Il mare dei cambiamenti climatici e il secchiello europeo
Pubblichiamo una nota introduttiva alla relazione “Il peculiare comportamento europeo nell’affrontare il cosiddetto riscaldamento globale e le emissioni di CO2” tenuta da Leonello Serva e Fabio Pistella alla “International Conference on Geoethics” lo scorso ottobre a Praga
Per il nostro pianeta i cambiamenti climatici non sono una novità. Ne abbiamo evidenza su scala geologica (non è difficile leggerle) e su scala storica (la Libia era il granaio della Roma imperiale, le carestie associate a mutamenti climatici punteggiano tragicamente la cosiddetta era cristiana). L’uomo se l’è cavata mutando le sue abitudini e avvalendosi della tecnologia che gli ha dato i mezzi per adattarsi alle nuove condizioni e per creare nuove risorse.
Negli ultimi decenni, paradossalmente proprio quando la tecnologia a disposizione è ben più possente, l’uomo ha subordinato la strategia dell’adattamento a quella della prevenzione. Aperto un dissidio prima scientifico poi ideologico su quali siano le cause, l’attenzione si è concentrata sull’emissione della CO2 in atmosfera e, da venticinque anni, è prevalsa la tesi che occorra ridurla per evitare il disastro. A molti sembrò che la svolta potesse avvenire col Protocollo di Kyoto (1997). Ma le emissioni di CO2 sono continuate a crescere (dai 21 miliardi di tonnellate del 1990 ai 32 miliardi del 2014) nonostante una serie di impegni roboanti ma per niente rispettati dei potenti della Terra…