Il Parco agricolo Sud Milano ha un futuro?
Sono tre i possibili scenari a cui il territorio a vocazione agricola a Sud di Milano andrà incontro nel medio lungo termine: la sostanziale fine del progetto Parco agricolo Sud Milano, la sua stentata prosecuzione ben al di sotto delle potenzialità di uno dei territori più fertili, oppure una svolta positiva che metta al centro l’agricoltura produttiva e la redditività del capitale terra. Considerazioni, queste, che devono accompagnare necessariamente la doverosa e approfondita riflessione, a quasi ventisei anni dalla sua costituzione, circa il futuro di uno dei parchi regionali più importanti d’Europa. Regione Lombardia costituì il Parco agricolo Sud Milano nel 1990. Fu un percorso articolato nato dal basso grazie alla spinta di associazioni e di comitati che sin dagli anni Sessanta lavorarono per istituzionalizzare quel terreno fertile che a Sud del capoluogo lombardo riuscì a preservarsi dall’impermeabilizzazione diffusa.
È un parco regionale che presenta caratteristiche uniche. La vocazione agricola si estende su un territorio molto vasto che arriva nel cuore dell’area metropolitana: 47 mila ettari e 61 comuni coinvolti. Le finalità del Parco sono riportate nella legge regionale 24 del 23 aprile 1990. “Le finalità del Parco agricolo Sud-Milano, in considerazione della prevalente vocazione agro-silvo-colturale del territorio a confine con la maggior area metropolitana della Lombardia, sono: a) la tutela e il recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna, nonché la connessione delle aree esterne con i sistemi di verde urbani; b) l’equilibrio ecologico dell’area metropolitana; c) la salvaguardia, la qualificazione e il potenziamento delle attività agro-silvo-colturali in coerenza con la destinazione dell’area; d) la fruizione colturale e ricreativa dell’ambiente da parte dei cittadini. Le attività agro-silvo-colturali sono assunte come elemento centrale e connettivo per l’attuazione delle finalità”…