Impatto dei cambiamenti climatici sul suolo
L’Italia è posta al centro del bacino del Mediterraneo e allo stesso tempo della zona temperata dell’emisfero boreale. L’Italia è quindi per la sua stessa posizione geografica un ecotone molto sensibile ai cambiamenti climatici. La sua vegetazione e i suoi suoli riflettono regimi climatici molto variegati e contrastati. I terreni italiani, spesso ringiovaniti dall’azione erosiva dell’acqua piovana, hanno una potenziale forte correlazione geografica con il clima.
L’impatto delle forti precipitazioni sui terreni lavorati provoca l’immediata rottura degli aggregati superficiali, le cui particelle disperse formano una superficie sigillante. Più il suolo è degradato, più è spessa e compatta la crosta superficiale che si forma a seguito delle piogge e maggiore è la perdita di acqua per scorrimento superficiale. Oltre alla intensità di pioggia e alle caratteristiche del terreno, sono le pratiche agronomiche che modulano il bilancio idrico e quindi la partizione dell’acqua di drenaggio profondo e di ruscellamento. Le principali proprietà fisico-idrologiche del suolo che vengono modificate dalle agrotecniche sono spessore e alternanza di strati, struttura e porosità, conducibilità idraulica e scabrezza superficiale, con importanti ricadute ambientali. Ad esempio, i cambiamenti dell’uso del suolo e delle sistemazioni idrauliche agrarie che si si sono verificate durante gli anni ’70 e ’80 hanno causato il deterioramento dell’idrologia del suolo, con un aumento dei deflussi idrici, del rischio di inondazioni, un accorciamento del tempo di ritorno degli eventi meteorici che sono in grado di provocare effetti catastrofici…