Il progetto formativo “Approccio PEI AGRI e ruolo degli intermediari della innovazione”
Il progetto formativo nell’approccio del Partenariato Europeo per l’Innovazione in Agricoltura (PEI AGRI) con particolare riferimento alla figura dell’Innovation Broker (IB), è stato concepito inizialmente all’interno della FIDAF come espressione della volontà della Federazione dei dottori in scienze agrarie e forestali di partecipare attivamente all’iniziativa dell’Ue, finalizzata a favorire una cultura ed una pratica orientata all’innovazione in agricoltura.
Con Luigi Rossi ci siamo subito resi conto che il PEI AGRI, incardinato nell’ambito del PSR 2014-2020, ma con una valenza che però va ben oltre e con dei collegamenti importanti con alcune fondamentali componenti della politica europea come la strategia 2020 e Horizon 2020, rappresentasse un nuovo capitolo originale e di peso nell’ambito dell’intervento comunitario a favore del settore primario.
L’occasione per concretizzare le nostre idee si è presentata alla fine della primavera del 2016, quando si sono verificati due eventi:
E’ stato pubblicato il bando della Regione Lazio a valere sul Programma Operativo del Fondo Sociale Europeo 2014-2020 (FSE), relativo alla formazione continua, indirizzata a soggetti inseriti nel mondo del lavoro e, nel caso specifico, rivolto ai liberi professionisti con partita IVA;
- Sono stati avviati dei contatti con IRS Europa che sviluppa progetti nel campo della formazione, dell’impresa e della pubblica amministrazione, cui ha fatto seguito la volontà comune di partecipare al bando regionale, con un intervento formativo incentrato sull’approccio PEI AGRI e sulla figura dell’IB.
IRS Europa è un ente di formazione accreditato in Regione Lazio che ha ricoperto il ruolo di soggetto attuatore del progetto formativo, curando tutte la fasi che vanno dalla progettazione, fino alla organizzazione delle lezioni in aula.
Nel concreto, si è formata una partnership tra FIDAF, Ordine degli Agronomi ed Associazione Romanda dei Dottori Agrari e Forestali (ARDAF) da una parte e IRS Europa dall’altra, grazie alla quale è stato possibile portare avanti un intervento formativo originale, inedito (perlomeno a livello nazionale), non standardizzato nel senso che non avevamo punti di riferimento ed esperienze pregresse dalle quali partire.
Per tale ragione, abbiamo compiuto una scelta che credo fosse obbligata e cioè ci siamo rivolti alla Rete Rurale Nazionale (RRN) ed in particolare alla Dott.ssa Anna Vagnozzi per la parte di contenuti, impostazione e architettura dell’intervento formativo e siamo grati per la collaborazione, per la disponibilità che ci è stata accordata e per la qualificazione dei docenti segnalati.
Non è stato semplice realizzare il progetto che avevamo in mente. Abbiamo ingaggiato una specie di duello rusticano, con due variabili indipendenti:
Il dovere di conciliare la durata del corso ed il calendario delle lezioni con le esigenze di liberi professionisti in attività, peraltro in un momento cruciale delle fasi applicative del PSR regionale e con una domanda di consulenza e di assistenza da parte delle imprese per la preparazione dei progetti e la presentazione delle domande di finanziamento;
- La necessità di realizzare il corso in armonia con la tempistica della pubblicazione dei bandi regionali delle due azioni che danno corpo all’approccio PEI AGRI, le famigerate 16.1 e 16.2. A tale riguardo, avevamo un incubo condiviso con i colleghi di IRS Europa: quello di chiudere il corso e consegnare gli attestati troppo tardi e cioè con i bandi già pubblicati e la finestra per la presentazione delle domande chiusa. Sarebbe stato uno smacco e una intempestività che avrebbe intaccato l’efficacia del progetto di formazione.
Invece siamo qui oggi, a consuntivo, a registrare, con una certa soddisfazione, un livello di partecipazione forte alle lezioni e con 8 professionisti agricoli e forestali del Lazio (più un partecipante impegnato come uditore), pronti a dare il loro contributo per una proficua attivazione del PEI AGRI a livello regionale.
Non sono uno specialista di tale materia, ma mi sono esercitato abbastanza a studiare questa nuova componente dell’intervento pubblico in agricoltura da parte dell’Unione europea e ne ho tratto alcuni convincimenti che vorrei evidenziare:
- Il primo è la forte valenza politica che il tema dell’innovazione in agricoltura riveste nelle istituzioni europee ed – a cascata – in quelle nazionali e regionali, come credo emergerà nel corso del convegno di questa mattina. I 21 PSR italiani stanziano 320 milioni di euro per le sottomisure 16.1 e 16.2 (Fonte RRN) e si prevede di attivare finanziamenti per 620 Gruppi Operativi;
- Il secondo aspetto da sottolineare è che il PEI AGRI non sarà una meteora avvistata nel settennio di programmazione 2014-2020 e destinata ad essere accantonata come tante altre iniziative escogitate nell’ambito della politica europea. Il tema dell’innovazione in agricoltura è oggi uno degli snodi sui quali si impernia la riforma della PAC per il dopo 2020. La Commissione parla di “Modernizzazione e semplificazione” ed il minimo comune denominatore di tutti i documenti finora elaborati sono: resilienza, sostenibilità, ricambio generazionale, sviluppo e vitalità per le aree rurali e, per l’appunto, innovazione in agricoltura;
- La terza convinzione riguarda la figura dell’intermediario dell’innovazione che, per quanto ho potuto constatare, costituisce il fattore critico di successo per una sana e soddisfacente attivazione dell’approccio PEI AGRI.
Gli IB hanno una missione fondamentale da portare avanti. Il loro è un ruolo tipicamente multifunzionale:
- Sono degli intermediari tra le 2 fondamentali figure che si incrociano nell’ambito del G.O. e cioè schematicamente tra coloro che esprimono una domanda di innovazione per risolvere problemi e cogliere opportunità, vale a dire le imprese e genericamente gli operatori economici e coloro che offrono soluzioni innovative per rispondere alle esigenze del settore e cioè il mondo della ricerca, della sperimentazione e della divulgazione. Intermediari non significa solo favorire l’incontro tra i due mondi, ma implica un ruolo attivo, propositivo e finanche scomodo, perché governare progetti collettivi complessi, come sono quelli orientati all’innovazione, talvolta caratterizzati da vaghezza, incertezza ed astrattezza, richiede delle abilità variegate e sofisticate. Ad esempio, una delle più difficili sfide che si pongono agli IB è di cercare di evitare che i bandi PEI AGRI diventino l’occasione per un assalto ai forzieri dei fondi pubblici, senza apportare alcun valore aggiunto al settore che invece ne avrebbe molto bisogno;
- Gli intermediari per l’innovazione sono i conoscitori delle “tecnicalità” che consentono una coerente attuazione del PEI AGRI, dovendo curare aspetti importanti come, per esempio, il governo dei GO, i rapporti con l’Autorità di gestione del PSR per l’accesso ai finanziamenti, l’impostazione, attuazione e monitoraggio del programma dei progetti pilota e dello sviluppo di nuovi prodotti, pratiche e tecnologie.
- Inoltre – e mi fermo qui nella elencazione del ruolo multifunzionale espresso dagli IB – essi sono degli specialisti capaci di mettere in rete il singolo GO con il sistema PEI AGRI a livello regionale, nazionale ed europeo, perché – come diranno meglio di me gli altri relatori – il PEI AGRI si fonda sulle interconnessione e sulla condivisione delle conoscenze innovative.
Alcune Regioni tra le quali il Lazio hanno dimostrato di aver recepito la centralità del ruolo dell’IB. Come evidenzia un’analisi effettuata dalla RRN:
Sono 5 le Regioni italiane che nei loro PSR prevedono espressamente nei bandi la figura dell’intermediario per l’innovazione;
- Sono 3 le Regioni che contemplano la funzione dell’IB.
Concludo il mio intervento, rivolgendomi direttamente ai professionisti che hanno seguito il corso: siete il primo nucleo che si è formato nella Regione Lazio con specifiche e attestate competenze in materia di approccio PEI AGRI. Non perdetevi di vista.
Promuovete la costituzione di una rete di professionalità agricole e forestali nel Lazio, senza chiusure verso l’esterno, ma con l’ambizione di contribuire alla selezione, alla verifica della validità ed alla diffusione di innovazioni calibrate alle specifiche esigenze del sistema agricolo regionale.