IL FRAGNO (Quercus trojana Webb.) NEL QUADRO DELLA BIODIVERSITÀ DEL PARCO DELLA MURGIA MATERANA

IL FRAGNO (Quercus trojana Webb.) NEL QUADRO DELLA BIODIVERSITÀ DEL PARCO DELLA MURGIA MATERANA

L’approfondimento delle conoscenze sulle specie forestali e le azioni di salvaguardia dei popolamenti forestali relitti costituiscono, oggi più che mai, un aspetto di notevole rilevanza per una efficace gestione forestale ed, in generale, ai fini della conservazione della biodiversità. Questi temi hanno acquisito una crescente importanza nell’ambito della ricerca forestale applicata e nelle strategie generali di politica forestale che pongono in risalto la necessità dell’individuazione di nuovi patrimoni genetici, la verifica dell’esistenza di ecotipi per la loro salvaguardia e per una efficace e corretta diffusione. In Italia, a fronte di qualche studio su specie di maggior interesse le caratteristiche genetiche delle popolazioni forestali periferiche sono state poco indagate.

Nello specifico, la biodiversità forestale è influenzata in modo significativo dai cambiamenti climatici sia negli aspetti che riguardano la distribuzione delle specie, i loro processi di migrazione e la loro variabilità genetica, sia in quelli che riguardano la fisionomia e la struttura delle biocenosi forestali, con ricadute anche alle scale più complesse di ecosistema e paesaggio.

Molte ricerche convergono sul fatto che le modificazioni climatiche possano determinare un più rapido turnover delle specie arboree forestali, con una riduzione delle loro aree di stabilità, soprattutto negli ambienti mediterranei, dove si potrebbe verificare una contrazione delle specie arboree oggi presenti, con un aumento relativo delle specie più termofile e xerofile rispetto a quelle più esigenti di umidità. Impatti consistenti dei Cambiamenti Climatici sulla biodiversità delle biocenosi forestali italiane sono ipotizzabili soprattutto nelle zone mediterranee e negli ambienti di alta quota.

Proprio relativamente ai possibili impatti dei Cambiamenti Climatici sulla biodiversità delle biocenosi forestali italiane entro il 2100 si prefigura, per le formazioni forestali sopra-mediterranee sub-montane, una contrazione delle aree di stabilità delle latifoglie arboree più esigenti nelle zone di quota più bassa, con particolare riferimento a specie con modesta capacità di dispersione, come Quercus cerris. Evidenziando il rischio di ulteriore erosione per entità “orientali”, già relittuali, proprio quali il Fragno Quercus troiana, Quercus frainetto, Quercus aegilops, o differenziatesi nelle regioni meridionali come Q. gussonei. Come pure risulterebbero a rischio le popolazioni eterotopiche di bassa quota di Fagus sylvatica. In riferimento alle querce è interessante sottolineare che molte specie sono oggi a rischio di estinzione. Negli ultimi 200 anni grandi aree di boschi di querce sono state cancellate sugli altipiani del Messico, America centrale e a nord delle Ande, per far spazio a piantagioni di caffè e allevamento del bestiame, per non parlare del loro continuo sfruttamento per le risorse legnose, carbone e cambiamenti di uso del suolo[1].

 

Questo contributo nell’intento di fornire un quadro generale sulla biodiversità di un’area ecologicamente particolare e complessa come quella del Parco della Murgia Materana, che insiste nel territorio della città di Matera e di Montescaglioso, in Basilicata, prende in esame il Fragno (Quercus trojana Webb.) per la cui specie il sito costituisce la stazione più meridionale in Italia nonchè l’estremo limite occidentale del suo areale. Il baricentro distributivo del Fragno si pone, attualmente, nella porzione meridionale della Penisola Balcanica ed il popolamento del Parco riveste un particolare interesse geobotanico, naturalistico e per la biodiversità.

Il Fragno può senz’altro essere annoverato nella categoria delle specie rare, ossia fra quelle specie che, per la loro limitata diffusione naturale o per contrazione del loro areale di diffusione, sono poco diffuse in senso assoluto sul pianeta o presenti in determinati areali disgiunti dell’areale principale.

E’ noto che alcune regioni della penisola italiana, in particolare quelle meridionali e insulari, sono state aree rifugio (rifugi primari e rifugi secondari) per molte specie vegetali durante i periodi glaciali. Queste zone costituiscono un’importante serbatoio di diversità genetica che si è conservata nel tempo nonostante la forte pressione antropica esercitata dalle civiltà che si sono succedute nei secoli nel bacino del Mediterraneo. La presenza di Quercus trojana nelle Murge, ed ancor di più nel territorio lucano, assume quindi un’importanza paesaggistica ben superiore  rispetto al ristretto areale relitto occupato. I boschi di fragno rappresentano un fattore di netta discontinuità nel panorama generale dei querceti termofili italiani[2], normalmente caratterizzati da specie a ben più ampia distribuzione quali Quercus cerris, Q, pubescens, Q. virgiliana, Q. frainetto, Q. petraea.

Difatti, i boschi a Quercus trojana oltre a far parte della lista degli Habitat comunitari (Habitat 9250), rappresentano l’elemento paesaggistico più rilevante di una discreta porzione del territorio pugliese (quella delle Murge baresi e tarantine), e di una parte di quello lucano (Murgia materana). Come già evidenziato l’importanza dei boschi a Quercus trojana risiede nel fatto che proprio nelle Murge corre l’estremo limite occidentale dell’areale della specie, il cui baricentro distributivo si colloca attualmente nel settore meridionale della Penisola Balcanica.

Questo lavoro, inoltre, si innesta nell’ampio della complessa tematica riguardante le ricerche sulle querce caducifoglie italiane che necessitano, ancora oggi, di indagini approfondite dal punto di vista biometrico, soprattutto in riferimento alla specie oggetto di studio. In generale, la scarsità di dati disponibili si riflette sulle valutazioni sistematiche che rendono la classificazione del genere Quercus non sempre univoca. A ciò si aggiunge la capacità di ibridazione fra le varie specie ed il campo di variabilità dei caratteri che è un aspetto diffuso tra le querce mediterranee.

L’indagine svolta ha inteso dare un contributo alla caratterizzazione del Fragno con misurazioni morfometriche prendendo in considerazione alcuni tra i caratteri morfologici della pianta di maggiore utilità ai fini diagnostici; l’anatomia del legno, nonchè ecologici della specie. evidenziando nel contempo le “disfunzioni” strutturali, compositive, e soprattutto l’isolamento e la frammentazione di queste formazioni forestali relitte che confermano, chiaramente, quanto sia importante e difficile il riavvicinamento a modello più naturali con una maggiore diffusione ed equilibrio della specie forestale oggetto di indagine.

È doveroso investire per tutelare e migliorare questi habitat, valutandone l’importanza sotto molteplici aspetti: la loro valenza naturalistica, il ruolo nel territorio a livello ecologico e paesaggistico ed il loro valore economico nella prospettiva di una fruibilità sostenibile. Un compito, non certo impossibile, qualora si adottino appropriate metodologie gestionali e di intervento per conservare i boschi a Quercus trojana che rappresenta un elemento vegetazionale, oltre che di notevole significato ecologico, di alto valore emblematico nel contesto della biodiversità del Parco e dell’intera Regione.

 

[1] In Martina Vitelli 2017- Filogeografia, Biosistematica e Genetica del Paesaggio di alcune specie italiane del genere Quercus (s.s.d. AGR/05) Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.

 

[2] Blasi et al., 2004 – Syntaxonomical revision of Quercetalia pubescenti petreaae in the Italian peninsula. Fitosciologia, 41.

 

Redazione Fidaf

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