeta su cui viviamo è unico, non ha senso spostare lontano dal proprio cortile l’impatto ambientale delle attività agricole.  Esistono oggi rilevanti opportunità di intensificazione sostenibile dalla produzione agricola, che, se adottate su scala adeguata, permetterebbero di soddisfare la domanda interna di materie prime agricole diminuendo al contempo l’impatto sull’ambiente. Ne abbiamo già ampiamente discusso sulla nostra rivista AgriCulture. La Bussola di agrisostenibilità è quindi un necessario strumento di misurazione dell’impatto, ma appare viziata in alcuni suoi aspetti.

 

Autore : Andrea Sonnino – Presidente della FIDAF

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