IN PUGLIA / Intervista con i ragazzi di VàZapp

Coltivare è il verbo madre della Puglia, generato da una terra sempre fertile. E’ un verbo infinito che si estende e si plasma alla quotidianità, è un gesto di ogni giorno insito nell’animo sin da generazioni più antiche. Coltivare l’anima e coltivare la terra sono facce della stessa medaglia. L’abbandono di una è l’abbandono dell’altra che inevitabilmente cade in un baratro di aridità. L’agricoltura può ancora essere il presente e il futuro.

E’ proprio questo animo di “agricoltore” che “Vàzapp”, primo hub rurale della Puglia, cerca di risvegliare, di non far sbiadire nelle nuove generazioni. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Savino, Presidente della suddetta e dell’associazione Terra Promessa.

Come e perché nasce Vàzapp?

«VàZapp nasce dalla volontà di Don Michele De Paolis. Con lui iniziammo un percorso di giovani che si chiama “Mangia, prega, ama” per parlare con i giovani del senso della vita, delle relazioni, della solitudine, di tutto ciò che li circonda. Dopo questo percorso lui mi chiamò, incentrando l’attenzione soprattutto sul fatto della disoccupazione giovanile, chiedendomi di fondare un’associazione e chiamarla “Terra Promessa” perché la Puglia è fatta di Terra e dobbiamo partire da lì per creare qualcosa, per generare degli input lavorativi nelle nuove generazioni. Così nasce Vàzapp, un hub rurale che accoglie giovani nella campagna. Noi vogliamo riportare i giovani ad avere un contatto diretto con la terra.

In che modo lo state facendo?

Dobbiamo rinnovare il settore agricoltura, ci devono essere ricambi generazionli o non avremo più chi coltiverà terreni. Qui l’idea di creare una serra dove non si coltivino solo piante, ma anche relazioni. Una serra con scrivanie, cucina, spazio conferenze. Perché tutto questo? Perché si può crescere sul territorio se sai utilizzare scrivania – che simboleggia il sapere – e orto ossia il sapere fare. Vogliamo mettere in relazione queste due cose. Ci siamo poi inventati l’orto uovo. Ogni persona potrà allevare quattro galline in un pollaio costruito da se stesso con l’aiuto di un kit di montaggio. All’interno del pollaio verrà installato un software collegato ad un applicazione telefonica e quando la gallina farà l’uovo, l’applicazione lo segnalerà all’operatore. Vogliamo generare una nuova società di giovani che si incontra, che sviluppa nel campo agricolo. Io ho messo un ettaro di terreno a disposizione nel foggiano, adesso tocca alle istituzioni riconoscere il principio sociale di Vàzapp.»

Avete lanciato una petizione: “Salviamo gli agricoltori che coltivano il pomodoro nostrano”. Che succede?

Il male dell’agricoltura è la solitudine dell’agricoltore. Gli agricoltori oggigiorno sono l’anello più debole e non avendo una forza unitaria non possono ribellarsi al tipo di trattamento che ricevono. Ormai si piantano pomodori sui quali non si recuperano i costi che si sostengono per produrre. Come abbiamo detto le industrie conserviere del Sud Italia hanno portato il prezzo del pomodoro pelato da 0,10 cent a 0,08 cent al kg, decretando un effetto a pioggia che si riversa non solo sugli agricoltori e le loro famiglie, ma anche sulla mano d’opera e sullo sfruttamento ulteriore di tante povere persone. Più del 30 per cento delle aziende agricole è a rischio fallimento. Se le cose non cambiano il settore agricoltura muore.

Crede che la cultura dell’agricoltura e il praticarla stia scomparendo come pratica tra i giovani del sud?

«In parte. In un terreno dove non vedi niente se muovi un po’ la terra ti puoi accorgere che ci sono dei semi che stanno per spuntare. Ci sono giovani che hanno voglia di restare, di tornare nella propria terra. C’è qualcosa che si sta muovendo. Vogliamo dimostrare, come Va Zapp, che molti giovani vogliono vivere insieme, unire le forze per fare qualcosa di bello per il proprio territorio che ha un potenziale enorme. Quando pianti un seme non lo vedi, ma lui c’è. Molti giovani non si muovono perché non credono più in se stessi. L’ hub servirà anche a motivare i giovani, a credere in se stessi. Si può fare tantissima strada in questo territorio.

Orto a Castiglioncello, Odoardo Borrani
Orto a Castiglioncello, Odoardo Borrani

Redazione Fidaf

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