Il più antico del mondo

A differenza di quanto afferma la vulgata comune il libro di cui vi parlo sostiene che il mestiere più antico del mondo sia quello dell’agricoltore e non possiamo che concordare con l’opinione dell’autore, agricoltore lui stesso, che ci guida in una serie di riflessioni personali su cosa è stata, nel recente passato, l’agricoltura del Centro Italia. Un percorso esperenziale intervallato da riflessioni  che ci aiutano a superare alcuni luoghi comuni ed  immagine stereotipate dell’agricoltura.

In un momento in cui il cibo è rappresentato come status, illustrato da chef stellati, parlato ed esibito in TV e raccontato in modo celebrativo e privo di solidi riferimenti alla realtà, se non che negli stereotipi di un ambientalismo di maniera, non si può non apprezzare chi non ne fa oggetto simbolico  ma racconta in modo diretto, semplice, talvolta cronachistico cosa vuol dire vivere la terra, gestire una impresa, far quadrare i conti, confrontarsi con il mercato, imparare il mestiere e fare scelte, anche dolorose.

Il cibo che arriva quotidiniamente sulla nostra tavola dopo percorsi talvolta lunghi e complessi ha dentro di sé la storia della fatica, dei rischi, delle difficolta che vive chi oggi fa impresa schiacciato tra i prezzi troppo bassi, il costo crescente dei mezzi necessari alla produzione, la burocrazia di carta e le regole, spesso cervellotiche.

L’autore non è nato agricoltore ma proprietario terriero, per lato materno, e ci racconta il suo rapporto con la terra e con coloro che sulla terra vivono e faticano. Un racconto in prima persona delle sue esperienze da bambino e di un amore per la terra che affonda le sue radici nell’infanzia ma si svela solo in età adulta dopo la vita cittadina, gli studi e la carriera di autore cinematografico. Un ritorno alla terra in età adulta ma privo di fronzoli, senza una idea bucolica di cosa sia la terra e di cosa significhi  produrre il cibo.

Nell’immaginario coltivare è alla portata di tutti ed è come un riappropriarsi delle proprie radici di valori e di una qualità della vita migliore scappando dalla citta. Quanti amici o conoscenti avete che si sono improvvisati o vogliono improvvisarsi agricoltori raccontando spesso esperienze e verità che vi hanno fatto sorridere.

Quanto sia difficoltoso fare il vero mestiere dell’agricoltore, gestire il terreno e seguire le esigenze della pianta se non si hanno solide basi esperenziali o studi approfonditi è ben noto a noi, addetti ai lavori.

E Leotti ci racconta, senza cercare di insegnare nulla, del suo personale percorso di apprendimento del lavoro dei campi, della complessità della gestione di una impresa agricola, dei magri bilanci economici senza trascurare però sorrisi e soddisfazioni ed anche qualche amara considerazione su coloro che parlano di agricoltura senza averla mai praticata.

Il libro, che attraversa gli anni 80  ed arriva sino al 2010, è anche una testimonianza sintetica dell’impatto dei regolamenti comunitari sulla vita degli agricoltori, uno spaccato economico e sociale visto dalle aree centrali della Toscana di una impresa medio grande, con limitata dotazione infrastrutturale e che con investimenti oculati ed i propri mezzi cerca di sopravvivere alla crisi dei prezzi.

Sono arrivato a questo libro per caso, ascoltando la radio un paio di anni fa, durante un mio breve viaggio in auto e ne sono rimasto incuriosito ma una serie di circostanze mi hanno portato  a comprarlo solo recentemente  in occasione del maggio dei libri, una manifestazione nazionale cui abbiamo aderito come Associazione Romana ed in occasione della quale abbiamo organizzato un evento di letture di libri legati all’agricoltura, non potevo fare scelta migliore!

Libro “Il mestiere piu antico del mondo” di Antonio Leotti, Fandango libri, 2011

by-the-stream-autumn-1885.jpg!Blog

Redazione Fidaf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *